Il Bianco e Il Nero

Nero come una silhouette

Written by Virginia Stefanini

Può una semplice forma nera priva di dettagli che si staglia su uno sfondo chiaro, bianco o colorato, trasportare immediatamente chi la guarda in un mondo permeato di magia e mistero? Le immagini in silhouette nascondono ai nostri occhi le texture delle superfici, i volumi dei corpi, le espressioni dei volti, ma sono ugualmente immagini riccamente stratificate ed evocative.

Fra ombre e ritagli

Con la parola silhouette si è soliti indicare una figura ritratta di profilo, il suo contorno in controluce, in netto contrasto con l’ambiente circostante, o un’ombra.

Nei libri per ragazzi di oggi si ricorre alla composizione di silhouette, a partire dalla veste grafica, prima ancora che nell’illustrazione vera e propria, quando si vogliono evocare atmosfere d’altri tempi, legate ad un immaginario pastorale e romantico da un lato oppure fiabesco e gotico dall’altro: sono un esempio del primo tipo le copertine dei romanzi Miss Charity, L’evoluzione di Calpurnia, Ho un castello nel cuore, mentre nel secondo caso quella di In una notte buia e spaventosa (in originale A Tale Dark and Grimm) e Il figlio del cimitero.

Copertine con silhouette

Esempi di copertine con silhouette

 

La fortuna di tale stile figurativo è un fenomeno che sboccia in Europa nel diciottesimo secolo e si consolida nel successivo, e non è quindi un caso che questa inconfondibile tipologia di immagini sia divenuta emblema della sua epoca d’origine.

Come ben racconta il libro di Pierre Jouvanceau Il cinema di silhouette, il termine silhouette deriva direttamente dal cognome del ministro delle finanze di Luigi XV, Étienne de Silhouette, che si dilettava nel ritrarre amici e parenti ricalcando il profilo tracciato dalla loro ombra sul muro, per poi riempirlo di nero. Divenuto tristemente famoso per rincari delle tasse alla popolazione francese a metà del Settecento, il finanziere divenne oggetto di varie prese in giro. La più duratura riguardò il suo hobby artistico e la moda che ne scaturì, ossia quella di disegnare contorni di volti e poi ritagliarli, considerata assai più “economica” e di minor valore del ritratto dal vero. Ben presto la connotazione peggiorativa del nome “Silhouette” scomparve, via via che nell’Europa continentale divennero sempre più polari le teorie di Johann Kaspar Lavater, studioso svizzero di fisiognomica dedito all’analisi dei profili e i ritagli di artisti come Luise Duttenhofer, amica di Goethe, e Adele Schopenhauer, sorella del celebre filosofo.

Dal teatro al cinema

Nello stesso periodo le cosiddette figure in silhouette divennero familiari agli occhi del pubblico non solo attraverso le arti figurative, ma anche come protagoniste del teatro d’ombre. Giunta in Europa dalla Cina, questa suggestiva forma di spettacolo ha sottratto alle sagome lo statuto di semplici ritratti leziosi e decorazioni, regalando loro il fascino misterioso di apparizioni in controluce e la capacità di raccontare storie. Sul finire dell’Ottocento il culmine della popolarità fu raggiunta dagli spettacoli di Henri Rivière allo Chat Noir di Parigi, che utilizzavano sofisticate tecniche di animazione di silhouette ritagliate, effetti prospettici e giochi di luce tali da richiedere la presenza di una dozzina di macchinisti dietro le quinte.

Con l’inizio del XX secolo, il trasferimento delle ombre dalla scena al cinema, sia d’animazione che dal vero, fu un passaggio naturale, dal momento che entrambe forme di spettacolo si basavano sullo stesso principio: un’immagine bidimensionale proiettata su di uno schermo. Nacquero così i primissimi film animati con silhouette e, un decennio dopo, le opere visionarie di artisti come Lotte Reiniger, che esordì come animatrice nel 1919 e ben presto cominciò a realizzare cortometraggi ispirati ai classici della tradizione favolistica, come Aschenputtel (Cenerentola) dai fratelli Grimm del 1922 (cliccate qui per vedere l’intero filmato). Ad essi fecero seguito numerosi lavori, fra i quali il film unanimemente ritenuto il suo capolavoro, Il principe Achmed, la versione animata del romanzo per bambini di Hugh Lofting Il Dottor Dolittle e una nuova serie di fiabe negli anni Cinquanta.

