Quando si hanno per le mani libri illustrati d’autore dalle pagine ripiegate, che li si chiami “libri a fisarmonica” (definizione che in inglese suona ancora più deliziosamente: “concertina books”) o “leporelli” (dal nome del servo di Don Giovanni nell’omonima opera di Mozart, che annota su un lungo catalogo le conquiste del suo padrone), una cosa è chiara: la lettura acquista tutto un altro ritmo!
Non so se tutto cominciò nel 1961 con L’altalena di Enzo Mari, una lunghissima striscia di carta stampata e ripiegata senza parole che è allo stesso tempo albo illustrato e oggetto di design, gioco di equilibrio fra forme e ritmi compositivi dichiarato fin dal titolo. Certo si tratta di un titolo da non dimenticare (peccato che la riedizione di Corraini del 2001 sia già introvabile) se si tenta di ripercorrere fortune e nuovi orizzonti possibili dei cosiddetti libri “a fisarmonica”, ossia pubblicazioni composte da una o più strisce continue di carta o cartoncino, ripiegate e racchiuse all’interno di una copertina, oppure tenute insieme con un elastico o nastro.
Al di là delle sperimentazioni d’avanguardia, per imbattersi in libri di questo tipo nel panorama editoriale italiano per ragazzi, fino a una ventina di anni fa occorreva rivolgersi alle pubblicazioni per la primissima infanzia. Case editrici come La Coccinella e le Edizioni Piccoli furono attivissime già negli anni Ottanta nel proporre formati cartotecnici (volumi ripiegati a soffietto, con aggiunti inserti fustellati o sagomati) capaci di attirare l’attenzione dei piccolissimi e stimolarli nella scoperta e nell’osservazione della natura e del mondo che li circonda. Progetti simili, improntati alla divulgazione e con un forte impatto grafico, se ne continuano a fare: Abc di boccacce, Numeri in testa e Il libro sveglio di Alessandro Sanna (Kite edizioni), Il libro dei numeri e Il libro dei colori di Agnese Baruzzi (La Margherita), solo per citare recenti produzioni di autori italiani, senza tirare in ballo i titoli d’importazione.
Allontanandosi dal target dei lettori piccolissimi per abbracciare forme narrative più complesse, due sono le case editrici italiane che, quasi contemporaneamente e poco più di quindici anni fa, hanno investito nel formato a fisarmonica in maniera creativa e originale.
Sul finire degli anni Novanta la casa editrice Carthusia brevettò per la sua collana di fiabe bilingue Storiesconfinate un format originale, adatto per la lettura individuale e di gruppo: si tratta di un volume cartonato a fisarmonica lungo 138 centimetri e stampato su due lati, l’uno scritto (nelle falde sono accoppiati testo originale e traduzione in italiano) e l’altro totalmente illustrato con un’unica immagine, che visualizza in sequenza tutto il racconto. Il libro si può aprire completamente per mostrarlo ai giovani lettori/ascoltatori come un lungo arazzo. La fortunata collana continua e conta ad oggi più di venti titoli, mentre il modello è stato applicato a numerosi progetti editoriali di Carthusia dal taglio sia narrativo (racconti di fiabe e miti) che divulgativo, che si riconoscono tanto per il formato che per la cura nelle allegre illustrazioni dal taglio panoramico.
La scommessa della casa editrice Orecchio Acerbo, fondata nel 2001 e insignita durante l’ultima Fiera del Libro per ragazzi di Bologna del titolo di Best Children Publisher of the Year in Europa, cominciò proprio con i piccoli albi illustrati a fisarmonica della collana millemillimetri dal formato unico e riconoscibile, come racconta qui la fondatrice Fausta Orecchio.
Sfogliando – o meglio dispiegando – i titoli della collana, che si sono susseguiti fino al 2004 (con una ripresa nel 2009), si nota subito che l’identità editoriale di Orecchio Acerbo era già tutta nella scelta di un formato non standard, talmente minuto (17 centimetri di altezza per 1 metro di lunghezza complessiva delle due facciate, ripiegate in pochi centimetri) da rischiare di sparire negli scaffali di librerie e biblioteche, nell’uso di materiali di pregio (la carta acquerello Fedrigoni) e nella collaborazione di autori dal linguaggio, sia visivo che narrativo, tutt’altro che scontato.
Tracciando questo breve excursus, due appaiono le vocazioni dei libri con piegatura a fisarmonica: la prima è la trasformazione “spettacolare” della carta stampata (e illustrata) in qualcosa di diverso, un oggetto materiale che, falda dopo falda, si dispiega fino ad assumere le dimensioni di un poster o scenario, abbandonando il piano orizzontale del tavolo per conquistare la verticalità della scenografia. La seconda è quella della sperimentazione di soluzioni narrative che oltrepassano i limiti imposti dalla paginazione tradizionale, sia per quanto riguarda margini e misure delle illustrazioni, sia nella composizione e continuità del testo.
