Una splendida estate

Un’estate per imparare a volare

Written by Alessandra Starace

“Non rammaricarti mai per la tua caduta,
O Icaro del volo senza paura.
Perchè la più grande tragedia di tutti,
è non provare mai la luce che brucia.”
Oscar Wilde

 

Particolare di Due Ali, Cristina Bellemo, Mariachiara di Giorgio, Topipittori


Se i romanzi di formazione costituiscono da sempre il territorio privilegiato per rafforzare l’incontro tra gli adolescenti e la letteratura, le storie che raccontano di una crescita che avviene durante l’estate lo sono ancora di più.
Se è vero che “l’estate che cambia la vita” è uno dei temi più ricorrenti e inflazionati della letteratura per adolescenti, è anche vero che mai, come in  estate, la predisposizione dell’animo sembra pronta al cambiamento.
Le giornate si allungano, il tempo libero a disposizione sembra dilatarsi all’infinito, i vestiti si alleggeriscono e il tempo passato all’aria aperta restituisce quella selvatichezza e libertà che in qualche modo, in altri periodi, si tende a nascondere o a inibire.
I viaggi, i luoghi nuovi e le situazioni inaspettate favoriscono nuovi incontri, la nascita di nuove amicizie, amori e avventure rocambolesche.

Queste storie hanno molti tratti in comune; ne ho scelto uno: è la possibilità, che l’estate offre, di potersi ascoltare, di mettersi in contatto con la parte più profonda e meno conosciuta di sé stessi.
L’estate sembra offrire, infatti, il tempo e lo spazio per sé, per quel raccoglimento in cui è possibile avere un’intuizione positiva, ascoltarla e soprattutto riconoscerla.

Un’estate può diventare una splendida estate quando un’emozione profonda porta a galla i bisogni di ciascuno, lasciando intravedere le proprie aspirazioni e, perché no?, i talenti che difficilmente, a una certa età, sono facili da riconoscere.
Un periodo in cui non solo si prende consapevolezza delle proprie esigenze e desideri, ma si acquista quella fiducia necessaria per sognare più fortemente.
Un’occasione per riconoscere quelle paure e liberarsi da quei pesi che rendono difficile sollevarsi da terra e spiccare il volo.

A volte, però, per riconoscere i fardelli che rendono difficoltoso il volo, e per  conquistare la spinta e l’energia necessaria, c’è bisogno di un amico o di un’amica, e non importa che ti somigli o che abbia la tua stessa età, anzi a volte si tratta di persone che compaiono per caso, così fortunatamente, in un’estate in cui non ti aspettavi nulla, tanto meno d’imparare a volare.

È questo quello che accade ai protagonisti dei libri che mi accingo a presentarvi, storie in cui i protagonisti stringono nuove amicizie che li aiuteranno a conoscere meglio sé stessi, acquistare fiducia e staccarsi da terra in un giorno d’estate, un giorno che saprà ritornare a far luce in quelli più bui, per sempre, con la stessa forza e intensità della prima volta.


La prima di queste storie è Il giorno in cui imparai a volare di Dana Reinhardt, edito da Mondadori.

Il giorno in cui imparai a volare, di Dana Reinhardt, Mondadori

Una storia di amicizia e crescita che, man mano che il tempo passa, mostra la protagonista, una ragazzina di tredici anni, uscire dalla sua zona di comfort, esplorare il mondo e la vita intorno a sé, in modo nuovo e con occhi diversi, assumersi le sue responsabilità e diventare una persona più autonoma e indipendente.
Drew, il cui vero nome è Robin Drew Solo, all’inizio dell’estate non ha grandi aspettative, anzi è sicura che niente di speciale potrà accadere.

Mentre tutti gli altri ragazzi della sua età hanno in programma un campeggio, una vacanza dai nonni, un corso di pittura o fotografia, lei, durante l’estate, avrebbe lavorato nel negozio di formaggi gourmet di sua madre, situato in una città costiera della California.

