Leggere in serie

Ottoline e le scarpe spaiate

Written by Marina Petruzio

Se c’è un personaggio femminile nella letteratura per l’infanzia perfettamente trasversale, ovvero letta anche dai maschi e simpatica agli adulti questa è decisamente Ottoline.

E se si potessero stabilire delle genealogie anche per i personaggi disegnati potremmo serenamente affermare che Ottoline discende direttamente da quella Eloise che Kay Thompson e Hilary Knight raccontarono così puntualmente e ironicamente alla metà degli anni ‘50. Eloise era allora l’archetipo dell’infanzia spensierata e effervescente al femminile, che a modo suo si adattava all’intorno, anche se magari non proprio a misura di bambina, che a modo suo usufruiva dei grandi a disposizione e che altrettanto a modo suo provava giorno dopo giorno la sua autonomia con rinnovato coraggio e curiosità, adottando a volte soluzioni “punk”, come si direbbe oggi, ma guadagnandone sempre granellini nuovi.

In fin dei conti Eloise era una femmina di sei anni, una bambina di città che viveva a New York, al top floor del The Plaza Hotel, in un appartamento di pregio, con una tata dalla santa pazienza, una mamma sempre in viaggio e un papà non pervenuto. Era il 1955 quando venne alla luce in quel suo mondo bianco e nero al tratto e pieno, dettagliato in rosa shocking come per i tondi e per le ombre nei quali era ritratta, in omaggio forse a Elsa Schiapparelli, che nel 1937 lanciò il colore che diede il nome al suo primo profumo, Shocking, e che proprio al Plaza fu fotografata, miglior modella delle sue creazioni, da Man Ray in persona, chissà! In questa allure Eloise è l’antenata perfetta di Ottoline: cinquantadue anni le separano ma sono senza alcun dubbio sorelle.

   

Ottoline è nata nel 2007 in Inghilterra dalla matita e dalla penna di Chris Riddell, che ne è autore e illustratore. Pubblicata da Macmillan Children’s Books, la serie Ottoline arriva a noi a partire dal 2008 grazie (è proprio il caso di dirlo) a Editrice Il Castoro. Mentre Silvia Cavenaghi traduce il libro dell’esordio, Pico Floridi completa la serie, attualmente composta da quattro volumi – gli unici sinora scritti e illustrati da Riddell, così garantisce ai lettori la casa editrice! I libri raccontano un piccolo spaccato, quattro momenti della vita creativa e avventurosa della bambina Ottoline Brown, “O” per mamma e papà. Inglese, dai tratti aristocratici, bionda color del lino, occhio chiaro, è una bambina di città, settenne o ottenne ma poco importa, perfettamente autonoma e creativa.

In poche pagine e con un testo mirato, dal primo libro e per tutta la serie, Chris Riddell inquadra la scena fornendo al lettore delle coordinate che collocano Ottoline in uno spazio riconoscibile e rassicurante per tutti. Ottoline vive in una città, Big City, non molto differente da tante altre grandi città dai nomi altisonanti come New York o Londra, per citarne due. La sua abitazione si trova nella terza strada, al ventiquattresimo piano del Grattacielo Macinapepe, appartamento 243. Nella realtà della finzione narrativa si chiamerebbe Torre P.W. Huffledink in onore forse al suo progettista, o a colui che con infinita modestia se la volle dedicare, ma apprendiamo nella prima pagina del primo libro, dal titolo Ottoline e la Gatta Gialla, che la sua forma è talmente particolare che tutti, ma proprio tutti, lo chiamano Grattacielo Macinapepe. Il nome è un “passaporta”, sei nel libro da poche righe e sei già in un altro mondo: quello di Ottoline.

