Il nero assorbe, risucchia, ogni colore.
Di connotazioni positive, il nero, non ne ha molte.
Solitamente simboleggia il lato negativo di ogni cosa. In un mondo buio c’è paura di perdersi, di sparire. In assenza di luce si avverte il “nulla”. Questo vale se ci fermiamo a quello che solo l’occhio percepisce. Il nero è anche “il re dei colori” proprio perché li racchiude tutti, anche al buio. Lo sa chi la vista l’ha perduta o non l’ha mai potuta sperimentare.
Sono infinite le vie che si possono percorrere quando si intende giocare con serietà e immaginazione sull’incontro dei linguaggi nello spazio della pagina, rispettando l’intelligenza dei bambini. (Da Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, Hamelin).
Sono molti i linguaggi che si incontrano in una sola pagina di albo illustrato, ricche varietà di spazi, caratteri, colori, forme, figure, buchi, materiali, sagome, rilievi, generi letterari, lingue, segni e oltre. In molti libri, pensiamo a quelli tattili o con riproduttori di suoni, l’attenzione del lettore va verso una sperimentazione manuale, uditiva, tattile. Sono coinvolti più sensi, oltre a quello visivo. Contengono poi una grande ricchezza anche le pagine in cui non è richiesto l’apporto visivo. Quelle tutte nere. Lì il corpo ascolta se stesso e quello che lo circonda. Tutti i sensi collaborano a formare l’idea, la mente immagina, colma e spazia all’infinito.
A maggio 2015, presso i locali del Centro Documentazione Handicap “Accaparlante” di Bologna, è stata ospitata la mostra itinerante intitolata Outstanding Books for Young People with Disabilities, dove si poteva visualizzare la selezione bibliografica internazionale d’eccellenza dedicata ai libri per ragazzi con disabilità, curata dal Centro di Documentazione IBBY sulla Disabilità. Le pubblicazioni di albi per non vedenti sono in crescita, alcuni di questi libri si avvalgono dell’alfabeto Braille, altri di supporti sensoriali, come i libri tattili. La percezione del mondo è raccontata quindi in più modi. Su quale sia il metodo migliore da adottare per i non vedenti esistono differenti scuole, le cui posizioni e spiegazioni spettano agli specialisti del settore.
Ma come si descrive un colore che, in una pagina tutta nera, il vedente teme sia affogato nel buio?
Il presupposto per cogliere ogni sfumatura dei colori al buio è quello di mantenersi in sintonia con il fantastico. Il processo creativo, attraverso lo sviluppo sensoriale, raggiunge ogni colore. Tommaso, il protagonista di Il libro nero di tutti i colori, di Cottin Menena e Faria Rosana, pubblicato da Gallucci, ci racconta che il nero è addirittura il re dei colori, perché è morbido come la seta quando la mamma lo abbraccia. I colori, in questo libro completamente nero, ci sono, gonfi di sostanza, e si sentono. Il nero li ha tutti racchiusi in sé ma li libera anche.
Il libro nero di tutti i colori accende l’attenzione del corpo, come in altri libri della mostra curata da Ibby, ogni senso è messo in ascolto ma qui più che in altri, dalle pagine nere, sbuca un colore dietro l’altro. Le immagini a rilievo si accarezzano, rimandano alla scrittura Braille, la mente si posa in un colore alla volta e diventa facile vederlo, toccarlo, annusarlo, e sentirne la nuova pienezza. Diventa rotondo, completo.

Il libro nero di tutti i colori, Cottin Menena e Faria Rosana, Gallucci, 2011
Tommaso “illustra” il verde che profuma di erba tagliata, il giallo che è morbido come le piume dei pulcini, il marrone che crepita come le foglie secche sotto i piedi, il rosso che è acido come le fragole e dolce come l’anguria, ma fa anche male quando sanguina il ginocchio.
I colori si fanno sentire nelle pagine nere e brillano. Tommaso li ama tutti perché “li ascolta, li annusa, li tocca e li assapora” ed è felice quando torna il sole dopo la pioggia, perché con lui escono tutti i colori nell’arcobaleno. I sentimenti hanno molti colori e la felicità li ha tutti. Il nero è colorato, anche se i colori non si sono mai conosciuti.
Quando invece i colori si conoscono, ma il nero comincia a inghiottirli, si teme che possano sparire nel buio, è una paura ancestrale, e il fantastico è il compagno di un cammino accidentato. La voce dei colori, di Jimmy Liao (Edizioni Gruppo Abele), racconta un nuovo ascolto. La protagonista è una ragazzina che la vista la sta perdendo ed è costretta ad affrontare un percorso sconosciuto, pauroso, incognito che coinvolge il cuore del lettore. È un libro dedicato ai poeti perché è la poesia che viene in soccorso in situazioni difficili, dove le parole sembrano insufficienti e inutili. In un libro in cui si dovrebbe temere il nero, è proprio l’arte visiva che accompagna la protagonista lungo il tragitto, e segue un ritmo quasi musicale. Un paradosso, una poesia, un atto creativo che incoraggia la speranza, che cerca di annullare i temuti limiti.
In questo percorso, che salta leggiadro tra un fuori metropolitano e un dentro fantastico, si individuano tante citazioni fiabesche o artistiche. Matisse e Chagall sono ripresi in modo creativo, Escher e Magritte sono riprodotti nel labirinto di una metropolitana e nei vagoni che trasportano la protagonista verso la sua nuova condizione.
L’arte impersona il presupposto già citato, il fantastico, il creativo, l’immaginazione che colmano il vuoto, la sensazione di nulla e il nero. Non a caso Jimmy Liao illustra un cammino coloratissimo, in alcune pagine il colore pare addirittura esplodere. Sopraffà l’idea del nero, non riesce a contenere una così grande vitalità colorata.
Ci sono pagine fredde, in cui la protagonista ha paura, piange come il cielo…

La voce dei colori, Jimmy Liao, Edizioni Gruppo Abele, 2011
…ma la spinta a proseguire interrompe gli indugi e si avanza, sempre, con colorato ottimismo, anche nel buio.
C’è una importante promessa: esiste sempre una svolta positiva. La vertigine di cadere…
può insegnare a volare.
La perdita dell’orientamento…
…può far scoprire nuove strade.
Si potrebbe analizzare ogni pagina e troveremmo molto da dire, tanti sono i richiami, le citazioni e le corde sensibili che tocca, ognuno ha le proprie, determinate dai vari vissuti, ma l’empatia è comunque piena e coinvolgente. È un’opera d’arte caleidoscopica e affascinante, anche se parla di paura, accompagna la protagonista e il lettore con calore e colore, per mano.
Nel biancore apparentemente indistinto di un altro libro, Scia. Poesia di carta, di David Pelham (Franco Cosimo Panini), la vista sfida i contorni delle sculture di raffinata ingegneria cartotecnica. Una nebbia fitta, una luce accecante.

Scia. Poesia di carta, David Pelham, Franco Cosimo Panini, 2008
I giochi di ombre e riflessi servono per individuare i molti particolari che non ci stanchiamo di cercare. Anche con le dita, delicate, si possono percorrere i confini di questi paesaggi fantastici che offrono meravigliato stupore, seguendo la scia liscia e argentata di una piccola lumachina. Un pop-up intenso che fa incontrare luce e ombra, incanto e mistero, confine e assoluto. L’invito è forte ed entusiasta: “Esci dal guscio”.
Come dice una mia cara amica ipovedente: “Chi sogna non si arrende mai e i limiti sono fatti per essere superati”.