Drew non ha molti amici e, a parte il surfista gentile che lavora nel negozio e di cui è segretamente innamorata, le uniche persone che frequenta sono la madre e gli adulti che gravitano intorno al negozio.
Da quando suo padre è morto, Drew sembra formare una squadra molto coesa con la madre, cosa che non permette a nessuna delle due, però, di condurre una vita propria.
Non ha mai avuto un’amica del cuore, per esempio, un’amica alla quale poter confidare tutto e a cui chiedere aiuto in caso di bisogno.
Ha soltanto un topo, “un normalissimo ratto” che gli è stato regalato in occasione dell’inaugurazione del negozio della madre e al quale è molto affezionata, tanto da portarlo sempre con sé ovunque.
Le cose iniziano a prendere un corso diverso quando Drew trova in casa il “Quaderno delle Liste” appartenuto al padre, che sembrano voler trasmettere la paura del padre di non poterla ammirare “spiccare il volo”. Poi incontra Emmett, un ragazzo che si aggira in modo misterioso intorno al negozio e che ogni sera prende il formaggio avanzato nel vicolo sul retro, dove viene lasciato appositamente.
Tra i due nascerà un’amicizia che mostrerà a Drew cosa vuol dire essere una vera amica.

Emmet, infatti, ha  bisogno di aiuto: suo fratello David è molto malato, sua madre è consunta dal dolore e suo padre è improvvisamente sparito dalla loro vita. Soprattutto, Emmet è convinto che, immergendosi al tramonto in una fonte ritenuta miracolosa possa salvare suo fratello e riportare la serenità ai suoi genitori. Peccato, però, che Emmett non sappia nuotare.
Ma a questo serve un’amica, a credere alle leggende, ad arrampicarsi insieme su una roccia dalla quale tuffarsi insieme, mano nella mano.
A credere nei miracoli.
A credere che tutto sia possibile.


“Ma i miracoli avvengono lentamente. Non nel giro di una notte. Non con un tuffo da una roccia, o un bagno nell’acqua calda.”


Se ci si crede, si può evitare di affogare e imparare a prendere la vita nelle proprie mani, ognuno a modo suo, proprio come fa Drew Robin Solo, o come capita alla protagonista del prossimo libro di cui vi andrò a parlare.

Il mondo da quaggiù, Hollywood Goldberg Sloan, Mondadori

Alle soglie di un’altra estate troviamo Julia Marks, un’adolescente un po’ bizzarra e divertente dalla statura piuttosto ridotta per la sua età, tanto da costituire per lei un cruccio.
Nelle foto di gruppo scolastiche, Julia,  è sempre in prima fila, nessuno la vuole nella squadra di pallacanestro, ha sempre bisogno di uno sgabello per raggiungere i ripiani più alti della cucina ma soprattutto è “abbastanza piccola da riuscire a passare dalla porticina del cane” di casa.
La nonna la chiama “il terrier di casa”; dice che i terrier “saranno anche cani di piccola taglia, ma sanno essere tosti.”
I suoi obiettivi per l’estate sono di evitare di deprimersi per la propria dimensione e di superare il dolore per la perdita del suo cane, avvenuta di recente.
Grazie all’intervento della mamma, però, le cose prenderanno una piega diversa, è infatti lei che la spinge, insieme al fratello,  a fare un’audizione per Il mago di Oz, uno spettacolo teatrale, organizzato dall’università locale, diretta da un noto regista di Broadway, Shawn Barr, un uomo di grande carisma.
Julia viene scelta per far parte del cast nella parte dei Mastichini, un ruolo marginale di cui all’inizio non è proprio contenta, non ritenendosi all’altezza, ma che si rivelerà provvidenziale, perché le farà conquistare quella fiducia in se stessa e scoprire che quello che riteneva il suo punto debole, la statura ridotta, costituisce, invece, uno dei suoi punti di forza.
A interpretare il ruolo dei Mastichini nella rappresentazione teatrale sono tutte persone piccole, dei ragazzini e tre adulti nani, che a dispetto delle dimensioni si riveleranno per carattere e bravura  tutt’altro che persone piccole dalle quali Julia sente di poter imparare molto, non solo sul teatro, ma sulla vita in generale.
“Avevo smesso di preoccuparmi della mia crescita. Una volta ci pensavo di continuo, ma poi sono diventata un Mastichino e tutto è cambiato. Nel Paese dei Mastichini comandano le persone basse. Se fossi una ragazzina alta come tutte le altre non sarei la benvenuta.”
Durante lo spettacolo Julia osserva da vicino e fa amicizia con molti adulti che fanno parte dello spettacolo: con il regista che le mostrerà la magia del teatro, la signora Chang, la sua anziana vicina di casa che la sorprenderà con le sue insospettabili doti artistiche, ma soprattutto con Olivia, un adulto con nanismo, che interpreta come lei sia il ruolo dei  Mastichini.
Nel corso delle prove Olivia con la sua sicurezza, caparbietà e determinazione conquisterà sempre più Julia, diventando per lei un modello di adulto al quale ispirarsi.
“Ho imparato che è molto meglio avere un modello di ruolo vivo e vegeto e che conosci di persona, perché puoi prendere un sacco di esempi in più. Mi piace ancora Eleanor Roosevelt, ma non può competere con Olivia. Nessuno regge il confronto”.
Se Olivia aiuta Julia a comprendere che la ridotta statura non può essere considerata un difetto e che, comunque, non è la sua peculiarità.
Il regista, Shawn Barr, dal nome piuttosto eloquente, tra una prova e l’altra mostrerà a Julia come seguire “il sentiero dorato” è come il teatro costituisca un modo privilegiato per cambiare prospettiva, per guardare le cose da un altro punto di vista.


