Sono sempre stata innamorata delle librerie. Le ho sempre frequentate: corridoi bui zeppi di libri, angoli in cui lettori miopi perdevano quel poco di vista, e la dignità, cercando di carpire il contenuto di libri troppo costosi. Librai poco presenti, o solo ammiccanti. La cosa importante è non appoggiarsi e non sedersi, mai. Guai.
Per lavoro frequento molte librerie, dislocate in ogni parte d’Italia, da nord a sud. Librerie di catena e librerie indipendenti.
Se entrare in una libreria di catena può essere rassicurante e sicuramente meno disorientante per un lettore – a destra la narrativa italiana, in fondo la saggistica, a sinistra i libri per bambini, posti ben segnalati da cartelli, scritte, i tavoli colmi di libri al centro delle librerie con le novità – ogni volta che devo entrare in una libreria indipendente, specie quelle riservate precipuamente alla Letteratura per bambini e ragazzi, mi prende una leggera ansia e una curiosità folle.
La mappa di una libreria di catena è ben studiata dal marketing: sono studiati i colori e la collocazione dei libri. Vengono date precise indicazioni ai librai dei vari settori su come ruotare le novità e il catalogo, nulla è lasciato al caso. Il lettore viene invitato ad accorgersi di certi determinati libri e solo di quelli a volte, pur avendo la libreria un senso di pienezza e un catalogo solitamente ricco e vario. Il lettore viene accompagnato nel suo giro da una determinata mappa mentale statica. Eppure le differenze sono notevoli, basta avere uno sguardo aperto: e allora si nota se una libreria di catena è collocata in un centro storico o in un centro commerciale, se i librai responsabili sono lettori attenti oppure frettolosi, se sono appassionati oppure poco interessati. Mi dà sicurezza sapere che la narrativa è collocata in ordine alfabetico, che la letteratura per bambini procede per età. Certo, forse non troverò sempre i libri del piccolo editore che mi interessa in particolare, ma non esco mai disorientata o delusa. La mappa mentale è ben chiara nella mia testa, la libreria un luogo rassicurante e definito.
Ma cosa succede nelle librerie indipendenti?
La libreria è collocata nel centro storico, zona di passaggio pedonale. Spesso arrivo con i miei scatoloni e già quel breve tragitto dal parcheggio pubblico più vicino mi carica di attesa.
Ho la tendenza a perdermi, tendenza più intima che reale: mi perdo perché voglio perdermi, perché voglio disorientarmi e prolungare il momento in cui varcherò quella soglia. So che entrerò in un mondo completamente diverso dalla libreria di catena. Non so come saranno collocati i libri, non so chi ci sarà ad accogliermi, non ho idea di come potrà essere il catalogo. E gli arredi? E la mappa della libreria? Quante stanze avrà? Dove sarà la narrativa? E dove saranno sistemati gli albi illustrati, croce e delizia di ogni libraio per il loro variare di forma e dimensione? Saranno di piatto o di costa? E che scelta avrà operato il librario relativamente ai libri definiti più commerciali? E la divulgazione?
Perdo l’orientamento e il tempo. I passi si fanno sospesi, rallento, ecco, sono nella via giusta, guardo i numeri civici, sono vicinissima, giro la testa di lato, faccio finta di non averla vista, prolungo l’emozione.
Ci arrivo piano, mi lascio sorprendere: eccola! Mi sale quella specie di commozione che mi chiude la gola e mi fa luccicare gli occhi.
La vetrina è ampia, mi sorride di sghembo, posso guardare e non toccare, è una promessa di felicità che se voglio posso a breve realizzare. La vetrina a sinistra ospita una piccola mostra di illustrazione: sono quadri sospesi e ai piedi gli albi relativi. Non posso non accorgermi che basterebbe questa vetrina per farmi perdere. A fianco a me una bambina con sua madre. La bambina ha gli occhi incollati alla vetrina: non vede quello che vedo io, lei è già dentro. Indica un libro a sua madre: lo hanno letto in biblioteca e ora la bambina lo vuole tutto per sé; questa cosa che i libri vanno riportati e non si possono tenere per sempre la urta, la indispone. A destra della porta un’altra vetrina, molto grande: il tema è Parigi, forse in omaggio a una grandissima autrice francese di letteratura per ragazzi. L’arredo è singolare: c’è una piccola Torre Eiffel, un ombrellino semi aperto, giochi francesi e libri di autori francesi o che vivono in Francia. Mi colpisce: rimango a lungo davanti. Ma lo scatolone sul mio carrellino pesa, mi invita a entrare.

