Il mio sambuco
china la testa
verso di me
e io gli dico:
“Fammi salire
bel principe
sul tuo cavallo”
Lui mi porta
nel suo castello verde
pieno di luce
e io rido felice
Marzia anni 8
da “Mario Lodi, Gli alberi”, catalogo della mostra omonima tenutasi nel 1999 presso il Centro Culturale Santa Maria della Pietà a Cremona.
La figura dell’albero è presente in molte culture, religioni, miti e leggende popolari.
L’Albero della Vita è stato posto da Dio nell’Eden insieme all’Albero del bene e del Male.
L’albero è un riparo sotto il quale pensare e dialogare per Socrate.
All’ombra di un mango meditava Buddha.
Fatta di quercia era la prua di Argo la rapida, la nave degli Argonauti.
Molti sono i personaggi trasformati in alberi nella mitologia greca.
La quercia è sacra per i Celti così come il rovere e il nocciolo, i frutti di quest’ultimo erano considerati il simbolo della saggezza per il loro guscio duro e tenace capace di resistere impassibile alle debolezze umane.
Il nocciolo è anche la pianta di cui Cenerentola chiede un rametto al padre. Rametto che lei pianterà sulla tomba della madre e che una volta divenuto albero offrirà riparo all’uccellino da cui riceverà ciò che le serve per recarsi al famoso ballo.
Dietro un albero di nocciolo si rifugiò la Madonna per sfuggire ad una serpe, infatti i rami di questo albero sono usati per scacciare le serpi.
Gli alberi sono Fratelli Saggi per i Nativi Americani e sull’albero sale lo sciamano per essere in contatto, attraverso le radici, con le profondità della terra e, attraverso i rami, con il cielo infinito.
Cristo è Sole e Albero.
Secondo la mitologia nordica al centro della terra c’è Yggdrasil, l’Albero che con i suoi rami sorregge la volta celeste e le cui radici affondano nelle profondità degli inferi.
Per ogni tipo d’albero c’è una storia o una leggenda legata a una religione, a una credenza o filosofia.
La figura dell’albero è una figura che si potrebbe definire archetipica, l’albero siamo noi e la sua sorte è legata a quella dell’uomo.
Una volta la terra ferma era ricoperta di alberi, foreste e boschi. Il bosco rappresentava un luogo avvolto nel mistero ed era fonte di vita e di morte. L’albero è fortemente presente nella vita dell’uomo, forse è per questo che nei libri per bambini e ragazzi torna prepotentemente. E’ presente con ruolo di metafora o come simbolo. E’ luogo di rifugio. Ha il valore iniziatico di passaggio. E’ luogo su cui arrampicarsi per vedere oltre. E’ amico e nemico.
Uno dei libri che più rappresenta il valore dell’albero nella vita dell’uomo è, a mio parere, Storia di un albero di Emile Vast. Un albo che ha un particolare formato rettangolare, lungo e stretto dove l’artista usando solo tre colori – nero, ocra, bianco – e pochissime parole ci racconta il valore dell’albero.
Intorno ad esso, l’uomo, che non compare mai ma di cui percepiamo la presenza – nella scala, nella carriola, nel rastrello, nella bicicletta – e gli altri animali nascono, vivono. L’albero offre riparo e nutrimento, è punto di incontro. Mai come in questo libro l’albero è descritto nella sua funzione primaria, che è quella di dispensare vita.
L’albero è quel pezzo di natura intorno al quale, sul quale e attraverso il quale, la vita si snoda.
Forse è per questo che Jean Giono affida al piantare gli alberi un valore salvifico e di riconciliazione con la natura in uno dei periodi più tristi della storia europea, nel suo L’uomo che piantava gli alberi.
L’albero è compagno di giochi e poi riparo, per la bambina protagonista di Oltre l’albero di Mandana Sadat.
Una bimba gioca felice in un bosco. Nel bosco c’è una casa dalle finestre illuminate. La bambina è incuriosita. Guarda dentro e vede un volto di vecchia, ne è spaventata – sul perché ognuno può fare le sue considerazioni. I bambini a cui ho mostrato il libro, che è un silent book, hanno tratto le loro conclusioni – scappa e si rifugia dietro un albero sperando di non essere vista.