“Il mondo è pieno di preconcetti, ed è roso da pregiudizi inveterati e perfino istituzionalizzati. Ecco perché facciamo teatro. È di questo che si tratta. Chiediamo alle persone di riconsiderare se stesse e gli altri da un’altra prospettiva”.

L’estate donerà a Julia padronanza di sé, iniziativa, si aggiudicherà, oltre al ruolo di Mastichino, quello di prima ballerina e di Scimmia volante, un ruolo che non solo le permetterà di acquisire sicurezza e coraggio ma soprattutto di volare in tutti i sensi: sollevata da una scomoda imbracatura, in un costume di scena fatto apposta su misura per lei Julia riuscirà a guardare per la prima volta il mondo dall’alto verso il basso, a vedere quello che non si vede, e a crescere dentro, che è poi quello che conta veramente.

E mentre lei è impegnata a raccogliere gli applausi del pubblico e festeggiare il trionfo dello spettacolo, un altro adolescente è alle prese con altri sentieri da percorrere, e mi riferisco a Lucio, il protagonista di “Cento passi per volare” di Giuseppe Festa.

Cento passi per volare, Giuseppe Festa, Salani

Lucio è un adolescente che all’età di cinque anni ha perso la vista, e nonostante ricordi ancora i colori e le forme delle cose, per immaginare di nuovo quello che non può più vedere deve stringere a sé i suoi ricordi.
I suoi sensi sono molto sviluppati e gli permettono di conoscere meglio di altri le montagne che ama, dove tutto è amplificato: i profumi, i suoni e i versi degli animali.
Lucio se ne inebria, li conosce meglio di quanto conosca se stesso, cammina e si arrampica per i sentieri con più sicurezza di molti ragazzi di città, sotto la guida di sua zia Bea che lo conduce guidandolo con una sciarpa di seta.
Durante una vacanza estiva sulle Dolomiti, Lucio avrà modo di fare amicizia con Chiara, una sua coetanea, e d’intrecciare il suo percorso con quello di un aquilotto la cui vita è messa in pericolo da feroci bracconieri.
Lucio è colto in quell’età in cui i ragazzi per crescere devono allontanarsi dal nido familiare, e scontrarsi coi pregiudizi della gente.
Se egli considera la cecità come un fatto secondario, non è così per gli altri.
Da qui la sua insofferenza a qualsiasi tipo di aiuto e la sua determinazione nel voler fare da solo.
Il problema è che al ritorno dalle vacanze, Lucio avrebbe cominciato il liceo, quindi frequentato una nuova scuola e nuovi compagni, dove i suoi limiti oggettivi sarebbero diventati insormontabili se non ne avesse preso coscienza.
Se Lucio era riuscito fino a quel momento a escogitare stratagemmi per aggirare gli ostacoli che gli si erano parati davanti, soprattutto per non dipendere da nessuno, quello di cui aveva bisogno, ora, per poter spiccare il volo, era riconoscere e accettare i propri limiti per superarli.
E cosa c’è meglio di un amico o di un’amica della stessa età, con passioni simili e i propri problemi da affrontare, in questi casi?
Lucio fino ad ora, da quando aveva dovuto abituarsi alla sua nuova condizione, si era sentito a suo agio solo in mezzo alla natura, sulle sue montagne.