Libreria Radice Labirinto, Carpi
La soglia della libreria è foriera di incanto, è l’ingresso in un’altra dimensione, in un’altra prospettiva. L’ingresso è simile a un armadio, con tanto di cornice e maniglia in legno. Nulla viene lasciato al caso. Comincio a pensare a questo libraio come al Mago di Oz, che sa perfettamente quale potrebbe essere il mio desiderio più grande.
La porta di legno è dipinta di azzurro. Sulla porta gli orari di apertura, a fianco della porta campeggia una bella lavagna intagliata da un artigiano con le indicazioni dei prossimi laboratori.

Libreria Viale dei ciliegi 17, Rimini
Non sono più una donna di oltre quarant’anni: sono la bambina con la treccia bionda che saltella allegra e che entra gioiosa con i soldi stretti in pugno per comprare il libro che desiderava tanto leggere.
Mi accoglie il trillo di un campanello, la libreria è leggermente buia, dopo la luce della strada.
Saluto cortese: non è un negozio qualsiasi, è quasi una casa privata. Il libraio deve essere impegnato altrove, non risponde al mio saluto. A destra scorgo un divano: sono seduti due bambini immersi in un libro. Alle loro spalle una libreria alta fino al soffitto: dal formato dei libri capisco che si tratti di narrativa per bambini fino ai 10 anni. Poco più avanti un’altra stanza, con un tavolo al centro, forse utilizzato per laboratori o per fare pacchetti natalizi. La libreria ha un buon profumo, chiudo gli occhi un attimo e aspiro: l’odore polveroso dei libri ha l’effetto della famosa madeleine, mi riporta indietro nel tempo e fino ai giorni nostri. È un odore talmente abituale per me che quando entro in una casa assente di libri me ne accorgo subito.

Libreria Le foglie d’oro, Pesaro
Nel frattempo è arrivata la libraia. Ha più o meno la mia età, un bellissimo sorriso. Mi accoglie, mi offre un caffè, mi ospita nel suo ufficio sul soppalco: dall’alto si vede l’ingresso e l’entrata dei clienti. Scatoloni e libri sono ovunque in un allegro disordine creativo. Ci siamo scritte a lungo via email e su Facebook. Già dalla cura con cui arreda la pagina della libreria sul social avevo intuito una medesima cura nella libreria, nella scelta accurata del catalogo, nella scelta degli autori da invitare.
M racconta brevemente di sé, della sua scelta di un altro lavoro part time e di una libreria da condividere con il marito, il quale a sua volta fa un altro lavoro.
La libreria, con le sue due stanze piene fino al soffitto di libri conservati tra scaffali bianchi, è anche sede di una associazione che organizza festival e incontri con l’autore. Sono attività che portano la libreria fuori dal contesto commerciale, che la inseriscono nel tessuto sociale, che ne fanno un punto di riferimento importante per insegnanti ed educatori.

Libreria Cartamarea, Cesenatico

Libreria Cuccumeo, Firenze
In una foto su Facebook la libraia sfoggiava un naso rosso: sono molto incuriosita da questa attività di volontariato, ne parliamo insieme: scopro un mondo di bene dato gratuitamente, di bambini ammalati a cui regalare un sorriso. La mappa della libreria si espande fuori dalle mura, arriva nel reparto di pediatria.

Libreria Bubusettete, Cervia
Capisco che la mia emozione non è solo rivolta al luogo, la componente umana rende questo viaggio prezioso.
La libraia è generosa, si confida e chiede consiglio: parliamo di rifornimenti, di cataloghi, di editori, di autori. Parliamo di libri: mi fa vedere dei tesori fuori catalogo, libri presi e non resi subito, conservati con cura negli anni. Lo sguardo della libraia è geloso e un po’ la capisco: vendere libri non è come vendere qualunque altro oggetto. Ogni libro contiene un mondo. Quando vendi centinaia di mondi diversi a volte può capitare di diventare burberi con i clienti meno avvezzi a questo sguardo.