Parte da fuori Riddell e via via stringe il campo: città, quartiere, strada, palazzo, piano, appartamento, in poche parole casa, stabilendo così che Ottoline non è una bambina tanto diversa da chi legge. Una rapida occhiata all’appartamento e alla dislocazione degli ambienti per arrivare agli angoli abitati da Ottoline, racchiusi in piccole vignette: la lunga tavola dove Ottoline e Mister Munro si ritrovano ad ogni pranzo e cena occupando i due capotavola; il letto a baldacchino nella camera con i grandi cuscini in piuma, dove la piccola sprofonda quasi ad esserne inghiottita, il divano Biedermeier, il grande tappeto, le stravaganti collezioni.

Ora il quadro è definito, il lettore a suo agio confortato dal sapere dove si trova, gli adulti rasserenati dall’aver appreso che Ottoline non è orfana e neppure sola, ha una casa, un bell’appartamento confortevole, è circondata da persone che la accudiscono, ha un amico preferito, è benestante. Gode di una sicurezza domestica che, quando si tratta di una protagonista femmina, se c’è mette tranquilli tutti, placa l’ansia. In altre parole Ottoline esiste.

Sulle preziose copertine, con piatto e dorso fregiati in oro a disegnare un medaglione di filigrana dalle molteplici “O” tutt’attorno, e nelle prime pagine di ognuno dei quattro libri la protagonista, O, appare ritratta in un ovale tutto riccioli e svolazzi, come in un prezioso cammeo da portare al collo e, come in un tondo rinascimentale, lo sguardo è puntato su di te, che sei lì, che sfogli, guardi e leggi già rapito.

 

Ogni libro è illustrato al tratto in bianco e nero e caratterizzato da un colore che lo distingue dagli altri della serie: rosso, blu, verde e viola usati per caratterizzare uno sfondo a tinta piatta, per un particolare, per rendere più spiritosa una scena o un oggetto preciso, per caratterizzare un abito e comunque per attirare di qui e di là il nostro occhio e farlo letteralmente ballare fra le pagine. Così come per Eloise era il rosa shocking e come una certa grafica anni cinquanta dettava. Per il resto sono ombreggiature a penna, tratti che si incrociano diritti e poi in diagonale più volte a seconda dello scuro che si vuole ottenere, ghirigori a filetto, sbaffi della raffinatissima penna del suo autore.

Prima di addentrarci nella serie il dato tecnico, per così dire, è che è composta da quattro libri, ognuno dei quali ha, come detto, un colore guida che lo caratterizza e identifica. Sono quattro storie singole con un’introduzione che ridefinisce i contorni e i suoi personaggi principali: Ottoline; Mister Munro, suo inseparabile amico da quando il professore e la professoressa Brown lo hanno trovato in una palude in Norvegia e lo hanno portato a vivere con loro; i genitori di Ottoline, il professore e la professoressa Brown, sempre assenti ma presenti con le loro infinite e surreali collezioni e con una serie di cartoline quotidianamente consegnate, spedite dai posti più reconditi, impensabili e bizzarri del pianeta – fatto che all’odierno adulto, sempre in lotta con il suo capriccioso bambino non sempre interiore, potrebbe destare una certa non domabile ansia. In loro assenza una pletora di assoldati professionisti si prende doverosa cura dell’appartamento 243 e dei bisogni fondamentali di Ottoline: Jean-Pierre della ditta “Pasti fatti in casa”; Pete del “Servizio pulizie McBean”; Kate e Teresa della ditta “Smith & Smith cuscini sprimacciati e Tende tirate” e Geraldine e Geraldine della ditta “Nido Felice si rifanno letti”; la Signora Wong della “Drago Che Ride piegatura vestiti”, (non si hanno notizie certe rispetto al fatto che possa essere un’ava, sebbene cinese, di quella Marie Kondō che nel 2014 spopolò con il suo metodo KonMari per riordinare al meglio gli spazi abitativi con lo scopo di migliorare la qualità della propria vita o che, più semplicemente la suddetta abbia preso spunto dalla signora Wong, no, non vi sono certezze ma chissà); Marion della “Marion forniture per bagni”; sempre pronta con spazzolino e dentifricio; Big Doug della “L.M.P. Lucidatura maniglie della porta” e per finire, i Ragazzi della “1000 uomini sostituzione lampadine” – fatto che riequilibra il bellicoso adulto dal bambino interiore esteriore, di cui sopra, e lo rassicura su eventuale abbandono.

