Presagi di immortalità da reminiscenze della prima infanzia.
C’era un tempo in cui prato, bosco e ruscello,
la terra e ogni essere comune
a me sembravano
ornati da una luce celestiale,
la gloria e la freschezza di un sogno.
Non è più com’era prima;
mi giro ovunque posso,
di giorno o di notte,
le cose che ho visto ora non posso più vederle. […]Intimations of immortality from Recollections of early childhood, Lyrical Ballads (1798) di William Wordsworth (1770-1850)
È un romantico desiderio di fuga a ritroso nel tempo. Si avverte da questi primi versi l’urgente sentimento che aspira alla libertà dell’infanzia, in cui la natura ha una forza attrattiva.
È speciale e preziosa la luce che illumina ogni cosa, la si coglie appieno attraverso gli occhi di bambino, quando le esperienze sensoriali sono così immediate e potenti. L’ode di Wordsworth è un rimpianto per quello sguardo, così pronto e autentico, pieno di stupore frizzante, e pone la natura e il bambino in un piano privilegiato: è una grande novità intellettuale del suo tempo, in cui la città industriale annientava entrambi in un grigio fumo di vuoti e miserie. La sua ricerca di immediatezza dei sensi e il ritorno alla purezza è alla base del Romanticismo inglese.
Wordsworth esalta la meraviglia di un piccolo uomo di fronte alla magnificenza della natura. E l’uomo torna piccolo in questo incanto.
L’uomo romantico si lascia infiammare dalla sublime meraviglia, così ben rappresentata nei dipinti dei pittori di quel tempo.
Gli artisti romantici recuperano l’istintività e l’immediatezza, sono in simbiosi con la natura, e ammirano l’uomo cresciuto lontano da ogni forma di civiltà, che ha connotazioni positive: è il buon selvaggio, figura che Jean-Jacques Rousseau contribuì a creare nell’Émile, (1762). Secondo la sua filosofia antropologica, che tanto influenzò il pensiero romantico, bisognava recuperare la bontà innata della natura: il bambino era visto come un buon selvaggio poiché era ancora, per sua fortuna, incontaminato dalle influenze nocive della civiltà moderna.
L’immaginazione dei piccoli inoltre, scavalca agilmente i limiti adulti, mantiene forte il legame con la selvaticità, e Selvaggia, di Emily Hughes, è un albo ancorato a questo concetto romantico di natura: bella e avvolgente, in cui le fronde delle immagini, così vivide ed evocative, rischiano di catturare anche il lettore.
La protagonista è selvaggia perché totalmente spontanea, è una voce potente che vive un rapporto autentico con l’ambiente e se stessa. Le barriere della civiltà adulta non riescono a contenere l’esuberanza selvatica della bambina che, come Mowgli, è cresciuta tra gli animali e la vegetazione del bosco. Difficile e doloroso addomesticare la bambina Selvaggia.
È una sensazione piacevole restare imbrigliati dalle illustrazioni che escono dalle pagine.
La contrapposizione con le regole civili in questo caso è forte. La natura è madre, è accogliente ma può essere anche “matrigna”, come ne La Regina del Bosco di Neil Gaiman raccontato da Virginia Stefanini.
Un altro albo esprime con delicatezza le sensazioni nuove, immediate e fresche che un bambino sperimenta quando “entra” nella natura, a piccoli passi compie una importante esperienza sensoriale di crescita e di scoperta. Piacevole e insidiosa.
La natura, si sa, è imprevedibile e sempre più grande di noi. Vale la pena correre qualche rischio. È stupefacente, crea sgomento, attrae anche nelle insidie, come gli artisti romantici cercavano di esprimere nel concetto del sublime.
Nell’erba, illustrato da Komako Sakai su testo di Yukiko Katō, pubblicato da Babalibri, è un albo molto poetico, con una percezione romantica della natura.
Per inseguire una farfalla, bellissima, la protagonista si allontana dal giardino e si addentra nella sterpaglia incolta, con foglie e fili d’erba più alti di lei. La natura inizia a sovrastarla ma l’attenzione è ancora focalizzata sulle sensazioni nuove, come il prurito e il pizzicore che le foglie le provocano. Anche gli inciampi sono piacevoli distrazioni.
