Leggere in serie

Migliori amiche da 35 anni: Il Club delle baby-sitter

Written by Virginia Stefanini

Statisticamente parlando, è possibile che pur essendo degli adulti interessati alla letteratura per ragazzi e lettori di queste pagine non conosciate il fenomeno transmediale da centinaia di milioni di copie noto come Il Club delle baby-sitter, in inglese The Baby-Sitters Club, di Ann M. Martin.

Ecco alcuni validi motivi anagrafici per la vostra mancata conoscenza:

  • non siete ex-ragazzine o ex-ragazzini americani cresciuti a partire dagli anni Ottanta;
  • non siete ex-ragazzine o ex-ragazzini italiani cresciuti negli anni Novanta e Duemila;
  • non siete genitori, parenti o amici dei suddetti ragazzini e ragazzine;
  • non siete librai, bibliotecari o insegnanti di lettere in servizio a partire dagli anni Ottanta (in USA) e dagli anni Novanta/Duemila (in Italia);
  • non siete genitori, parenti o amici di giovani che a tutt’oggi abbiano un’età compresa fra gli 8 e i 12 anni, che divorano serie tv sulle piattaforme, serie a fumetti e serie di libri.

Io stessa rientro solo parzialmente nelle categorie che ho menzionato sopra e fino a qualche anno fa avevo solo una limitata competenza in materia.

Sono sorella di nove anni più grande di due lettrici che erano undicenni nel 2000 e fan della serie. Poi nel 2005 ho iniziato a lavorare come bibliotecaria e per un po’ ho visto le familiari copertine retrò dei tascabili de Il Club delle baby-sitter, pubblicati da Mondadori, entrare e uscire dagli scaffali. Qualche anno dopo sono finiti in deposito e non sono riemersi più.

Ma l’oblio non è durato troppo a lungo. Prima sono comparsi gli adattamenti a fumetti di Il Club delle baby-sitter, pubblicati in Italia da Il Castoro a partire dal 2016, firmati da Raina Telgemeier, la più popolare autrice di fumetti per ragazzi degli ultimi anni, e successivamente da Gale Galligan. Com’era prevedibile, i volumi sono andati a ruba fra i lettori e le lettrici già conquistati dai graphic novel Smile e Sorelle (me compresa). Poi è arrivata la notizia che la piattaforma di streaming Netflix avrebbe prodotto una nuova versione televisiva della serie di libri di Ann M. Martin.

Di conseguenza Mondadori ha messo in cantiere una riedizione dei romanzi originali, la cui pubblicazione è iniziata nel 2020 (ma la traduzione è rimasta la stessa). La mia curiosità verso questo prodotto editoriale e i suoi derivati ha cominciato a crescere e mi sono decisa a leggere i primi quattro libri e poi a guardare gli episodi in tv.

Così sono approdata nel mondo di Stoneybrook, una tranquilla cittadina di provincia del Connecticut in cui un gruppo di quattro ragazzine di dodici anni decide di avviare una piccola impresa: offrire un servizio di baby-sitting alle famiglie con figli piccoli del loro vicinato.

Per rispondere ai clienti nella maniera più efficace possibile Kristy, Mary Anne, Claudia e Stacey formano il “Club delle baby-sitter”, che si riunisce tre volte alla settimana davanti al telefono fisso in camera di una di loro. Ogni libro ha come voce narrante e motore della storia una delle protagoniste, ma la narrazione coinvolge sempre tutte. Le vicende parlano di amicizia, litigi coi genitori e fra coetanei, di scuola e primi amori, di lavori semplici e lavori difficili, di soluzioni per rimettere le cose a posto.

L’affetto per il Club è stato istantaneo. Per prima cosa mi sono ricordata di quanto mi piacesse fare la baby-sitter quando anch’io ero una ragazza: prendersi cura dei piccoli fa naturalmente sentire grandi (ma dire il vero ero decisamente più grande dei personaggi quando ottenni i miei primi lavori pagati). Secondo: alla loro età quanto ho desiderato avere anch’io il telefono in camera (e anche una camera tutta per me… ma questa è un’altra storia)!

Al di là delle ragioni sentimentali per apprezzare la serie, devo però fare subito una precisazione: ci sono romanzi seriali nati per un pubblico giovanissimo ma capaci di conquistare un’ampia fetta di lettori adulti (per dirne solo uno: la saga di Harry Potter), ma Il Club delle baby-sitter non è fra questi. La serie non travalica la fascia d’età middle grade per la quale è stata originariamente ideata. Però è straordinario come si sia evoluta, saltando da una generazione all’altra, ibridandosi con altri linguaggi e sopravvivendo in modo piuttosto sorprendente alla prova del tempo e ai mutamenti sociali e tecnologici degli ultimi trentacinque anni!

