Sonia MariaLuce Possentini è tra le illustratrici più singolari e riconoscibili del libro illustrato di questi anni: ci è sembrato naturale allargare il nostro dialogo sul Bianco e sul Nero a lei, che con questi colori, e con la luce, lavora in maniera così intensa e precisa. L’intervista che segue è punteggiata da alcune immagini dai suoi libri (scelte insieme all’autrice): potete leggerle una volta come una spiegazione di ciò che andiamo dicendo e una seconda volta come una sorta di sua bibliografia ideale.
Siamo felici di inaugurare così una nuova sezione di Libri Calzelunghe, quella delle interviste: un modo per andare oltre le nostre parole e favorire la discussione intorno al tema proposto.
Il tuo stile è personalissimo e unico. Nelle tue illustrazioni il bianco e il nero sono preponderanti: cosa significano per te? Perché questi colori (insieme al rosso) si ripetono con tanta frequenza nel tuo lavoro?
Significano l’essenza del mio lavoro. Memoria di quello che amo e di cui non voglio privarmi. Una scelta estetica ritenuta da molti, almeno nel settore infanzia, più penalizzante (perlomeno fino a qualche anno fa in Italia), anche se io penso che non esista la categoria bambini/adulti, ma solo albi illustrati per tutti. L’esclamazione più frequente che ho sentito tra il pubblico negli albi illustrati in generale è: “Guarda che colori!”
…Ecco, su di me molto spesso invece ho sentito dire: “…Uhm, non usi molti colori… Ahi!”
Penalizzante? Forse. Per me è fondamentale l’idea di catturare non i colori ma solo le diverse intensità della luce. Queste due intensità si traducono in: piena luce, milioni di sfumature di toni fino al nero, il buio assoluto.
Ma poi mi chiedo il nero da cosa è formato? Da tutti i colori!
E il bianco? Da tutti i colori!
E allora? I colori ci sono.

L’alfabeto dei sentimenti, Janna Carioli, Sonia Maria Luce Possentini, Fatatrac, 2013

Poesie di luce, Sabrina Giarratana, Sonia Maria Luce Possentini, Motta Junior, 2014
Un capitolo a parte avrebbe per me il Bianco (uso la maiuscola). La somma di tutti i colori, anche se la percezione che si ha di lui è collegata alla loro assenza… Che stranezza, no?! Melville lo definisce in Moby Dick: “un incolore ateismo di tutti i colori”.
Il Bianco è lo zero algebrico, astrazione illuminata, dove nessuna operazione è possibile. Bianca è la pagina in attesa dell’inchiostro, è il silenzio della neve. Bianco è lo spazio di un attimo. Bianco è ciò che raccoglie tutto ed espande tutto, una scelta forte, radicale e senza compromessi. L’ultima sfida? “Dipingere uno spazio bianco dove nulla è disegnato: questo è il più difficile compito della pittura” Ike no Taiga (calligrafo giapponese).
Il Rosso… il colore della mia famiglia, Il mio colore, quello che amo di più, ma va dosato, perché capace di prendere il sopravvento. Un colore che quando arriva, tutto ferma. Ed è l’unico a essere utilizzato come filtro nella fotografia in bianco e nero per aiutare i contrasti.

Il pinguino senza frac, Silvio D’Arzo, Sonia Maria Luce Possentini, Corsiero Editore, 2015

Il pinguino senza frac, Silvio D’Arzo, Sonia Maria Luce Possentini, Corsiero Editore, 2015
Le tue illustrazioni si caratterizzano per un sapiente uso della luce. La luminosità delle tue tavole è forse uno degli elementi più caratterizzanti del tuo stile. Spesso sembra che tu utilizzi il bianco come “contenitore” luminoso. Se pensiamo, per esempio, alle tavole di “Poesie di luce”, vediamo che il bianco avvolge i volumi e ne stempera i contorni, un po’ come se fosse una foto sovraesposta. Cosa comunichi attraverso la luce e come arrivi a una resa cromatica del genere? E, ancora, se ci sono, quali sono i tuoi punti di riferimento nella pittura classica nel momento in cui ti confronti con la resa della luce in un’illustrazione?
Gilles Deleuze, quando parlava di un’idea, la definiva Luce sigillata. Caravaggio, il Genio della luce, è sicuramente tra gli artisti quello che maggiormente cattura la mia anima, il suo legare il divino all’uomo, al mondo dei poveri, della gente comune. Per me la luce è uno degli elementi che sta alla base della realtà. Forse proprio come Pasolini la percepiva, la desiderava. Quotidiana, drammatica e di contrapposizione alla luce universale. Questo cerco di comunicare. Un contrasto estetico e spirituale che vede la mia scelta nella ricerca della realtà e nell’eccesso di evidenza.