Questa dunque la famiglia allargata di Ottoline, che ruota attorno a lei nel suo quotidiano previene e anticipa piccoli o grandi bisogni, sempre con quel tocco frizzante che solo una mente bambina può scorgere tra chi popola accidentalmente il suo mondo. I restanti personaggi che popolano a vario titolo le giornate di Ottoline sono disegnati e caratterizzati nella trama della storia e sono quindi diversi e con caratteristiche differenti nei quattro libri siano essi reali o di fantasia – perché anche nella finzione letteraria qualcosa e/o qualcuno è più immaginario di altri.

Evidenziate le certezze, sondato lo spazio, geolocalizzata l’infanzia ci si può addentrare in quello che la serie regala godendosi le estrosità così come le ingenuità. Ma veniamo a lei, a Ottoline indiscussa protagonista di questa serie di brevi romanzi illustrati.

Nel primo libro Ottoline e la Gatta Gialla Ottoline si presenta per quello che è, ma lì per lì nessuno ci fa caso; quel che si vede è una bambina seduta in salotto su un pouf Biedermeier a zampe di piccione, intenta a scrivere su un taccuino. Un pouf Biedermeier con zampe di piccione, non un pouf e basta. Ordinatamente vestita anche se non è ora di scuola, anche se Ottoline pare non vada a scuola. Pantaloni larghi, camicetta dalla manica morbida, colletto tondo e cravattino regimental. Riddell continua a non eludere alcun particolare, raccontandoci così anche un po’ di sé e del suo sguardo, e pur di rendere Ottoline reale introduce un altro elemento che, nell’età della protagonista diventa parte integrante della sua personalità, del suo carattere e di quello che vuole dire di sé al mondo con efficacia e fermezza: l’abbigliamento.

In ogni libro, sul frontespizio, Ottoline appare abbigliata in modo diverso: in divisa scolastica in Ottoline va a scuola, stile vacanziero per Ottoline al Mare, e in tenuta da passeggio con il grande cappello da sole del sabato, in Ottoline e la Volpe Viola. Righe e pois caratterizzano anche la sua infanzia, sfruttano lo stesso codice in partiture diverse ma la sostanza è quella: essere visibili ed effervescenti quel tanto che basta per stare un po’ fuori dagli schemi, si è bambini dopotutto. Sebbene righe e pois siano la cosa decisamente meno fuori dagli schemi in tutta la vita di Ottoline. Anzi indossati da lei sembrano per bene e regolarissimi!

Ma non è questo il punto, nei quattro libri pubblicati finora e che compongono la serie l’abbigliamento, il singolo pezzo o il suo essere completo, occupano una parte di rilievo e sicuramente la Signora Wong della “Drago Che Ride piegatura vestiti” ha il suo bel da fare.

  

L’armadio di Ottoline è pieno di vestiti da collezionisti itineranti, vi si possono trovare: vestaglie della Mongolia o della Bolivia in pelo di lama, in mohair del Madagascar, spettacolari cappotti di pelo di cammello, poncho della Patagonia, impermeabili himalayani, calzini canadesi…a Ottoline piace indossare una cosa diversa ogni giorno della settimana: il lunedì gli occhiali da sole, martedì il cappotto, mercoledì la salopette, Giove il paraorecchie, venere un maglione, sabato un cappello da sole gigantesco e domenica degli occhiali strambi, ma solo per stare in casa, presi direttamente da una delle collezioni bizzarre dei suoi genitori. Il martedì potrebbero starci anche delle trecce con fiocco, sì, le trecce del martedì! Ottoline è una Maestra del Travestimento con tanto di diploma preso all’Accademia dei Sotterfugi Chi-6-tu.