Il primo libro della serie The Baby-Sitters Club firmato da Ann M. Martin, Kristy’s Great Idea, fu pubblicato negli Stati Uniti nel 1986. Come raccontato dall’autrice in un’intervista pubblicata sul magazine Vulture, l’idea della serie non fu sua, bensì di Jean Feiwel, editor della casa editrice Scholastic. Martin confezionò insieme a lei i primi quattro libri, che ebbero un discreto successo. Dal sesto in poi, il fenomeno esplose e la serie progredì al ritmo di un nuovo titolo al mese. L’autrice dovette essere affiancata da uno staff di ghost writers, ma a detta sua continuò a supervisionare le trame e l’editing finale di ogni libro (e a firmarli). La serie terminò ufficialmente nel 2000: all’epoca contava più di 200 titoli, inclusi decine di speciali, e una serie spin-off di all’incirca 120 volumi, Baby-Sitters Little Sister, dedicata ai lettori più giovani. Le copie della serie vendute dall’editore? Complice il formato tascabile e il ridotto prezzo di copertina, si stima all’incirca fra i 170 e 180 milioni di copie, numero che la colloca “solo” al tredicesimo posto nella lista delle serie di libri più vendute di sempre (una classifica molto istruttiva, che potete consultare a questo link).

In Italia Il Club delle baby-sitter arrivò con tredici anni di ritardo, nel 1999, cioè alla vigilia della sua conclusione in patria, e Mondadori lo pubblico per i sette anni successivi in una veste editoriale molto economica, corredata di gadget (in particolare tatuaggi per le unghie allora di gran moda). Probabilmente il motivo di questo recupero così fuori tempo massimo fu cercare una “sorella minore” per la collana Le Ragazzine, che la stessa Mondadori aveva inaugurato con buon successo nel 1996, ammiccando al pubblico delle pre-adolescenti. Oppure fu un tentativo di conquistare la fetta mancante di lettori più giovani con un prodotto di formato simile (tascabile in brossura economico, con storie autoconclusive) ma di genere opposto (realistico contro fantastico, “femminile” contro “maschile”) rispetto ai Piccoli Brividi.

Sta di fatto che il potenziale editoriale di Il Club delle baby- sitter non poté essere sfruttato appieno: altri tipi di serie stavano iniziando ad imporsi sul mercato (Geronimo Stilton fece la sua comparsa nel 2000, Harry Potter nel 1998) e Mondadori non terminò mai di tradurre tutti i volumi originali, fermandosi ai primi 72. Sono contenta di non esserne stata una giovane fan all’epoca, perché mal avrei sopportato l’interruzione arbitraria della serie prima della sua fine naturale! O per meglio dire innaturale, giacché la trama del Club e delle sue baby-sitter si è ripetuta centinaia di volte, senza che il tempo scorresse in avanti. Come si evince anche dalla cronologia della serie, pubblicata in appendice all’ultimo volume, le protagoniste Kristy, Mary Anne, Claudia e Stacey avevano inizialmente dodici anni, poi tredici anni a partire dal decimo libro (pubblicato in USA nel 1988), ma sono dovuti passare altri dodici anni prima che finissero la terza media!

Ripetitività, sviluppi narrativi scarni e piuttosto prevedibili, presenza di uno staff in sostituzione della visione autoriale: le informazioni e gli elementi emersi fin qui restituiscono il ritratto di una serie sviluppata con chiare finalità commerciali e dal potenzialmente modesto valore letterario. È quindi probabile che se fate parte dei lettori adulti che si interessano di letteratura per ragazzi nel senso più proprio del termine, siate piuttosto diffidenti nei suoi confronti. Ma se i numeri e i fatti riportati sopra illustrano il successo di Il Club delle baby-sitter, non riescono del tutto a chiarire la cosa che vale maggiormente la pena indagare: la sua persistenza nell’immaginario popolare per tutto questo tempo.

Per capire questo fenomeno, devo tornare ad avere dodici anni come le protagoniste, o dieci, come le loro potenziali lettrici. Com’ero all’epoca? Volitiva come Kristy? Timida come Mary Anne? Estrosa come Claudia? Attenta all’aspetto come Stacey? Anticonformista come Dawn, la quinta arrivata del Club? Sicuramente un po’ di tutto questo. In quegli anni ho portato i capelli con la frangia e a caschetto, i lunghi lisci, ma talvolta anche ricci fatti coi bigodini, castani o con le mèche decolorate. Ho indossato jeans e pantacalze, cardigan col colletto e felpe col cappuccio, vestiti con frappe e salopette. Ricordo bene tutti questi dettagli perché non erano semplici frivolezze ma tentativi di costruzione di un’identità al pari della scelta dei libri da leggere, dei film da vedere, delle attività extra scolastiche da frequentare e delle persone con cui condividere tutto questo.