“In quei momenti aveva l’impressione di essere un tutt’uno con la montagna: un velo di freddo gli si adagiava sulle guance mentre i profumi e gli odori della terra si amplificavano a dismisura. Era allora che si sentiva vivo e felice più che mai. Non c’erano segreti tra lui e la natura, solo la bellezza, e la bellezza era condivisione.”

Due ali, Cristina Bellemo, Mariachiara di Giorgio, Topipittori


Chiara è una sua coetanea, come lui ha appena finito le medie, condivide con lui  la passione per la lettura, in particolare per Harry Potter e per i film fantasy, e come lui ha i suoi problemi e i suoi limiti, cui non riesce a dare esattamente un nome: si sente “sempre fuori posto” e a scuola fa fatica a relazionarsi con gli altri, che non la capiscono e la reputano una “che se la tira”.
Grazie all’amicizia che si instaura tra i due, alla condivisione dei propri vissuti, e all’esperienza avventurosa in cui vengono coinvolti, per i ragazzi quell’estate costituirà veramente un momento così luminoso da aiutarli a spiccare il volo.
La guardia forestale che dopo una resistenza iniziale, per le condizioni di Lucio e la goffaggine di Chiara, impegnato in una delicata missione per riportare l’aquilotto rapito nel proprio nido, consentirà ai due ragazzi di raggiungerlo attraverso un sentiero non privo di pericoli. Questo percorso costringerà entrambi i ragazzi a dare voce ai propri sentimenti, ai propri dolori, costringendoli a riconoscerli e a trovare il coraggio di superarli, e vivere più pienamente le esperienze che si troveranno a vivere poi.
Non ci è dato di conoscere la loro vita futura all’indomani di quella splendida estate durante la quale si liberarono dei propri fardelli con un sentimento misto di coraggio e di pazzia che è proprio di quella età fisiologica e del cuore, in cui la voglia di volare è più forte della paura e di qualsiasi altra sicurezza.
Ma una cosa è certa: di un volo si è trattato, verso un cielo in cui la luce del sole era così forte da illuminarli per sempre.
E che quelle ali, seppur un giorno verranno messe vie, saranno consumate o dimenticate, prima o poi torneranno al loro posto, a far volare, proprio come accade all’anziano protagonista dell’albo “Due ali”, di Cristina Bellemo, illustrato da Mariachiara di Giorgio, la cui illustrazione, posta all’inizio di questo approfondimento, lo coglie nel momento in cui le ali, sotterrate ai piedi di un albero di pesco, quando era bambino come uno dei suoi tesori più preziosi, sono tornate al posto giusto, per permettergli di alzarsi in volo perché sia di nuovo #unasplendidaestate.


BIBLIOGRAFIA:

Il giorno in cui imparai a volare, di Dana Reinhardt, traduzione di Valentina Marconi, Mondadori, Milano, 2013.
Il mondo da quaggiù, Holly Goldberg Sloan, traduzione di Loredana Baldinucci, Mondadori, Milano, 2017.
Cento passi per volare, Giuseppe Festa, Salani, Milano, 2018.
Due ali, Cristina Bellemo, Mariachiara di Giorgio, Topipittori, Milano, 2016






 

 

sull'autore

Alessandra Starace

Libraia e promotrice della lettura, biblioterapista , fondatrice di Tata Libro, blog dedicato alla letteratura per bambini e ragazzi. Ideatrice dei SEMInari, tavole rotonde per approfondire tematiche relative alla letteratura per l'infanzia.

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