Il vezzo che la rende però così ineguagliabile è che ogni volta che Ottoline compra un paio di scarpe al negozio “Scarpe Orso Bianco” a metà della Terza Strada, dove lavora la sua amica Chantal, ne indossa una e mette l’altra nella sua collezione di scarpe spaiate. Non ci sono altre sorelle come lei nella letteratura per l’infanzia, né Pippi con le sue lunghe scarpe per far muovere le dita dei piedi, perché a loro piace muoversi dentro le scarpe, né quell’Alice così composta con scarpette in pelle nera o Cenerentola, con quella di cristallo da sogno. Di Ottoline che calza sul piede sinistro una Start-rite Royal Baby e sul destro una Chuck Taylor All Star Hi ce n’è veramente una sola! Ed è già un’amica migliore e inseparabile…

Così nello svolgere delle pagine, nell’azione di giornate tutt’altro che monotone, Ottoline non indosserà mai un paio di scarpe, una sinistra e una destra, uguale all’altra. Anche in questo caso il suo autore non si risparmia ed elenca e disegna tutta una serie di modelli che avrebbero fatto impazzire anche Imelda Marcos: ballerine elfo, panforte picca da ghiaccio, sandali fiocco di neve, stivali renna ungolati, doposci yeti, mocassini inuit, stivali papà Natale, scarpe da sera Oca delle nevi, infradito pinguino…

      

Il resto sono solo avventure. A Ottoline piace risolvere problemi complicati o escogitare piani ingegnosi e per questo tiene sempre bene gli occhi aperti e un taccuino alla mano, nel caso in cui ci fossero cose dall’interessante all’insolito da non perdere assolutamente. Cose come sventare il rapimento ai danni di innocui cagnolini e riportarli nelle loro case dalle loro impegnative ed amorevoli proprietarie consegnando alla giustizia una Gatta Gialla di “crudelia” memoria; oppure frequentare una particolarissima scuola con corsi di risarella e strani stridii e zoccolii notturni; e ancora essere sempre al fianco di Mister Munro, anche se questo comporta volare su un idrovolante, viaggiare in un sottomarino e su una zattera e indossare abiti poco elastici; o banalmente decidere di organizzare una semplice, grande festa.

Chris Riddell gioca col lettore, entra ed esce da quei mondi di cui l’adulto ha memoria solo tramite l’infanzia. I continui riferimenti a personaggi della letteratura, ai grandi classici, a fatti e persone si rincorrono nei suoi libri andandoli ad affollare di presenze e situazioni che forse non aggiungeranno nulla alla lettura di una bambina o di un bambino, ma che certamente faranno sorridere i più grandi a cui resterà anche il dubbio di aver inteso bene: O da Jacky O? E la naturale eleganza di Ottoline meriterebbe la citazione.

Chiaro è che Ottoline sta giocando.

 

L’autore
Chris Riddell è artista di fama e vignettista politico dell’Observer. I suoi libri hanno ricevuto molti premi fra cui la Kate Greenaway Medal, il Nestlè Children’s Book Award, il Costa Children’s Book Award. Vive a Brighton in Inghilterra.
Bibliografia
Ottoline e la Gatta Gialla, Chris Riddel, Il Castoro, 2008
Ottoline va a Scuola, Chris Riddel, Il Castoro, 2009
Ottoline al Mare, Chris Riddel, Il Castoro, 2010
Ottoline e la Volpe Viola, Chris Riddel, Il Castoro, 2017

sull'autore

Marina Petruzio

Studiosa di letteratura per l’infanzia e vestiti carini, scrive di "Moda, tutta un’altra storia", "Arte & Infanzia" e "Letteratura & illustrazione" sul sito marinapetruzio.it. Co fondatrice di Effimere: atelier in movimento che promuove l’illustrazione e la sua messa in mostra in luoghi desueti della città.