Illustrazione di Gale Galligan da “Logan e Mary Ann!”, Il Castoro, 2021

Allo stesso modo, i libri del Club delle baby-sitter parlano delle cosiddette “cose da ragazze” e in ogni episodio ricorrono descrizioni di acconciature, vestiti e accessori. Eppure dal mio punto di vista queste digressioni non vanno considerate un modo superficiale di raccontare i personaggi femminili: i dettagli diventano un appiglio per le lettrici, che possono rispecchiarsi in molteplici modelli e di volta in volta scegliere quello più adatto al proprio continuo evolversi fisico e emotivo.

La coralità è un altro punto di forza della serie. Ann M. Martin e soci hanno reso ognuna delle baby-sitter protagonista delle proprie storie, sfruttando le loro differenze di carattere, le loro debolezze e il loro punto di vista per creare spunti narrativi plausibili. Nel Club non esistono comprimari, così come non esiste un solo personaggio dominante o “eletto” in virtù di caratteristiche eccezionali. E ciò, ieri come oggi, consente a chi legge di sentirsi un potenziale membro del gruppo.

Un altro aspetto interessante correlato alla popolarità della serie è che in trentacinque anni di vita di finzione, le protagoniste hanno avuto numerose incarnazioni e assunto sembianze diverse, sia sulle copertine dei romanzi, che nei fumetti o in video (in un film e una serie tv negli anni Novanta, prima della versione attualmente in onda), adattandosi persino a epoche differenti. Ma vedendo un gruppetto di quattro ragazzine riunite intorno a una cornetta i fan saprebbero identificare all’istante la sportiva Kristy, Mary Anne con l’aria mite, Claudia dai look stravaganti, Stacey la più elegante… pur non essendo più in grado di riconoscere l’apparecchio telefonico fisso!

Guardando più da vicino, la rappresentazione dei personaggi non è un tema neutro. Quando uscì la prima edizione a fumetti di Kristy lancia un’idea, negli Stati Uniti era il 2006 e i fan della serie si lamentarono perché lo stile grafico dell’autrice Raina Telgemeier era diametralmente diverso da quello delle copertine delle edizioni Scholastic degli anni Ottanta e Novanta (ne parla la stessa autrice in un suo post sul sito Go Raina). Nei graphic novel la raffigurazione dei personaggi era spiritosa, rotondeggiante e cartoonesca, mentre i romanzi proponevano immagini di copertina in stile realistico/pittorico, molto connotate sotto il profilo della moda dell’epoca.

Tavola di Raina Telgemeier da “Mary Anne e le liti del club”, Il Castoro 2018

Ma da lettrice di vecchia data dei libri del Club delle baby-sitter, Telgemeier dimostrò di conoscere e rispettare tutte le caratteristiche dei personaggi e, pur non specificando mai l’anno di ambientazione delle storie, ne lasciò inalterato il contesto: tutti usano il telefono fisso, non ci sono tablet o pc portatili e le televisioni hanno il tubo catodico. Eppure leggendo i suoi quattro fumetti (oltre al primo, i titoli sono Mary Anne e le liti del club, Il segreto di Stacey e Un’estate movimentata per Claudia) si ha la sensazione di assistere a una commedia dei giorni nostri. Con la freschezza del suo tratto, Raina Telgemeier ha traghettato Il Club delle baby -sitter nel mondo contemporaneo. Successivamente, grazie al suo successo planetario come autrice completa, ne ha garantito la longevità sugli scaffali. Dopo l’edizione in bianco e nero del periodo 2006-2008, i fumetti di Raina Telgemeier sono stati ristampati a colori a partire dal 2015 e successivamente sono stati messi in cantiere nuovi seguiti Club delle baby-sitter, firmati da giovani e promettenti fumettiste per ragazzi. Gale Galligan ha realizzato i quattro numeri successivi (è appena uscito anche in Italia per Il Castoro l’ottavo volume Logan e Mary Ann) e fra il 2021 e il 2022 ne sono previsti altri sei.

Le cinque protagoniste della serie tv targata Netflix

Impossibile che la serialità televisiva, alla costante ricerca di nuovi contenuti tratti dal mondo della letteratura e del fumetto, non si accorgesse del potenziale de Il Club delle baby-sitter. E infatti Netflix ha fatto propria l’idea. Sebbene la rivisitazione dell’immaginario giovanile degli anni Ottanta le avesse finora portato molto fortuna, la piattaforma ha scelto di produrre una serie reboot, ovvero un “nuovo inizio” della storia originale, ambientata ai giorni nostri. Il motivo di questa scelta potrebbe annidarsi ancora una volta nel desiderio di rispecchiamento degli spettatori nelle giovani protagoniste, una delle chiavi del successo dell’intera serie.

