Leggere in serie

Le serie: per una pragmatica dell’editoria per ragazzi

Written by LibriCalzelunghe

Questo numero è dedicato interamente alle serie, una di quelle cose che istintivamente crediamo di conoscere ma non conosciamo davvero. Quanti numeri deve avere una serie? Quanto successo deve avere avuto? Quanto deve essersi spostata da un mezzo di comunicazione all’altro?

Le serie sono una cartina di tornasole di come ci occupiamo di editoria per ragazzi: spesso non compaiono nei premi letterari, eppure da sole fanno gran parte del mercato; non guadagnano molte recensioni (soprattutto i seguiti), eppure sono i libri di cui si parla di più nel passaparola.

Di serie si parla sulla stampa (anche su quella specializzata) spesso solo per dire che non sono così belle; oppure che contengono qualcosa di diseducativo, di sbagliato, di scorretto.

E così si fanno due cose che non troviamo tanto giuste: parlare di libri per ragazzi solo col metro dell’estetica (cosa è bello?) o solo col metro educativo (cosa insegnano?).

Pensiamo che sia possibile, che sia doveroso, parlare di letteratura ed editoria per ragazzi senza limitarsi a queste due domande: perché leggiamo per tanti motivi, e non solo per la bellezza o per l’appropriatezza. Il bello e l’educativo ci portano inevitabilmente a creare dei canoni: e il mondo della lettura non ha bisogno oggi di canoni letterari.

Parlando di serie ci troviamo per forza di cose a ragionare in altri termini: cosa funziona in una serie? Cosa ci cattura? Come funziona il coinvolgimento del lettore? Come ci proiettiamo dentro una serie? Cosa rimane uguale attraverso gli anni e cosa passa di moda? Come cambia una serie attraverso i vari mezzi di comunicazione? Cosa cerchiamo nella lettura?

Parlare di serie è un’occasione per fare “pragmatica della lettura”: per ragionare di come ci si avvicina a un libro, di cosa ci rispecchia, di personaggi e di protagonisti, di stereotipi e modelli, di ritmi di lettura, di varietà e costanza, di emozioni, di richiami e citazioni.

Guardandoci indietro, in questi anni Libri Calzelunghe ha sempre dedicato spazio a questa pragmatica della lettura: ragionando intorno agli spazi bianchi, ai margini, alle traduzioni, alla rappresentazione dell’infanzia, all’uso del colore, alle modalità di fruizione. E ragionando intorno alle tante sapienze necessarie a creare un libro per ragazzi: la sapienza della parola e quella dell’immagine, e quella del libro, della voce, della luce, del colore, dei formati, del pieno e del vuoto, del ritmo e delle pause.

Da un punto di vista pragmatico, allora, l’editoria per ragazzi è fatta anche, se non soprattutto, dalle serie: e le serie da sempre permeano il nostro immaginario, da Sherlock a Lupin, da Harry Potter a Barbapapà.

Cosa fa, concretamente, pragmaticamente, allora, di una serie una serie?

Una serie ha anzitutto dei personaggi ricorrenti che a volte crescono attraverso le varie storie (come in Harry Potter, ma anche come in Breaking Bad, per uscire dal seminato dell’immaginario infantile), a volte invece rimangono identici (come ne Il Club delle Baby Sitter o nei Simpson). Ci sono almeno due tipi di serialità basata sui personaggi: le serie “verticali” che si fruiscono in un dato ordine (per capirsi, l’episodio due comincia alla fine dell’episodio uno, e via di seguito), e le serie “orizzontali” che si possono leggere in qualsiasi ordine. In questo numero racconteremo entrambi i tipi, esempi “orizzontali” come Pimpa di Altan e Geronimo Stilton, e più limitatamente “verticali”, frequentemente definite anche “saghe” o “trilogie”/”quadrilogie”. Un terzo tipo che analizziamo è rappresentato dalle serie basate non sui personaggi, ma su un formato ricorrente e riconoscibile, oltre che una firma d’autore, come Lampi di genio di Luca Novelli.