La vecchia si siede allora dall’altra parte dell’albero e inizia a narrare. La pianta che era separazione e rifugio diventa mediatrice, tanto che la bambina esce dal suo nascondiglio incuriosita dalle parole della vecchia. Noi non vediamo mai l’albero nella sua interezza né il bosco, entrambi rappresentati in maniera essenziale eppure fortemente presenti.
In Oltre l’albero troviamo il bosco con il suo carico di simbologie: bosco e alberi come gioco e luogo di piacere, ma anche come luogo in cui si annidano pericoli. L’albero può essere rifugio, ma dietro vi si possono anche nascondere dei mostri.
Gli alberi sono tremendi nemici ne La notte degli alberi di Roger Norman.
Alan si è appena trasferito nella mansarda. Ora ha una stanza tutta per sé e non deve più dividere lo spazio con la sorellina e tutti i suoi peluches.
Dormirà da solo nella mansarda! Non sa che sta per vivere una delle più straordinarie avventure che un umano abbia mai vissuto!
Alan, come d’altro canto gli altri umani, non sa che quella che sta per affrontare è la Notte degli Alberi, ovvero la notte in cui gli umani dormono un sonno stregato e gli alberi se ne vanno in giro liberamente fino all’alba. Ma perché se ne vanno in giro? Perché si riuniscono per quella che chiamano la Prima Ora?
Sarà un grande viaggio quello di Alan, rapito da Messer Frassino e costretto nel suo tronco, non più libero nemmeno di pensare, Frassino gli legge nel pensiero, dovrà imparare di essere un Vivente tra i Viventi. Gli alberi criticheranno la sua eccessiva velocità, loro sono lentissimi, ma anche la caducità dell’Uomo, la sua arroganza nel credersi animale superiore.
Alan, nella tremenda Notte degli Alberi si scontra e si incontra con vari esponenti del mondo vegetale: la quercia puntigliosa e saccente, il tasso ingannatore, l’ontano che non si cura degli altri alberi ma lo aiuta, la betulla dispettosa.
In questo romanzo la natura si rivela perfida e vendicativa, ma con un profondo senso del giusto. Gli alberi possono essere crudeli e pericolosi, ma anche amichevoli e protettivi. Come è la Natura.
Forse per questo è il luogo prediletto nel quale rifugiarsi. L’albero, come ci racconta Antonio Faeti nel suo saggio su Stephen King, è luogo sul quale costruire case nelle quali fare cose proibite, raccontare e raccontarsi. La casa sull’albero è fuga dal mondo degli adulti civilizzati portatori di una cultura “altra” da cui ci si vuole distanziare. Salire sull’albero è un atto di protesta. Sale sull’albero il militante ecologista per impedirne il taglio, come il calviniano Cosimo Piovasco di Rondò ci sale per sfuggire alle volontà paterne e prendere le distanze.
Sale sull’albero Mina ne La storia di Mina di Almond, per riflettere, sognare, scrivere e disegnare. L’albero è per Mina luogo di osservazione del mondo che la circonda – i nuovi vicini – e della vita degli uccelli che per lei rappresentano una sorta di magia evoluzionistica e il simbolo di come la natura nella sua perfezione sia riuscita nel volo.
Mi piace il mio albero. Sarà un paio d’anni che vengo quassù. Mi arrampico fino a un ramo un po’ più in alto della mia testa e mi ci metto a cavalcioni con la schiena appoggiata al tronco… Qualche volta sto seduta qui per ore, a disegnare o a leggere o solo a pensare, guardare, ascoltare e divagare.
L’albero per Mina è casa. Vi si arrampica senza problemi. E’ un pensatoio, un luogo di riflessione.
È una scuola e da lì, guarda quel mondo che la considera strana.
E’ il luogo dove progetta le sue attività straordinarie, ovvero tutta una serie di attività che potrebbero sembrare senza senso, ma che in realtà portano a vivere la vita con pienezza e a sentirla, tra queste
Andate a dormire. Dormite volando. Volate dormendo.
Salgono sull’albero Aglaia e l’adulta Bianca ne La casa sull’albero di Bianca Pitzorno e vi si stabiliscono. La fantasia galoppante della Pitzorno ci racconta un albero surreale e dai mille innesti tanto che è possibile mangiare qualsiasi frutto. Un serraglio di animali e umani si stabiliscono sull’albero delle due amiche.