Canti dell’attesa, Sabrina Giarratana, Sonia Maria Luce Possentini, Il Leone Verde, 2015
Come io arrivi alla resa cromatica, non so, studi, curiosità, scelte… rimane il fatto che le tecniche pittoriche studiate dal Cennino Cennini per diventare un restauratore (perché questo era il mio sogno), mi hanno influenzato, così pure tutte le ricerche in ambito storico-pittorico. Desidero che le carte che utilizzo siano prive di grammature evidenti, per questo uso le satinate, per rendere tutto luminoso e ‘perduto’, come scrivere su carta che brucia. Desidero che i miei colori siano polveri sottili e impalpabili, che trascino con spugne da trucco, sfumini, dita. Con la gomma o con i chiari pratico lumeggiature, come un artista rinascimentale. Desidero che i contrasti siano forti e radicali. Che il nero sia assoluto, come il bianco… il resto, per arrivarci, una polvere sottile che si deposita a velature. Pacatamente. Cancellata dove serve, lasciata deposta dove serve. Come le nebbie della mia pianura.
Luce che crea il bianco ma anche l’ombra, così che da questo contrasto fuoriescano le cose per mezzo di ombreggiature e tinte più o meno forti: le frontiere del grigio, che hanno sempre qualcosa d’impreciso.

La bella nel bosco addormentato, Sonia Maria Luce Possentini, Corsiero editore, 2015
Come già abbiamo detto, a noi pare che la relazione con la fotografia nelle tue opere sia piuttosto evidente. Un altro elemento che abbiamo notato è il tuo desiderio di ‘sfocatura’ delle immagini che, tuttavia, non perdono in resa figurativa. Qual è il senso, quale la poetica che è dietro alla scelta di rendere incerti i contorni, di farli vibrare allo sguardo?
“Provengo da una città come Reggio Emilia che ha una manifestazione internazionale di grande valore, Fotografia Europea; terra di Luigi Ghirri. Il Maestro Luigi Ghirri. Come non rimanere contagiati nel DNA dalla sua sapienza nel pensare per immagini? Come non prendere in mano una macchina fotografica e non aver voglia di sperimentare il valore delle inquadrature? Dentro il mirino catturare un mondo che appartiene al qui e adesso, poter fermare l’attimo, prendere questa sua infinita eredità visiva e cercare di poterla rappresentare attraverso la mia sensibilità, nelle immagini destinate ai bambini? A tutti? Più forte di me, è dentro la genetica del Genius Loci, dove vivo.

Mostri Selvaggi, Omaggio di Sonia Maria Luce Possentini a Maurice Sendak
Per me però, innamorata della sperimentazione, è sul Dagherrotipo che la curiosità (ma non la mia competenza fotografica) si fissa. Il Dagherrotipo è uno strumento sensibile alla luce (come la macchina fotografica), ma è soprattutto magia, ambiguità, tridimensionalità e non riproducibilità. Questo, in sintesi, era ed è il Dagherrotipo. Una possibile scatola magica.
La sfocatura è la polvere della memoria che si deposita nei nostri ricordi, dove più che la definizione dell’immagine, interessa la magia del ricordo. Questo cerco di fare.
La possibilità che ogni persona possa, attraverso una mia immagine, riconoscersi. Perché non rappresento il surrealismo, il fantastico o visionario di un’idea, o di un’azione, ma piuttosto una realtà quotidiana velata di memoria. Quello che cerco di fare è esprimere attraverso un’inquadratura, delle infinite possibilità di lettura che, soprattutto, appartengono al quotidiano di tutti, tramandate molto spesso attraverso l’oralità e non da racconti scritti”.

L’aviatrice, illustrazione libera di Sonia Maria Luce Possentini

Giardino d’inverno, illustrazione libera di Sonia Maria Luce Possentini
Nonostante questo diffuso senso di indefinitezza, l’aspetto figurativo e la resa dei volumi nelle tue illustrazioni non viene mai meno. Da cosa nasce la tua esigenza di essere così fedele al modello tanto da volerne cogliere l’azione, lo sguardo, la postura come se lo vedessi attraverso un obiettivo fotografico (e volutamente fuori fuoco)?
“Esigenza, necessità interiore del reale, di dare alle cose, ai personaggi, la possibilità di essere, dentro quelle sequenze di questo o quel libro, protagonisti essi stessi delle storie. La bambina incontrata alla fermata del tram, il vecchio che ho visto al negozio vicino a casa. Il piccione incrociato alla stazione o il bambino che ho visto in riva al mare. Raccontare il mondo, non fermarmi alla superficie, ma cercare i più sottili fili dell’anima. Un bisogno, il mio, di rendermi conto della realtà in modo spietatamente concreto e poi, condurlo nel ricordo, nella parte più intima del cuore, per non farlo andare via”.
Ci regali tre parole per raccontare la tua idea di illustrazione? E tre per descriverti come illustratrice?
Noi sogniamo di viaggi per l’universo, ma l’universo non è forse in noi? Novalis.
“…Di me …difficile, ci provo: rigore, stupore e ricerca della poesia”.
Grazie dei vostri occhi, un forte abbraccio
Sonia MariaLuce
[…] soluzione di continuità, resa ancora più intensa dalle immagini ammantate di luce e realismo di Sonia MariaLuce Possentini. Un’edizione di lusso in cui anche i capolettera sono illustrazioni finissime e studiate a […]
[…] ho approfondito. Recentemente Sonia Maria Luce Possentini ha rilasciato una bella intervista per Libricalzelunghe.it dove ha precisato che per lei il Bianco è “lo spazio di un attimo, il colore della attesa”. […]