Libreria Cappuccetto Giallo, Biella
Mentre parliamo il mio sguardo vaga, si sofferma sui titoli meno noti, sugli editori meno commerciali. Chiedo e ottengo risposta: è sicuramente più difficile venderli e per questo il posto riservato loro è quello migliore. Vengo colpita da questa risposta, perché è esattamente il contrario di quello che mi aspetterei. La conversazione riprende allora sulla disposizione del catalogo nella libreria.
Gli albi sono tutti nella prima stanza, così da colpire l’immaginazione del piccolo lettore appena entrato. Nella seconda stanza, più raccolta, i libri per ragazzi. Oltre al tavolo ci sono anche due poltrone, sempre occupate. Il piccolo lettore entra con l’adulto, è una scelta condivisa, una spesa sempre un po’ sofferta, discussa. Il ragazzo al contrario è da solo, sta anche delle ore a leggere, seminascosto, ed è difficile che esca senza portarsi a casa quel libro e almeno un altro. Il rapporto con la libraia, spesso intenso, nasce dopo un po’: nasce da una timida richiesta, da un timido approccio su dove trovare un libro, un genere.

Libreria Castello di carta, Vignola
La libraia mi racconta che difficilmente sposta i libri, i bambini non vogliono, la sgridano per ogni libro che cambia posto. Le chiedo come faccia con l’alternanza, con le novità: le novità sono sul tavolo in attesa di un posticino a scaffale, mentre il catalogo rimane lì dove sta: sarà il bambino stesso che crescendo raggiungerà con gli occhi titoli prima inaccessibili.
Sono all’interno di un luogo protetto che è arredato come una casa: la sensazione persistente di sollievo si riverbera nel mio cervello. È una sola libreria quella che sto visitando o è l’immagine di tutte le librerie che negli anni mi hanno visto oltrepassare quella soglia? È un luogo dell’anima questa libreria o un luogo reale?
La concretezza la danno i titoli dei libri: ne conosco molti, moltissimi. Mi salutano dagli scaffali: sono loro il mio fine ultimo o è il lettore che li prenderà in mano? Li prenderà in mano guidato dai consigli di una voce gentile, che porterà il lettore all’interno di un luogo reale e immaginato, all’interno di un percorso che è anche il mio e che però sarà unico e speciale.
Il mio tempo è scaduto, un’altra libreria mi attende.
Saluto la libraia, tutte le libraie che in questi ultimi anni mi hanno accolto, ascoltato, voluto bene. Dò un ultimo sguardo alla libreria, a tutte le librerie che in questi ultimi anni mi hanno accolto, ascoltato, voluto bene.
Ho scelto queste librerie per il particolare e intenso rapporto che mi lega.
In Italia ci sono librerie indipendenti famose, che hanno fatto storia, che hanno aiutato generazioni di bambini a diventare persone significative, e in alcuni casi questi bambini sono diventati a loro volta delle libraie e dei librai. Negli ultimi tre anni ho partecipato agli incontri del Coordinamento delle librerie per ragazzi, incontri di formazione, preziosissimi e indispensabili. Quando si parla di libri, ci si ascolta, ci si capisce, si discute anche, si crea un legame che oltrepassa le pagine, che diventa relazione personale. A tutti loro, a ognuno di loro, il mio profondo grazie.
Questo articolo è un omaggio alle resistenti librerie indipendenti italiane.
Le librerie in ordine di apparizione
Libreria San Paolo, Modena
Libreria Radice Labirinto, Carpi
Libreria Viale dei ciliegi 17, Rimini
Libreria dei ragazzi Il Mosaico, Imola
Libreria Cartamarea, Cesenatico
Libreria Cuccumeo, Firenze
Libreria Bubusettete, Cervia
Libreria Le foglie d’oro, Pesaro
Libreria Cappuccetto Giallo, Biella
Libreria Castello di carta, Vignola
Libreria Trame, Bologna