Quest’anno sono stati pubblicati due titoli d’autore che, sfruttando appieno entrambe le possibilità, raccolgono in maniera egregia la sfida di narrare storie ai ragazzi al ritmo unico della “concertina”.
Il primo libro è Il vermo, una storia originale di Aidan Chambers tradotta in una narrazione sequenziale per immagini dell’eclettico illustratore Peppo Bianchessi e pubblicato da Rizzoli. Qui viene raccontato come è nato il sodalizio fra questi due autori, di provenienza e stile così diversi. L’operazione è unica nel suo genere e nel formato: un “leporello” di grandi dimensioni (la lunghezza complessiva delle due facciate, sbandierata come un record, è superiore a 16 metri) che mescola fumetto e illustrazione per raccontare un’avventura d’infanzia a cavallo fra Storia e leggenda.
Il racconto si svolge in un paese del sud dell’Inghilterra degli anni Quaranta, minacciato dai bombardamenti aerei tedeschi, che ricorda da vicino il mondo di Ethel e Ernest, i protagonisti l’omonimo fumetto di Raymond Briggs. Tidman, un bambinetto annoiato, raggiunge i nonni nel villaggio di minatori in cui vivono e lì viene trascinato in un passeggiata fra le colline. È l’occasione giusta per ascoltare dal nonno la storia del leggendario Vermo, lunghissima creatura strisciante portatrice di un’antica maledizione. Memorie folkloriche e personali si mescolano e anche la natura circostante assume un altro aspetto in virtù della narrazione. Questo libro avrebbe potuto avere una diversa forma riuscendo altrettanto efficace? Idealmente il Vermo striscia lungo la “striscia”, confondendosi con i cartigli delle didascalie, i sentieri, le gallerie scavate sottoterra dai minatori. La sequenzialità del fumetto viene esaltata dalla continuità fra le pagine, che si possono aprire in combinazioni di due o quattro falde ottenendo inquadrature di volta in volta più ampie. In questo divertente video Peppo Bianchessi suggerisce ai bambini diverse modalità spaziali di lettura di Il Vermo:
https://youtu.be/4RmfByjkC8Q
Il secondo titolo viene proposto da un nuovo editore, Pelledoca, dalla vocazione audace e originale: pubblicare esclusivamente storia di paura a bambini e ragazzi, illustrate e non. Il racconto I topi dell’indiscusso maestro italiano del fantastico Dino Buzzati, contenuto nella raccolta La boutique del mistero, è una delle loro prime uscite. Si tratta di una scommessa sia per la scelta del testo che della veste grafica: l’editore ha trasposto il racconto in un volumetto illustrato a fisarmonica racchiuso in un elegante cofanetto quadrato.
Il libro si presenta avvolto in una custodia di cartoncino nero con scritte in bianco e oro, da cui si estrae una lunga striscia. Nessuno frontespizio, titolo o autore, a introdurre la lettura, solo il testo stampato da leggere a partire dal margine sinistro della carta e una marea di topi che si annidano sullo sfondo.
Che ne è degli amici Corio? Che sta accadendo nella loro vecchia villa di campagna detta la Doganella? Da tempo immemorabile ogni estate mi invitavano per qualche settimana. Quest’anno per la prima volta no.
L’incipit è talmente fulmineo che fa pensare di essersi persi l’inizio della storia. Chi sta parlando? Perché è così preoccupato? Attraverso descrizioni e dialoghi calibratissimi il mistero della casa infestata da roditori sempre più invadenti e minacciosi, tanto da essere riusciti a schiavizzare gli abitanti umani, si manifesta piega dopo piega davanti agli occhi del narratore, incredulo, e del giovane lettore, sempre più inquieto. Arrivati all’ultima riga del retro della striscia senza una soluzione certa ma in preda a fortissime suggestioni, è possibile ricominciare a leggere il racconto dall’inizio, restando prigionieri di domande la cui risposta appare troppo spaventosa e innaturale per essere vera.
Attorno al testo corre, o meglio brulica, una lunga illustrazione unica di Lorenzo Conti, che sceglie un punto di vista rasoterra e rasente i muri della casa per dare segno e forma alla mostruosa invasione raccontata da Buzzati.
C’è qualcosa di estremamente affascinante e antico in un libro che non ha tagli, né interruzioni, che si può sfogliare di coppia in coppia di pagine o una falda per volta.
Che si può srotolare fra le mani perdendo il senso di cosa viene prima (la facciata di fronte) e cosa segue (il retro).
Sfruttando le pieghe si possono nascondere dettagli, spezzare sequenze, che il lettore può ricostruire solo rallentando il ritmo della lettura, per darsi il tempo di manipolare il volume che ha fra le mani, per poi accelerare di nuovo seguendo il flusso continuo della carta.
Leggere diventa un gesto manuale, da compiere con la cadenza giusta, proprio come suonare una fisarmonica.