6-reiniger-hansel-e-gretele

Fotogramma di Hansel & Gretel, di Lotte Reiniger, Germania, 1955 (visibile integralmente a questo link)

 

A ispirare Reiniger, fin da giovane dedita all’arte del ritaglio, furono due libri illustrati dal celebre artista art nouveau Arthur Rackham. Con Cinderella del 1919 e Sleeping Beauty del 1920 (cliccate qui per sfogliare una versione digitalizzata del volume originale), Rackham sperimentò una partitura visiva basata su forme essenziali – dove il suo stile pittorico abituale tendeva invece alla ridondanza – e sul contrasto fra bianco e nero, con pochi cenni di colore. Gli scenari sono arricchiti da delicate modanature ornamentali.

Illustrazione da Sleeping beauty di Arthur Rackham

Sleeping beauty, testo Charles S. Evans, illustrazioni Arthur Rackham, William Heinemann, 1920, Londra

 

Illustrazione da Cinderella di Arthur Rackham

Cinderella, testo Charles S. Evans, illustrazioni Arthur Rackham, William Heinemann, 1919, Londra

 

Grazie all’intreccio fra la popolarità di Rackham e la fortuna del cinema di Reiniger in tutta Europa, dagli anni Venti del Novecento in avanti si è consolidato il rapporto fra l’immaginario letterario infantile, specie quello fiabesco e favolistico, e una tecnica figurativa nato in tutt’altro ambito.

Sul grande schermo, l’idillio fra fiaba e silhouette è coronato dal celebre film animato Principi e Principesse di Michel Ocelot del 2000, omaggio al cinema di Lotte Reiniger, reinventato con creatività e ironia. Il geniale lungometraggio, che assembla sei episodi della serie televisiva Ciné Si, prodotta nel 1988 da Canal +, ci mostra un giovane attore, una giovane attrice e un tecnico/regista impegnati nel mettere in scena la rappresentazione di brevi storie di principi e principesse attraverso la tecnica del teatro d’ombre. Rivelandoci che gli spunti iniziali sono tratti da libri, leggende o quadri, mostrandoci il momento della scelta dei costumi più adatti per ogni ruolo da parte degli artisti, Ocelot ci svela le regole del suo spettacolo nello spettacolo e gioca con gli spettatori, rendendoli consapevoli e partecipi di come funzionano la magia delle ombre e quella del teatro, grazie all’ingegno e all’artigianalità.

Con la stessa tecnica Michel Ocelot ha continuato a produrre nuovi episodi delle serie televisive Les Contes de la nuit e Dragons et Princesses, successivamente raccolti nel 2011 in un lungometraggio, tuttora inedito in Italia.

Le silhouette nei libri illustrati

9-Hansel-and-Gretel_Pienkowski_copertina

Accostandoci al mondo della letteratura per ragazzi contemporanea, l’artista di origine polacca e fama internazionale Jan Pienkowski è senza dubbio il principale erede della tradizione dell’illustrazione in silhouette. Come ha raccontato in una intervista al sito The Guardian, l’artista arrivò a disegnarle quasi per caso: insoddisfatto della resa di un volto, ne annerì completamente i tratti, ottenendo un’immagine evocativa che piacque moltissimo al suo editore.

Dovettero averlo influenzato nella sperimentazione di questo stile anche la tradizione centroeuropea di creare decorazioni di carta mediante ritaglio, osservata durante l’infanzia, e il lavoro come scenografo teatrale. Superbi scenari intagliati e tridimensionali compaiono nei suoi bellissimi libri pop-up, come The First Noel (pubblicato in Italia da Emme edizioni con il titolo Il primo Natale: un carosello natalizio) e The Nutcracker.

A partire dalla fine degli anni Sessanta, Pienkowski lavorò in coppia prima con la scrittrice Joan Aiken poi con David Walser, creando raccolte di fiabe, storie della buonanotte e racconti folkloristici accompagnati da eleganti e minuziose sagome nere, che si stagliano su fondi dai colori marmorizzati. In Italia le sue finissime silhouette si possono ammirare nel volume Le Mille e Una Notte (edito da Fabbri).

10-Hansel-and-Gretel_Pienkowski_interno

Hansel and Gretel, testo David Walser, illustrazioni Jan Pienkowski, Heinemann – Gallery Five Ltd, 1977

 

Anche in Italia, negli ultimi dieci anni, sono stati prodotti alcuni affascinanti albi illustrati che racchiudono in sé i principali motivi della lunga storia delle immagini in silhouette. Sfogliandoli, possiamo ritrovare alcune delle caratteristiche che rendono questa tipologia di raffigurazione diversa da tutte le altre: il contrasto fra materialità e irrealtà, la teatralità, la fascinazione per il passato, reinterpretati però con una sensibilità del tutto personale.

