Qualche anno fa, quando le materie extrascolastiche non avevano un gran peso, non davano crediti extra, si frequentavano comunque perché rappresentavano una buona occasione per conoscere persone al di fuori della propria classe (magari quel ragazzo o quella ragazza carina) e, nel migliore dei casi, per coltivare una passione che fra i banchi non trovava soddisfazione.
[pullquote align=right]Quando le materie extrascolastiche non davano crediti extra, si frequentavano comunque perché rappresentavano una buona occasione per conoscere quel ragazzo o quella ragazza carina e coltivare una passione che fra i banchi non trovava soddisfazione.
[/pullquote]Per me questa passione è sempre stata il teatro, quindi immaginate quanto mi sono immedesimata nei tre protagonisti di 3000 modi di dire ti amo di Marie Aude Murail. Con la solita sensibilità e la sua grande capacità di tratteggiare personaggi autentici e indimenticabili, l’autrice ha dato vita a Chloé, aspirante Giulietta di buona famiglia, a Bastien, l’eterno pagliaccio in cerca di un’approvazione che sembra arrivare solo dalle risate degli altri, e infine a Neville, che a diciassette anni ha già tutte le caratteristiche che servono per diventare un artista maledetto: bellezza, animo tormentato e soprattutto grandissimo talento.
L’impegno per frequentare dopo la scuola le lezioni di teatro del professor Jeanson e affrontare l’esame per entrare all’Accademia d’arte drammatica di Parigi, che potrebbe cambiare il loro futuro, cementa fra i ragazzi un legame che porta a mischiare arte e vita, amore e amicizia. Come già aveva sperimentato in Miss Charity, nella prosa di Murail le battute dei copioni teatrali si trasformano in dialoghi attuali. Qui addirittura la voce narrante si fonde fino a diventare quella non di uno, ma di tutti e tre i personaggi.