Buongiorno Armando, grazie per averci concesso del tempo per questa intervista (semiseria).
Grazie a voi! Tra poco dovrò andare al lavoro ma il tempo per due chiacchiere lo trovo sempre volentieri.
Innanzitutto le chiedo, come sta? Come si sente?
Intende, per un uomo nato 46 anni fa già adulto e con i baffi? Mi sento piuttosto longevo!
E non credo di aver preso peso! Indosso ancora tutti gli abiti che portavo allora, senza aver preso nemmeno una taglia.

Un raro fotogramma in cui si intravedono i capelli di Armandone, dall’episodio Le scarpe di Armando
Però pur sempre un bell’Armandone! Senta, gentile Armando, noi della redazione di LibriCalzelunghe abbiamo più o meno la stessa età della sua cagnolina: e l’abbiamo sempre vista come il Papà di Pimpa e così continuano a vederla i nostri figli, piccoli o grandi che siano. Mia figlia Viola, quattro anni a settembre, alla domanda diretta su chi fosse Armando, ha risposto senza alcuna incertezza “è il papà della Pimpa!”. Sulla madre però, nulla si sa. Penso che questo fatto sia veramente particolare: i bambini accettano con molta naturalezza che la Pimpa possa avere un papà umano e nessuna mamma. Come si spiega, secondo lei, questo fatto?
Perché, il fatto che Pimpa parli con tutti non sembra strano? E che vada ovunque al mondo? E che non faccia quasi mai capricci? Queste cose non sembrano strane? Quello che vediamo è il mondo di Pimpa e di Armando, quello che esiste perché Pimpa racconta a me cosa ha fatto durante il giorno. Ha una mamma, non ce l’ha? Secondo me ce l’ha, ma queste sono le storie che la Pimpa racconta ad Armando.
Trovo che lei, Armando, sia sul serio il miglior padre del mondo: ha una forte presenza in casa (pulisce, cucina, usa l’auto, va in vacanza con la Pimpa), una fortissima valenza educativa, ma lascia a Pimpa tutta la libertà di questo mondo per esprimere sé stessa nella maniera migliore. I dialoghi alla fine della storia, con la Pimpa che racconta i suoi strampalatissimi viaggi e gli incontri assurdi fatti e lei, Armando, che cerca di riportarla a un piano di realtà, senza mai però inquadrarla o correggerla, lasciandole, peraltro, anche sempre la battuta finale, sono quanto di meglio la pedagogia possa insegnarci. Spesso ho usato i libri de La Pimpa per imparare a stare con i miei figli. Lei è in pratica un manuale di pedagogia, lo sapeva?
Manuale adesso… su, Angela! Non esageriamo. La mia pedagogia non è da manuale: è il buon senso di chi prende il tempo di ascoltare – perché quando ascoltiamo sbagliamo meno di quando cerchiamo di dire tutto quello che c’è da dire. E poi, mica posso stare lì a dire a Pimpa tutto quello che deve fare: io ogni giorno vado a lavorare, e poi faccio altre cose, cucino, dormo, leggo. Mi piacerebbe che queste cose fossero educative anche per i genitori.

Un pupazzo anni Novanta dell’Armando
Touché. Educano anche i genitori e i bambini grandi, ma soprattutto quelli dai due anni in su: Altan, il suo Creatore, ha ideato La Pimpa guardando le fasi evolutive e la crescita di sua figlia Kika, che da piccolissima desiderava avere un cagnolino. Il percorso segue il personaggio attraverso i media (cartoni, fumetti, libri, giochi), e avendo a mente la maturazione del cervello del bambino: i libri più semplici della Pimpa – e intuiamo facilmente l’eccellente lavoro della redazione di Franco Cosimo Panini Editore – infatti, con piccoli episodi che vedono la Pimpa in contesti quotidiani in casa o nel giardino, sono pensati per i lettori più giovani, che vengono accompagnati nella lettura dai genitori. I fumetti e le storie più lunghe, ricche di dettagli e che sfociano nelle avventure più immaginifiche, invece, sembrano pensati per un pubblico di bambini più grandi, capaci di pensiero metaforico. Paradossalmente, in queste storie, la sua presenza, Armandone, sfuma: ci può raccontare come si sente ad essere sempre meno presente man mano che Pimpa (idealmente) cresce?
Chi lo dice che non ci sia? Siccome ci sono stato bene prima, ci sono perché sono ben presente a Pimpa! Non sono necessario nella storia perché è Pimpa a spiegare cosa bisogna fare agli altri, o ascolta volentieri cosa le dicono tutti. Il mondo della Pimpa è grande, è ampio: e non potrebbe esserlo se io fossi sempre lì – Armando è un sedentario!
Con il tempo, le storie della Pimpa si sono arricchite di nuovi personaggi: il cagnolino Tito e la paperetta Olivia i più amati, ma nessun altro umano: questo fatto è assai singolare, non trova?
Ah ah ah! Macché singolare! È sempre Pimpa al centro di tutto, e io raramente parlo con i suoi amici, e dico solo la cosa più importante: “Piacere!”, cioè “benvenuto”, sono felice che tu sia qui. E certo, quando uscirà un fumetto col mio nome in copertina, un “Armando” e non una “Pimpa” ci sarà spazio anche per i miei amici e amiche, e allora vedremo altri umani. Fino ad allora, chi se ne importa!

L’Armando interpretato in teatro da Giorgio Scaramuzzino