Perché salire sull’albero vuol dire uscire dal mondo delle regole adulte e allora tutto può succedere anche che una gatta impari a suonare il flauto, una cagna voli e cinguetti e dei neonati si esprimano in poesia
L’albero è luogo di gioco e di sogni su cui costruire una casa, per i protagonisti di L’estate delle cicale di Janna Carioli.
La casa è progettata con cura, costruita e arredata. Diventa luogo di sogni e di viaggi immaginari, perché da una casa sull’albero il lago può diventare il mare e i suoi abitati dei pirati o dei naufraghi.
Poi, un giorno tutto finisce a causa di un litigio. Gli animali che dell’albero sono i padroni si riappropriano dello spazio fino al giorno in cui, anni dopo, due ragazzini, spingendosi sui rami più alti la scoprono, si incontrano e la casa torna ad essere una nave pirata.
Nelle splendide illustrazioni di Sonia MariaLuce Possentini, non vediamo né la casa né l’albero, ci siamo dentro.
Ancora un albero, curato, amato, abbracciato e scalato è al centro del bellissimo romanzo di Angela Nanetti Mio nonno era un ciliegio.
La voce narrante è quella di un ragazzino, Tonino, che racconta la sua vita attraverso il rapporto con il nonno Ottaviano che vive in campagna e che ha piantato un ciliegio in occasione della nascita della sua prima ed unica figlia, la madre del Tonino.
Il ciliegio, che è stato chiamato Felice, cresce con la bambina e diviene compagno di giochi sul quale arrampicarsi. Apprendiamo tutto ciò grazie al racconto del protagonista che ci descrive vecchie foto.
Tonino inizialmente è troppo piccolo per salire sull’albero, allora il nonno si toglie le scarpe, si mette il nipote sulle spalle e si arrampica.
Il rapporto tra il nonno e il ragazzo è fortemente legato al ciliegio. Quando il nonno non può arrampicarsi, il bambino si dondola sull’altalena e lo guarda lavorare nell’orto. Sarà il nonno ad insegnare al ragazzo ad ascoltare il respiro degli alberi.
Il ciliegio diviene il simbolo di un passaggio di testimone dal nonno a Tonino e da quest’ultimo alla sorellina Corinna, nata quando Ottaviano è gravemente malato e dopo una crisi famigliare, quasi a simboleggiare una rinascita
I miei amici mi hanno chiesto tante volte di salire, ma io ho detto sempre di no. Porterò solo Corinna sul ciliegio quando sarà più grande, e a lei insegnerò tutto quello che il nonno ha insegnato a me.
In questo splendido romanzo l’albero è memoria, riparo, fonte di cibo e luogo di giochi. È anche qualcosa da proteggere. Uno dei momenti che più mi ha commosso leggendolo è quando il vecchio Ottaviano, durante una gelata tardiva, accende sotto l’albero dei fuochi per tenere in caldo le gemme. La natura va protetta, perché siamo noi.
BIBLIOGRAFIA
La casa sull’albero, Antonio Faeti, Einaudi Ragazzi 1999
Gli alberi, Mario Lodi, catalogo della mostra omonima tenutasi nel 1999 presso il Centro Culturale Santa Maria della Pietà a Cremona
Oltre l’albero, Mandana Sadat, Artebambini 2004
L’estate delle cicale, Janna Carioli, Illustrazioni di Sonia MariaLuce Possentini Bacchilega Junior 2016
Storia di un albero, Emilie Vast, Gallucci 2012
Il bambino che sognava l’infinito, Jean Giono, traduzione di Leopoldo Carra, illustrazioni di Spider, edizioni Salani 2000
L’uomo che piantava gli alberi, Jean Giono, traduzione di Luigi Spagnol, illustrazioni di Simona Mulazzani, edizioni Salani 1996
La storia di Mina, David Almond, traduzione a cura degli studenti della Scuola di Specializzazione in Traduzione Editoriale TuttoEuropa, Torino – corso 2009-2010 lingua inglese, Salani 2011
La notte degli alberi, Roger Norman, traduzione di Beatrice Visconti, Illustrazioni di Franco Matticchio, edizioni Mondadori Junior 2001
La casa sull’albero, Bianca Pitzorno, illustrazioni di Quentin Blake, edizioni Mondadori Junior 1994
Mio nonno era un ciliegio, Angela Nanetti, illustrazioni Anna & Elena Balbusso, Edizioni Einaudi Ragazzi, Storie e Rime Oro 2013