Fa11-Favole-al-telefonino_copertinabian Negrin ha realizzato nel medesimo periodo due albi illustrati mediante silhouette: Favole al telefonino, pubblicato nel 2010 da Orecchio Acerbo, e La bella addormentata nel bosco, trasposizione in immagini dell’omonimo balletto di Tchaikovsky per la collana Tre passi delle edizioni Nuages.

La bella addormentata nel bosco porta i segni di una ricerca accurata e rigorosa sui suoi precedenti: dentro ci si ritrovano gli sfondi marmorizzati di Pienkowski (riprodotti nei risguardi) e i colori aciduli delle fiabe di Rackham. La storia di Aurora appare più carnale e feroce del solito, grazie alla possibilità di nascondere “dietro” le silhouette il corpo nudo della protagonista e l’innaturale rigidità di uomini e donne dai colli che paiono spezzati, caduti in un sonno mortale. Il balletto si fa totentanz grazie al potere delle ombre.

Con Favole al telefonino l’autore si è invece divertito a giocare con gli stereotipi fiabeschi, sia dal punto di vista narrativo che figurativo, creando tredici storie da 160 caratteri l’una, permeate di giochi di parole, paradossi e nonsense.

Le silhouette degli “attori” protagonisti di ogni doppia pagina sono chiaramente identificabili e corrispondenti al nostro immaginario. Se sfogliassimo il libro senza leggere il testo riconosceremmo a prima vista il bambino sperduto che bussa alla porta della strega, la bambina smarrita nel bosco al cospetto del lupo, la matrigna allo specchio, la bella che si stiracchia dopo un lungo sonno, la coppia di fratellini mano nella mano, l’orco famelico. Ma proprio nel momento culminante della rappresentazione fiabesca, interviene il testo irriverente dell’autore a spezzare o capovolgere i destini.

 

13-ora_blu_copertina

L’ora blu, edito da Topipittori nel 2009, è invece un racconto ideato e illustrato da Antonio Marinoni, su testi di Massimo Scotti, che ci riporta alle origini delle silhouette, immergendoci in atmosfere settecentesche (la genesi del libro è dettagliatamente raccontata sul blog Le figure dei libri).

Il pretesto è il ritrovamento, più di due secoli dopo, del diario di una giovinetta vissuta sul finire del diciottesimo secolo da parte di Tony Tanner, un uomo solo e schivo, che sta partendo per un viaggio di lavoro a bordo di un treno.

Mentre dietro i finestrini del suo scompartimento scorrono maestose vedute della Svizzera, identiche a quelle che compaiono sulle incisioni firmate da Beat Fidel Zurlauben, il viaggiatore viene raggiunto prima dall’apparizione della signorina Hortense, autrice delle parole che egli sta leggendo, e in seguito da quella del suo innamorato, il Conte di Saint-Germain.

Separati dalla Rivoluzione francese e dal destino, i due amanti si cercano ancora, l’una fantasma inquieto, l’altro ombra immortale, finendo per coinvolgere l’ignaro viaggiatore Tony Tanner nel loro rincorrersi oltre la vita e la morte.

La storia, dai contorni onirici, è resa ancora più suggestiva dalla presenza di personaggi rappresentati unicamente sotto forma di silhouette. Fra vivi e morti, fra presente e passato, non traspare alcuna differenza: all’interno dell’illustrazione essi sono fatti della stessa, enigmatica e impenetrabile materia nera e ciò rende possibile un incontro straordinario fra realtà e immaginazione.

Corallina De Maria, cantante e artista eclettica, fondatrice della compagnia di teatro d’ombre Controluce, si è occupata della realizzazione delle ombre che illustrano due albi a sfondo musicale, accompagnanti da cd, pubblicati da Gallucci. Sono Samarcanda, sul testo dell’omonima canzone di Roberto Vecchioni, e Genoveffa di Brabante, operetta musicata da Erik Satie, con testo di Lord Cheminot adattato dalla studiosa Ornella Volta, e narrata da Paolo Poli: una delizia per gli occhi e le orecchie di adulti e bambini!

15_Genoveffa-di-Brabante_copertina

Genoveffa è la sposa del duca di Brabante, ma di lei è innamorato l’infido Golo. Il marrano fa in modo che il duca si smarrisca durante una battuta di caccia per insidiarne la moglie; ma quando la bella lo rifiuta la fa a sua volta esiliare nel folto del bosco e condannare a morte. Il destino fa però rincontrare i due innamorati e ridistribuisce le giuste colpe a chi spettano.

La melodrammatica storia di Genoveffa discende dalla tradizione del romanzo cavalleresco e, prima di approdare al mondo dell’operetta per mano di Satie all’inizio del Novecento, ha fatto parte per lungo tempo del repertorio marionettistico europeo. La sua trasposizione nel 2014 in un libro popolato di silhouette è il perfetto coronamento di un percorso che intreccia il romanzesco e le arti della scena.

