Alla fine dell’estate, reduci che voi siate da un soggiorno al mare, in campagna, in una città deserta o affollata, in appartamento o albergo, fermatevi a pensare ai luoghi che avete percorso e vissuto quando vi siete allontanati da casa, fosse anche solo per qualche ora. Ne ricordate i particolari architettonici, le dimensioni precise, o piuttosto la memoria si è consolidata attorno alle parole che lì avete pronunciato, alle sensazioni che avete provato? Quali, fra le tante foto scattate, riguardate più volentieri: le anonime cartoline panoramiche o i ritratti che testimoniano che c’eravate proprio voi in quel posto?
Mi piace pensare che i luoghi vivano attorno alle persone e dentro le storie che esse raccontano e dunque che si comprendano meglio a partire dalle narrazioni, diari di viaggio, libri, film, canzoni che li riguardano.
Invece che scrivere delle semplici guide piene di evidenze o disegnare delle cartine dettagliate, se ne potrebbero realizzare di più interessanti senza tenere conto della realtà, in favore della sua versione immaginaria – ricordata o inventata che fosse.
Che belle sarebbero, allora, delle guide di viaggio indirizzate ai bambini, basate su albi illustrati! Il realismo iconografico non dovrebbe essere una caratteristica fondamentale, anzi; ogni reinterpretazione narrativa e visiva potrebbe dare luogo a un percorso inedito attraverso la realtà, mappata alla luce dell’immaginazione.
Pensiamo come potrebbe essere… una guida di Parigi!
“Perché proprio Parigi?”, potreste legittimamente chiedermi. E io vi risponderei che Parigi è secondo l’esperienza di molti la città più bella del mondo, è una città reale e al tempo stesso reinventata da artisti e viaggiatori, per di più conosciuta e vagheggiata anche da chi non vi ha mai messo piede.
PRIMA DI PARTIRE: Henri va a Parigi (Saul Bass, Leonore Klein)
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Henri desidera talmente tanto vedere Parigi che può aspettare solo un giorno, non di più! E allora via, si parte!
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Henri sta seduto dietro a un libro aperto, le cui parole sfuggono oltre il profilo della pagina e si ripetono come un mantra (“Parigi è bellissima Parigi è divertente Parigi è tanta gente Parigi è colore Parigi è accogliente…”), occupando una doppia facciata intera. Henri sta leggendo di Parigi.
Henri vive a Reboul, una piccola città vicina alla capitale, ma allo stesso tempo ai suoi antipodi. Là migliaia di bus, qui solo uno. Qui una piccola chiesa grigia, là molte chiese bellissime. Cinque alberi contro un intero bosco, poche persone contro milioni di abitanti. Almeno stando a quanto scritto nel suo libro.
Henri ha immaginato la città dei suoi sogni nei minimi dettagli (a dir il vero un po’ stilizzati…), tanto che potremmo dire che il suo viaggio è iniziato molto prima di fare fagotto e lasciarsi Reboul alle spalle. Henri prende con sé carta e matita per disegnare Parigi per i suoi amici, ma nemmeno una cartina da seguire, confidando che sia sufficiente seguire la direzione che lo porta lontano dal suo paese. Quando lungo la strada decide di fare un pisolino ristoratore, lascia la matita puntata verso la meta.
Caso vuole che un uccellino, scambiando il lapis per un rametto utile al suo nido, finisca per spostarlo in tutt’altra direzione… ed ecco che il viaggio di Henri prende una piega inaspettata.
Possibile che Parigi assomigli così tanto a Reboul? E che tutti, ma proprio tutti i compagni di scuola e la gente del paese si siano dati appuntamento nella capitale? Ma in fondo, non è bello scoprire di sentirsi a proprio agio altrove come a casa propria?
Talvolta l’idea di intraprendere un viaggio è più importante della meta da raggiungere: vale per i bambini, ma sospetto che sia così anche per gli adulti.
Ora, per chi a Parigi volesse andarci davvero, ecco invece qualche informazione utile.
COSA VEDERE: Questa è Parigi (Miroslav Sasek), 750 ans à Paris (Vincent Mahé), Paris 2050 (Davide Calì, ALE+ALE)
Nella nostra guida immaginaria, il ragionamento su “cosa” vedere a Parigi implica un’altra decisione importante: “quando” vogliamo vedere Parigi? Non dico tanto in quale stagione, bensì in quale momento lungo una linea temporale che scorre, di visione in visione, dal passato remoto al futuro. La domanda sarebbe del tutto inattuale se ci rivolgessimo a una guida reale, alla quale chiederemmo di essere il più possibile aggiornata all’oggi, ma potendo usare l’immaginazione le possibilità sono molteplici.
Questa è Parigi, recita il titolo di un albo illustrato dalle precise intenzioni didascaliche: a ogni immagine, una breve presentazione, realistica quanto spiritosa. Ecco allora i proverbiali gatti parigini, gli abitanti indaffarati con lunghe baguette sottobraccio (li ritroveremo anche in un altro libro: eppure io dal vivo ne ne ho mai incontrati…), i monumenti principali, i frenetici mezzi di trasporto.
