Incontrarsi dentro un libro

incontrarsi (e conoscersi) in classe grazie ai libri

Written by Matteo Biagi

Il laboratorio di lettura: una pratica possibile per portare dentro la scuola la possibilità di incontrarsi (e conoscersi) grazie ai libri

Quando, in redazione, abbiamo concordato di scegliere questo tema, “Incontrarsi dentro un libro”, ho pensato subito che questa fosse un’espressione che fotografa bene il senso del mio lavoro a scuola, e ho deciso dunque di aprire la porta della mia aula a tutti i lettori, e di raccontare, semplicemente, come è possibile, nella mia esperienza, che in una classe di scuola, un gruppo di persone formato da un adulto e venti preadolescenti possa incontrarsi e conoscersi grazie ai libri.

Mi piaceva il fatto che in una piccola stanza abitassero centinaia di grandi, rumorose storie, in silenzio”.

Queste sono le parole con cui Sebastiano, un mio ex alunno che adesso ha diciotto anni, ha risposto a una mia domanda su quale fosse l’aspetto del lavoro fatto con me che ricordava più piacevolmente a distanza di cinque anni. Mi ha colpito il fatto che nella sua frase c’è molto del significato più profondo del laboratorio di lettura, che pure nella sua classe avevo iniziato in maniera rabdomantica, senza quella consapevolezza teorica che ho maturato negli anni successivi.

Come talvolta accade per il divertimento del destino, nella mia pratica didattica il laboratorio di lettura – con tutto quello che ne è conseguito, a partire dall’esperienza di qualcunoconcuicorrere – è nato in maniera assolutamente casuale. Il mio orario di servizio dell’anno scolastico 2009 – 2010 prevedeva quattro ore consecutive nella stessa classe, la IA, due volte alla settimana. Pensai che avrei dovuto inventarmi qualcosa che rendesse l’ultima delle quattro ore diversa dalle altre, e intuii che quella poteva essere l’occasione per sperimentare un momento didattico in cui mettere alla prova alcune idee che avevo sviluppato nel mio primo triennio. Prima fra tutte una considerazione che oggi mi pare un’ovvietà, ma che allora faceva storcere il naso ai colleghi con cui ne parlavo: e cioè l’idea che, essendo ognuno dei miei studenti diverso dall’altro, per livelli di competenze, per esperienza, per gusti e inclinazioni, avrei avuto più possibilità di far breccia su di loro pensando non a un libro unico, da leggere nell’ora di narrativa, ma proponendo a ciascuno di loro letture differenziate. E poi quegli esercizi alla fine di ogni capitolo mi parevano assolutamente inadatti allo scopo di creare un nuovo lettore. Quindi, senza aver annunciato nulla a quei ventitré ragazzi che conoscevo da poche settimane, una mattina indimenticabile, alla quinta ora di un lunedì di ottobre, uscii per un attimo dalla classe per andare a prendere una valigia di libri e li rovesciai rumorosamente sulla cattedra. La luce che si accese nella grande maggioranza di loro, l’entusiasmo, la curiosità che quel semplice gesto aveva liberato ha fatto di me – da quell’istante – un insegnante diverso.

Da allora – sono passati nove anni, aggiustamenti in corsa e moltissime letture sull’argomento (Chambers e Serafini le più significative) – il laboratorio di lettura è una componente essenziale della mia progettazione didattica.

Che cos’è e come si svolge il laboratorio di lettura?

Il laboratorio di lettura è un momento didattico, articolato in una/due sessioni settimanali e attraverso il lavoro a casa, nel quale gli studenti:

– leggono

– riflettono continuamente sulle loro competenze di lettura

– ricevono consulenze da parte dell’insegnante e dai compagni

– condividono le esperienze di lettura

– si impegnano in compiti autentici

È, in effetti, uno straordinario contrasto tra una grande libertà pedagogica (di scelta e abbandono del libro, dalla valutazione e dalle sanzioni tradizionali) e un’organizzazione piuttosto rigorosa, che ha il compito di costruire, attraverso la routine, una comunità di lettori competenti e critici.

Quali sono i cardini del laboratorio di lettura?

Il laboratorio si basa su alcuni punti fermi. In primo luogo necessita che i ragazzi dispongano di una biblioteca di classe fornita di molti titoli, variegata per generi, temi e livelli di complessità, che comprenda libri ad alta leggibilità, graphic novel, albi illustrati (sì, anche per gli adolescenti!), sistemata in maniera che tutti i titoli siano ben visibili e accessibili. Sarebbe opportuno che l’insegnante conoscesse bene i titoli della biblioteca, per svolgere al meglio il suo ruolo di facilitatore.

Inoltre, serve tempo. Se si vuole adottare il laboratorio dobbiamo essere pronti a ripensare la nostra organizzazione didattica. Servono almeno due sessioni settimanali, per dare agli studenti il giusto tempo non solo per la lettura, ma anche per la rielaborazione, la condivisione delle esperienze di lettura, la riflessione sul loro processo di apprendimento.

Perché utilizzare gli albi illustrati anche con gli adolescenti?

Lo spiega benissimo Frank Serafini: sono gradevoli e invitanti, accessibili, pieni di meravigliose illustrazioni, complessi, utilizzabili come modello di una grande varietà di strutture, generi, temi, argomenti. Sono brevi ed hanno un grande livello di interattività, dato che gli studenti non si limitano ad ascoltare, ma devono anche interagire con le immagini per costruire il senso di una storia.