Il nostro definire l’una o l’altra serie letteratura dipende spesso da decisioni che precedono la lettura del libro. Diario di una schiappa di Jeff Kinney è il classico esempio che fatichiamo a definire letterario ma che ci insegna molto sulle esigenze dei lettori, sui bisogni che proiettiamo nella lettura, su quella avventura che si dà mentre leggiamo. Sono un esempio decisamente pragmatico, di cui dovremmo saper dire qualcosa di più del “bello o brutto”, “educativo o diseducativo”.

Certo è che una serie costruisce nel tempo un rapporto molto stretto col proprio pubblico, in modi diversi che vanno dalla riconoscibilità dello spazio dedicato in libreria, fino alla creazione di pagine internet ricche e interattive, e oltre, col merchandising e i parchi tematici. Anche senza tutto questo, fin dal Novecento le serie hanno dialogato con i lettori attraverso la posta e i club di lettori, con modalità analoghe a molte campagne di promozione della lettura.

Le serie creano mondi, in maniera analoga a quanto facevano un tempo i cantastorie con l’epica – mischiando racconti d’amore e d’eroismo, mitologie e leggende, storie d’astuzia e racconti buffi: tanto che Greg Heffley e Lupin, Geronimo Stilton e Peppa Pig hanno in sé tanto di Atena e di Loki, di Orlando e di Ginevra, di Giufà e di Colombina. I singoli episodi delle serie procedono per ritmi riconoscibili, analoghi e nascondendo a volte fascino e creatività dentro dettagli quali un abito o un vezzo, un piccolo gesto o un paradosso.

Le serie creano i propri lettori, focalizzando l’attenzione su ciò che si vuole mostrare di volta in volta: tanto che chi non conosce la serie, o la vede per la prima volta, rischia di non capire di cosa sta parlando, cosa stia raccontando davvero (e allora ecco i recap iniziali o i paragrafi riassuntivi).

Molte serie “orizzontali” parlano di conquiste e di ricerche, ma quasi mai di un cambiamento psicologico (cosa che invece trova posto in alcune saghe). Parlano di rapporti interpersonali, ma raramente di trasformazione. Le serie sono in questo e nel formato (lungo vs. breve) l’esatto contrario delle fiabe. Se nelle fiabe qualcosa cambia e per sempre, le serie sono “costrette” a ripresentare una situazione ogni volta quasi uguale.

I tipi psicologici presenti nelle serie “cambiano” dunque dialetticamente, nel loro rapporto reciproco, e nel rapporto che propongono al lettore – che “cresce” o “cambia” passando attraverso i personaggi proposti, attraversando un microcosmo di personalità e di rapporti, senza seguire tanto le vicende umane quando i diversi sentimenti chiamati in gioco.

E, alla fine, parlano soprattutto di cosa succede quando leggiamo, quando siamo immersi in una storia, e di cosa ci fa immergere in una certa storia. Per questo ci fanno compagnia tanto a lungo.

Il sommario di questo numero:
Geronimo Stilton e i suoi lettori, di Beniamino Sidoti
Migliori amiche da 35 anni: il Club delle Baby-sitter, di Virginia Stefanini
Greg e Nate: compagni ideali per diventare lettori, di Carla Colussi
La serialità fra narrativa e multimediale. Intervista a Janna Carioli e Luisa Mattia, a cura di Francesca Mariucci
Rigore e leggerezza: la divulgazione secondo ‘Lampi di genio‘, di Sergio Rossi
Buongiorno, Armando!, di Angela Catrani
Ottoline e le scarpe spaiate, di Marina Petruzio
Il lato scientifico delle serie. Intervista a Nicola Davies, a cura di Virginia Stefanini (articolo disponibile anche in inglese)
Ancora una storia! Sulla serialità nei libri per ragazzi, di Guido Affini

Nelle foto: Book Parade di varie scuole del mondo, anni 2018-2020. La Book Parade è una celebrazione frequente nel mondo di lingua inglese, che offre agli alunni delle scuole dell’obbligo una giornata per vestirsi come i protagonisti dei propri libri preferiti, un po’ come capita negli appuntamenti di cosplay.

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