Tutto molto dettagliato e finemente illustrato, eppure questa NON è Parigi.
Piuttosto lo ERA, siamo costretti a dire, sorridendo davanti all’illustrazione del Louvre senza la piramide di vetro che campeggia al centro della corte principale, e di una stazione della metropolitana in cui le carrozze sono ancora divise in prima e seconda classe.
Quante cose sono cambiata dal 1960, data dell’edizione originale, al momento in cui sfogliamo queste pagine! Il mercato cittadino, Les Halles, non esiste più, se non nel nome di un centro commerciale sorto al suo posto; le piazze monumentali come Notre Dame non sono più dei parcheggi a cielo aperto; i gendarmi non roteano il bastone al suono del proprio fischietto, né cavalcano biciclette indossando la tipica mantellina che gli valse il nome di “hirondelles”, rondini.
Dettagli perduti che però riconosciamo come veri, dal momento che qualcuno li ha fissati con forme, colori, inchiostro e parole affettuose sulla carta. Abbasso allora le guide fresche di stampa, che altro non fanno che mettere nero su bianco ciò che potremmo vedere anche da soli: meglio le rappresentazioni inattuali, nostalgiche eppure vive, che stimolano nella nostra immaginazione un paziente lavoro di ricostruzione.
In 750 ans à Paris siamo idealmente davanti un edificio parigino, assistiamo alla sua fondazione nel frontespizio e poi alle sue trasformazioni lungo le pagine successive, dal 1265 fino al 2015.
Questa volta per viaggiare non ci spostiamo nello spazio ma solo nel tempo. Visto che a essere protagoniste della narrazione sono le epoche e la storia di Parigi, quella politica, sociale, architettonica, accettiamo di buon grado di credere che davanti a questo caseggiato, non meglio localizzato geograficamente, si manifestino tutte quelle entità sfuggenti che sono gli avvenimenti chiave identificati dalla storiografia.
Le sfilate dei soldati che vanno alla guerra (dei Trent’anni, napoleonica, franco- prussiana, Prima e Seconda Guerra Mondiale) e quelle degli insorti che chiamano la rivoluzione (1789, 1848, 1871, 1968), i disastri naturali (l’esondazione della Senna nel 1910) ma anche gli eventi sportivi (i Mondiali vittoriosi del 1998).
Il racconto della Storia procede a ritmi diversi e quindi da una pagina all’altra possono passare un anno oppure quindici, nei quali ravvisare cambiamenti minuti o macroscopici nell’immagine davanti ai nostri occhi, consentendoci di dilatare o accorciare il tempo della nostra esplorazione.
Paris 2050 è invece la città che incarna tutte le possibili tendenze del futuro, rinverdendo i fasti da metropoli avanguardista che le furono propri per tutto il diciannovesimo secolo.
In questo “almanacco d’anticipazione” è ancora possibile riconoscere le vestigia dei monumenti più celebri, riprodotti con fotografico realismo, sotto un collage di elementi scenografici e creature bizzarre, che rappresentano la deriva grottesca della nostra società contemporanea.
Si ride ma un po’ si inorridisce di fronte alle presunte icone del futuro (le vittime dei reality show immortalati in una statua ai Jardin du Luxemburg, il monumento ai caduti del cibo spazzatura, ma anche la Gioconda barbuta, il papa testimonial dell’acqua minerale e la prima scimmia a vincere il Croissant d’Or al festival del cinema), alle tendenze dell’arte contemporanea (la piramide di groviera dell’Hotel de Ville, il museo dedicato a Donkey Kong, gli escrementi giganti dell’artista concettuale Rudolph Hitler), alle trasformazioni nel paesaggio e nell’ecosistema della città (animali selvaggi che attaccano l’uomo, piovre giganti nella Senna, zombie in metropolitana).
Può Parigi rappresentare la metafora allucinata del disagio che cova nel mondo contemporaneo? Fino a qualche mese fa avrei detto di no, ma la drammatica realtà dello stato di emergenza permanente in Francia oggi suggerisce il contrario.
ITINERARI A PIEDI: Un leone a Parigi (Beatrice Alemagna), La notte degli Zefirotti (Claude Ponti)
Abbandoniamo la storia, passata, presente e futura, e torniamo a occuparci del nostro viaggio. Le pagine delle guide turistiche tradizionali che mi piacciono di più sono quelle dedicate agli itinerari, che non descrivono solo un edificio, un monumento, un punto di interesse, ma provano a raccontare anche il tempo che serve per congiungerli, lo spazio che intercorre fra di essi. Colui che compie il percorso diventa protagonista di incontri inaspettati, di una storia che può svolgersi lungo il cammino.
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Era un grande leone. Un leone giovane, curioso, solitario. Nella sua savana si annoiava molto. Così un giorno partì in cerca di un lavoro, un amore, un avvenire.
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La mappa dell’’itinerario del protagonista di Un leone a Parigi compare sul risguardo dietro la copertina: due mani tengono ben aperta una cartina, che indica il punto di partenza, il punto di arrivo e le tappe intermedie toccate dal felino.