A un tratto la bambina si accorge che la vegetazione è troppo alta, minacciosa, sono “fili d’erba che, silenziosi, mi guardano dall’alto”.
Eppure basta una inaspettata cavalletta, che non spaventa ma stupisce e meraviglia, a riportare armonia con una natura dal fascino altalenante.
L’erba “accarezza le guance” anche se “mi viene da piangere”.
Un bellissimo albo che racconta un’esperienza importante, bella eppure spaventosa. È la natura aggraziata e incontrollabile, affascinante e spaventosa e tanto più imponente di noi.
Lo sguardo romantico, quando emerge il sentimento contraddittorio verso la maestosità della natura, risiede nel sentimento di riconciliazione con essa. È l’atteggiamento aperto allo stupore: la natura che affascina e terrorizza, fino al sublime disorientamento, quello che sgomenta per tanta bellezza.
I pittori romantici erano affascinati dalla grandiosa imponenza delle montagne e dalla immensa prepotenza del mare.
Per Mare, di Riccardo Bozzi ed Emiliano Ponzi, pubblicato da Lapis Edizioni, ci porta al largo, con tutto quello che comporta. Con poesia e immediatezza ci racconta la contrastante bellezza della natura e del mare, del viaggio che è la vita. Seguiamo quindi la nave che solca il mare ed è subito chiaro che “a seconda dei punti di vista il viaggio può essere monotono o eccitante” e l’imprevedibilità irrompe con l’immagine della tempesta.
La grandiosità e l’imprevedibilità della natura incombono sulla fragile umanità. L’uomo è piccolo.
La vastità ha i suoi vantaggi, “il mare non ha spigoli, tranne qualche scoglio che bisogna evitare”, e per vivere appieno il viaggio, bisogna assumersi dei rischi: sono affascinanti anche loro, sebbene sia saggio imparare ad evitarli.
“Una tempesta in arrivo o l’avvistamento di un mostro possono essere un brivido piacevole per alcuni, per altri motivo di preoccupazione”
E questo mostro è gotico. Ha tutto il fascino di una leggenda antica, di un essere fantastico. È maestoso e inquietante. Insieme alle onde altissime e furenti, è l’immagine di quel misto di meraviglia e disagio che pervade le teorie estetiche del pittoresco e del sublime.
La Natura è emozionante quanto tenebrosa e questo aspetto non fa che accrescerne il fascino, e la rende irresistibilmente attraente: come un vulcano che erutta lava nella notte, spettacolare quanto minaccioso, da lasciare a bocca aperta ma anche da provocare brividi di puro terrore.
Il senso di vulnerabilità prettamente romantico e più che mai attuale.
Nella volontà di riappropriarsi di un sentimento autentico, soggettivo, per quanto liberatorio, si accoglie un rischio: potrebbe risvegliare paure sopite o rivelarne di nuove, è avvincente ma anche spaventoso.
È importante in ogni caso non rinunciare al viaggio, perché ne vale la pena.
Il mostro, le tenebre e le paure della ciurma richiamano l’immaginario della produzione artistica del Gothic Revival. L’arte romantica invitava al recupero di una più consapevole sensibilità, a lasciarsi andare alle forti emozioni della vita vissuta in modo più autentico, a stretto contatto di una natura anche travolgente.
Emozioni che l’arte rende vivide.
Le parole di Wordsworth suggeriscono che il bambino è padre dell’uomo perché si lascia emozionare senza pregiudizi. È genuino, dotato di purezza e predisposto allo stupore, è ancora autentico come il “sentimento della natura”.
L’arcobaleno, The Rainbow
Il mio cuore esulta al cospetto
dell’arcobaleno che sta nascendo:
come venendo al mondo;
come nel sapersi uomo;
così, nello scoprirsi vecchio,
mi sia data la morte!
Il Bambino è padre dell’Uomo
e siano i miei giorni
l’uno all’altro stretti
dal sentimento della natura.