Attraverso questa lunga galleria di scene, filmati, illustrazioni è possibile percepire l’enorme fascino che le silhouette esercitano sull’osservatore.

Sebbene ogni artista abbia adottato un proprio stile e le silhouette possano apparire più o meno esili o tozze, morbide o spigolose, il criterio che sembra accomunare, secolo dopo secolo, sia i profili disegnati o ritagliati che quelli animati è l’offrire agli occhi dei loro osservatori una rappresentazione di corpi e oggetti dalle forme stilizzate ma sempre realistiche e riconoscibili, ai quali la superficie scura non toglie realtà ma dona consistenza e precisione. Finendo per imprimere sullo sfondo e sulla retina i dettagli più minuti di ogni figura, che in altri tipi di raffigurazioni si noterebbero appena – un’acconciatura scompigliata, un naso pronunciato, un buffo copricapo – le silhouette fanno di ogni ombra un personaggio peculiare.

Chi guarda, ricostruisce come plausibili corpi che il più delle volte sono rappresentati secondo punti di vista diversi: la necessità di mostrare i volti di profilo e i busti in posizione semifrontale, per accentuare la forma delle braccia e delle gambe, che non possono mai essere chiuse, obbliga il creatore di silhouette a giocare con l’anatomia e la prospettiva.

Le arti sceniche hanno assegnato a questo stile caratteristiche che ritornano anche nei libri illustrati: l’enfasi della gestualità, l’importanza dei costumi nel definire la personalità dei protagonisti, la presenza di una cornice scenografica intorno ai personaggi, la prevalenza di inquadrature a media o lunga distanza, sia nelle illustrazioni che nei film d’animazione.

La visione di una sagoma scura in controluce è un’esperienza percettiva che i nostri sensi sanno essere possibile anche fuori dal libro, dalla sala teatrale, dal cinema. Le silhouette fanno la loro comparsa fra luci e ombre che popolano il nostro campo visivo per mostrarci un mondo fiabesco eppure reale, al quale altrimenti non potremmo credere.

Tutt’altro che evanescenti e immateriali, le silhouette sono allo stesso tempo fantomatiche e tangibili. La zona buia in primo piano nasconde alla vista la maggior parte degli attributi del corpo che vuole rappresentare e forse ne è solo una ricostruzione o ricordo incompleto. Eppure l’impressione che la sagoma nera sia l’indice di una presenza reale, presente o appena passata, permane e suggestiona l’osservatore. E per questo di fronte ad essa continuiamo a meravigliarci come davanti ad un’illusione che diventa realtà.

 

BIBLIOGRAFIA
Il cinema di silhouette
, Pierre Jouvanceau, Le mani, 2004, Recco
Aschenputtel, regia Lotte Reiniger, animazione, Germania, 1922, 13′
Hänsel and Gretel, regia Lotte Reiniger, animazione, Gran Bretagna, 1955, 10′
Cinderella, testo Charles S. Evans, illustrazioni Arthur Rackham, William Heinemann, 1919, Londra
Sleeping beauty, testo Charles S. Evans, illustrazioni Arthur Rackham, William Heinemann, 1920, Londra
Principi e principesse, regia Michel Ocelot, animazione, Francia, 2000, 65′
Hansel and Gretel, testo David Walser, illustrazioni Jan Pienkowski, Heinemann – Gallery Five Ltd, 1977, Londra
La bella addormentata nel bosco, dal balletto di P. I. Tchaikovsky, testo e illustrazioni di Fabian Negrin, Nuages, 2010, Milano
Favole al telefonino, Fabian Negrin, Orecchio Acerbo, 2010, Roma
L’ora blu, testi Massimo Scotti, illustrazioni Antonio Marinoni, Topipittori, 2009, Milano
Genoveffa di Brabante, musiche Erik Satie, testo di Lord Cheminot, traduzione e adattamento Ornella Volta, ombre Corallina De Maria, Gallucci, 2014, Roma
Samarcanda, Roberto Vecchioni, ombre Corallina De Maria, Gallucci, 2007, Roma

sull'autore

Virginia Stefanini

Laureata in studi teatrali, dopo essere diventata bibliotecaria si è specializzata "sul campo" in letteratura per ragazzi. Collabora con riviste e siti specializzati, oltre ad animare le pagine del suo blog personale GiGi Il Giornale dei Giovani Lettori. Nel 2017 ha frequentato Bottega Finzioni, la scuola di scrittura in cui sono nate le sue prime storie per bambini e ragazzi, in corso di pubblicazione a partire dal 2020.

1 Comment