Abbiamo bisogno di uomini vivi che ci siano maestri, non di scatole di carne in conserva! Abbiamo bisogno di maestri che si trasformino, se vogliono trasformare anche noi.
Così recita per bocca di uno dei suoi personaggi lo scrittore tedesco Erich Kästner, classe 1899, in La classe volante (Das fliegende Klassenzimmer), storia di scuola in cui un gruppo di studenti mette in scena una rappresentazione della “vita scolastica dell’avvenire”, un’”utopia profetica” in cui le materie si toccano con mano (la geografia s’insegna volando nei luoghi trattati, da cui il titolo dell’opera).
Il romanzo è del 1933 e più che l’idealizzazione della scuola del futuro colpisce la viva rappresentazione del collegio come luogo di formazione trasversale alle classi sociali, permeato di rispetto fra docenti e discenti, cameratismo fra pari, mentre la famiglia resta sullo sfondo.
Che cosa accadrebbe oggi se una banda di studenti tecnici rubasse, per poi darlo alle fiamme, un pacco di compiti in classe del ginnasio e sequestrasse per alcune ore un compagno? Si chiamerebbero le forze dell’ordine e scatterebbero denunce. Ne La classe volante i rivali si sfidano a singolar tenzone per ristabilire l’ordine. Volano cazzotti, mai parole come bullismo. Sarà forse per questo che La classe volante resta attualmente fuori catalogo?
L’ultima edizione italiana risale al 1993; manca all’appello la riedizione per i tipi delle edizioni Piemme, che dal 2011 ad oggi hanno pur ridato alle stampe Emilio e i detective, La conferenza degli animali, La doppia Carlotta, Antonio e Virgoletta.