Perché la biblioteca di classe? Come realizzarla?

Il ruolo della biblioteca di classe nasce da una situazione contingente, la condizione disastrosa di gran parte delle biblioteche scolastiche italiane, e la trasforma in un punto di forza. Negli anni mi sono reso conto che vivere a contatto costante con i libri – davanti agli occhi per tutto l’orario settimanale – ha un ruolo importante nella costruzione della comunità di lettori. Nelle classi che adottano il laboratorio c’è sempre un buon numero di volumi disponibili, a portata di mano: gli studenti possono accedervi spesso, ad esempio quando hanno terminato una verifica, o in un’ora di supplenza. Come realizzarla? Non si può prescindere dal materiale proprio, se si vuole realizzarne una ampia, ma si può pensare di chiedere una piccola cifra ai genitori rinunciando al libro di narrativa o, per i più audaci, all’antologia, oppure organizzare iniziative di autofinanziamento.

Il ruolo dell’insegnante

Il laboratorio di lettura non è la dimensione più congeniale, inizialmente, per chi è affezionato alla cara, vecchia, rassicurante lezione frontale; tuttavia in attività come questa possiamo scoprire quale può essere la direzione della nostra professionalità. Il docente qui opera come mediatore, facilitatore dell’incontro tra studenti e libri. Servono insegnanti esperti di letteratura per ragazzi (l’esperienza la si fa piano piano, ovviamente), abili lettori ad alta voce, empatici, coinvolgenti.

Com’è organizzata una sessione di laboratorio?

Normalmente in tre parti: una parte iniziale, di quindici – venti minuti, che può essere utilizzata per scopi differenti, a seconda del momento: spiegare le regole, presentare i libri, tenere brevi lezioni su generi, temi, o autori, etc; la sessione di lettura, individuale o collettiva, che dura circa mezz’ora; una parte finale dedicata alla condivisione, in varie forme.

Nelle sessioni di lettura individuale gli studenti leggono, ricevono consulenze da parte dell’insegnante o dei compagni, creano un mini-gruppo di lettura sullo stesso libro; nelle sessioni di lettura collettiva l’insegnante legge ad alta voce un testo (spesso, nella mia esperienza, racconti o albi illustrati) che ritiene importante per introdurre un autore, un genere, una tecnica, un tema. Le sessioni di lettura ad alta voce sono particolarmente importanti all’inizio, quando la comunità di lettori ancora non è coesa.

Quali attività di rielaborazione e condivisione sono legate al laboratorio di lettura?

Negli anni mi sono sempre preoccupato di collegare il laboratorio, con la sua portata di ore e ore trascorse in mezzo ai libri e a parlare di libri, ad attività teorico-pratiche in cui gli studenti potessero sperimentare le competenze che stavano acquisendo. Ne elenco di seguito alcune: la recensione, intesa come vero e proprio compito autentico, da inviare a giornali, blog, da pubblicare su qualcunoconcuicorrere; la presentazione del libro, da condurre secondo un processo ben preciso; l’intervista all’autore; il corner di consigli per la biblioteca scolastica o quella comunale; la compilazione di bibliografie per le classi parallele o inferiori; la presentazione del laboratorio alle altre classi o ai genitori; la partecipazione agli eventi culturali e ai festival.

Cosa ne dicono i ragazzi

“Mi piace lo stare insieme mentre si legge, e sederci dove ci pare senza che il prof. dica niente” Sofia, 12

“Ho capito che tipo di lettore fossi” (Sebastiano, 18)

“Ho le idee più chiare su quali generi mi piacciono” (Giulia, 12)

“Mi piace il fatto che due volte alla settimana possiamo leggere con tranquillità. Cioè, mi spiego meglio: noi, quando siamo fuori da scuola siamo sempre impegnati con i compiti e con lo sport e quindi arriviamo a sera stanchi morti. È difficile tenere un buon ritmo solo con le pagine che leggiamo la sera, perciò le ore di lettura in classe sono belle e utili. Inoltre, le ore di lettura, tra tante ore che sono stressanti, fatte di spiegazioni e di interrogazioni, ci fanno vivere meglio” (Giada, 13)

“Alla primaria leggevo, ma solo perché mi veniva imposto. Se nessuno mi avesse detto di leggere sarei riuscita benissimo a stare mesi senza aprire libro. Ora, dopo due giorni senza un libro, sento come un vuoto.” (Giada, 13)

“Prima di iniziare il laboratorio non leggevo un libro neppure se me lo regalavano a Natale, invece adesso è diventata una routine. Nei primi mesi continuavo a iniziare libri e a cambiarli dopo poche pagine, finché insieme al prof. non sono riuscita a trovare il libro giusto”. (Aurora, 13 anni)

“Il laboratorio è magnifico: ci permette di leggere ciò che ci piace, ma soprattutto ci aiuta a capire quali sono i nostri gusti, portandoci a sperimentare generi che non pensavamo di leggere. E poi, è fantastico il fatto che non ci siano voti né gare, ma solo un impegno con noi stessi”. (Aurora)

sull'autore

Matteo Biagi

Insegnante di lettere alla scuola secondaria, vive a Firenze. È l’ideatore e il coordinatore di /Qualcunoconcuicorrere.org. Dal 2016 fa parte del comitato scientifico di Libernauta.