Si tratta di un documento consegnato a un ideale lettore per orientarsi lungo le pagine del libro e per le strade di Parigi, seguire letteralmente le orme dell’animale e infine incontrarlo. Perché il leone della storia esiste davvero e troneggia su un piedistallo in piazza Denfert – Rochereau. Come ci è arrivato?
Giunto in treno alla Gare de Lyon (e dove, sennò?), un leone spaesato comincia ad aggirarsi per la città alla ricerca di un po’ di attenzione, se non addirittura di uno sguardo amico, che fatica invece a riconoscere. Possibile che i parigini, ancora con le loro baguette sottobraccio, siano talmente assuefatti dalla compresenza di milioni di persone diverse, da risultare indifferenti di fronte all’unicità di questo visitatore proveniente dalla savana? Potere delle grandi città, capaci di rendere gli individui invisibili gli uni agli altri.
Il leone, che subisce il trauma di ritrovarsi solo e indifeso in una metropoli smisurata, inizialmente non si accorge delle bellezze architettoniche e artistiche di Parigi. Ma poco a poco lo splendore delle costruzioni, lo scintillio del fiume, la raffinatezza delle opere d’arte, gli suggeriscono un’idea: diventare parte di questa città meravigliosa, adornandone una piazza con la sua maestosità.
Ed è lì, nel quattordicesimo arrondissement, ai piedi di una statua di bronzo, che la fantasia e la realtà s’incontrano.
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Gli Zefirotti vivono da sempre nel sottosuolo di Parigi. Sostengono che senza di loro Parigi non esisterebbe. È difficile crederci. Quello che è ancora più difficile credere è che tutto sia successo da mezzanotte e cinque a mezzanotte e cinque.
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È un itinerario ben strano quello lungo il quale ci conducono gli Zefirotti. Se aprite l’albo La notte degli Zefirotti, al centro trovate una cartina ripiegata con una pianta di Parigi vista dall’alto, sulla quale sono evidenziate gallerie e uscite segrete. Aprendo la cartina, ecco invece una sezione della città, che ne evidenzia le profondità: sotto i marciapiedi, sotto i cunicoli della metropolitana, sotto gli strati fossili e la falda freatica, il sottomondo dei minuscoli Zefirotti brulica di vita.
A riportarli in superficie, grazie a una fittissima rete di canali e passaggi segreti, è la necessità di vegliare affinché Parigi dorma sonni tranquilli e non si afflosci su se stessa. Nessuna chiesa monumentale, nessuna torre, nessuna costruzione pensata dall’uomo negli ultimi secoli starebbe infatti in piedi se gli Zefirotti non pompassero nelle intercapedini degli edifici l’aria compressa necessaria al loro sostegno.
Quando una minaccia come l’infestante Erba Mala rischia di soffocare la città nella sua morsa verdastra, intasandone tutti i condotti, gli Zefirotti sono pronti a chiedere rinforzi a una bambina e al suo peluche e a intervenire con piani ingegnosi, che sfidano le leggi dello spazio, del tempo e della razionalità.
Si tratta del sogno di un bambino o della visione di un artista senza freni? Senza dubbio è l’avventura che tutti i giovani esploratori vorrebbero vivere fra i profili della città più bella mondo.
DOVE MANGIARE: Briciole (Lorenzo Naia, Roberta Rossetti)
Non si può trascurare il fatto che una buona guida debba sempre indicare anche dove e cosa mangiare di tipico e indimenticabile.
Le Briciole del titolo dell’album omonimo sono frammenti di torte che qualcuno ha scartato a fine pasto e che altri hanno fatto cadere da tavola. La noncuranza le ha fatte sentire inutili e indesiderate, eppure le briciole provengono tutte da illustri dolci francesi: chi da una Saint Honoré, chi dalla tarte Tatin, chi da clafoutis, madeliene, croissant, macaron, croquembouche…
Seguendo le tartellette e i bocconcini vagabondi nella loro ricerca di un pasticcere che sappia valorizzarle in un nuovo impasto, ripercorriamo non solo un itinerario che passa per le vie più belle di Parigi, ma compiamo anche un viaggio fra le ricette e le tradizioni culinarie che hanno reso la capitale francese una meta fra le più appetitose del mondo.
Nelle sue centinaia di pagine dense di informazioni, dati, liste, descrizioni, una guida tradizionale non può far altro che cercare di condensare tutto il sapere su un luogo in una forma ordinata secondo priorità decise dalla consuetudine, mentre una cartina definisce lo spazio secondo linee e direzioni il più razionali possibile. Entrambe però poco ci dicono del brusio e del silenzio di una città, della densità dell’aria e del suo profumo, dell’orientamento del sole e degli effetti di luce, dei suoi segreti e stati d’animo.
Ripartiamo dunque dalle storie, quelle illustrate ma anche narrate, per stimolare la nostra aspettativa, il nostro appetito, la sete di avventura e conoscenza della vita che scorre nei luoghi che amiamo.