Negli ultimi anni, complici molte campagne sociali e “social”, la sensibilità del pubblico è cambiata, così come la rappresentazione della società, specie quella americana, nei prodotti culturali. Di pari passo vanno le baby-sitter sul piccolo schermo: trentacinque anni dopo la loro nascita sono cresciute, sono diventate icone vere e proprie e ora non devono più attenersi alla descrizione originale della loro autrice. Le interpretano giovani attrici di provenienze diverse: l’afro-canadese Malia Baker diventa Mary Anne; Sophie Grace è Kristy; Shay Rudolph è Stacey; Momona Tamada condivide con il personaggio di Claudia dei genitori giapponesi; Xochitl Gomez, il cui nome rivela origini centro americane, è Dawn. Stando alle recensioni sul portale Internet Movie Database, la scelta si è rivelata vincente per una buona parte di spettatori, ma discutibile per altri, così come l’introduzione di tematiche più contemporanee su omosessualità e identità di genere. Ora, oltre alla stagione 2 della serie televisiva, non ci resta che aspettare una nuova serie di romanzi?

Nel frattempo continuerò ad interrogarmi sull’ultima questione aperta posta dal Club delle baby-sitter. Al giorno d’oggi, nella nostra società composta di adulti iperprotettivi, sarebbe bello che qualcuno affidasse davvero a dei dodicenni la cura dei propri bambini piccoli e che i più giovani potessero avere un ruolo di responsabilità nei confronti dei propri pari.

Libri e fumetti della serie attualmente in commercio
Il Club delle Baby-Sitter -1. Kristy lancia un’idea, di Ann M. Martin, Mondadori 2020
Il Club delle Baby-Sitter – 2. Claudia e il fantasma del telefono, di Ann M. Martin, Mondadori 2020
Il Club delle Baby-Sitter – 3. Il segreto di Stacey, di Ann M. Martin, Mondadori 2020
Il Club delle Baby-Sitter – 4. Mary Anne e le liti del club, di Ann M. Martin, Mondadori 2020
Il club delle baby-sitter. Kristy lancia un’idea, di Raina Telgemeier, Il Castoro 2016
Il club delle baby-sitter. Il segreto di Stacey, di Raina Telgemeier, Il Castoro 2017
Il club delle baby-sitter. Mary Anne e le liti del club, di Raina Telgemeier, Il Castoro 2018
Il club delle baby-sitter. Un’estate movimentata per Claudia, di Raina Telgemeier, Il Castoro 2018
Il club delle baby-sitter. Dawn e i terribili tre, di Gale Galligan, Il Castoro 2019
Il club delle baby-sitter. Kristy e le nozze della mamma, di Gale Galligan, Il Castoro 2019
Il club delle baby-sitter. Stacey si prende una cotta, di Gale Galligan, Il Castoro 2020
Il club delle baby-sitter. Logan e Mary Ann!, di Gale Galligan, Il Castoro 2021
Risorse e articoli sul web
The Baby-Sitters Club Wiki: #1 source for information about the books, TV shows, Movie and general franchise
“Ho riletto il Club delle baby-sitter da adulta e l’ho amato”, di Marta Corato, su Softrevolutionzine, 19 dicembre 2013
“Ann M. Martin on the Enduring Appeal of The Baby-Sitters Club and Rebooting Another Children’s Series”, di Alexis Swerdloff, Vulture, 5 settembre 2016
“The Baby-Sitters Club Taught Me Everything I Needed to Know About Literary Fiction”, di Gal Beckerman, su The New York Times, 1 luglio 2020
“‘The Baby-Sitters Club’ Boss on Adapting Ann M. Martin’s Classic Books for the 21st Century”, di Danielle Turchiano, su Variety, 2 luglio 2020
“Amid Baby-Sitters Club revival, fans hail influence of Asian-American character Claudia”, di Terry Tang, su CBC, 9 luglio 2020

sull'autore

Virginia Stefanini

Laureata in studi teatrali, dopo essere diventata bibliotecaria si è specializzata "sul campo" in letteratura per ragazzi. Collabora con riviste e siti specializzati, oltre ad animare le pagine del suo blog personale GiGi Il Giornale dei Giovani Lettori. Nel 2017 ha frequentato Bottega Finzioni, la scuola di scrittura in cui sono nate le sue prime storie per bambini e ragazzi, in corso di pubblicazione a partire dal 2020.