La mia mamma fa troppi bambini. Secondo me UNO è il numero ideale, specialmente se c’è una cameretta sola e una mamma sola.
(Da Mamme, Arianna Giorgia Bonazzi, Vittoria Facchini, Rizzoli, 2011)
Così pensa il bambino mentre dondola sulla pancia di sua madre e mal digerisce la presenza di una sorellina da poco piombata in casa. Una nuova bimba che beve il latte e si attacca alla mamma. Una nuova bimba che attira su di sé i complimenti di tutti i parenti.
Quello della gelosia per l’arrivo di un fratellino e sorellina è un tema ricorrente nei libri per bambini. Lo è perché affronta un passaggio critico nella vita di molte famiglie, che provoca sensi di colpa e preoccupazioni nei genitori. La coppia nutre il timore di ferire e far soffrire il figlio maggiore, e fra le mille azioni che mette in atto per cercare di rendere questo cambiamento il meno traumatico possibile, c’è anche quella di leggere insieme una storia che possa “spiegare” la situazione e renderla più tollerabile:
Rivivendo i suoi timori protetto dalle nostre braccia, e proiettato in un mondo fantastico, il bambino potrà esorcizzarli e liberarsene.
(Da Nessia Laniado, Bambini gelosi, red edizioni, 2002, pag. 21)
Ci sono passata anch’io alcune settimane fa. Ero al sesto mese di gravidanza, la pancia visibilmente arrotondata, quando ho cominciato ad annunciare a mia figlia di tre anni l’imminente nascita del fratellino. In quel periodo avevo fatto scorta in biblioteca di libri “a tema” che mi aiutassero a entrare nel discorso in modo sereno. Volevo creare un’atmosfera tranquilla intorno all’argomento, mostrare la mia comprensione per eventuali rifiuti, gelosie, opposizioni. In poche parole volevo che si sentisse libera di esprimere o non esprimere sentimenti, dubbi, rifiuti.
Ricordo però che la maggior parte dei volumi che avevo tra le mani non mi convinceva. Risultavano pedanti, buonisti, falsi. Tratteggiavano una situazione irrealistica in cui il fratello o la sorella maggiore dopo le iniziali e prevedibili rimostranze comprendeva, ascoltando le sagge parole dei genitori, che il nuovo venuto era un esserino adorabile, da amare senza riserve.
Più leggevo queste storie sdolcinate, più mi rendevo conto che non parlavano con sincerità ai bambini, non si sforzavano di calarsi nei loro panni, ma tentavano unicamente di impartir loro una lezione, e di dir loro come avrebbero dovuto comportarsi per compiacere i genitori.
Solo un libro tra quelli selezionati mi conquistò invece per la grazia e sensibilità con cui esplorava l’argomento. Diventò la nostra lettura della buonanotte per tante sere consecutive. Curiosamente la copia era ancora intonsa e sembrava uscita da una libreria piuttosto che da una biblioteca. Mi riferisco a È in arrivo un bambino (titolo originale There’s going to be a baby), degli inglesi John Burningham ed Helen Oxenbury, pubblicato in Italia da MottaJunior nel 2011.
Perché questo libro mi aveva rapito?
Perché descrive con onestà il dialogo tra una mamma e il suo bambino durante i nove mesi di gestazione. Un confronto aperto, pacato, basato sulla sincerità, sul tentativo da parte della mamma di rispondere a ogni domanda e perplessità del figlio con parole precise e affettuose.
Mamma e figlio vengono ripresi durante momenti quotidiani, a casa o al ristorante, al parco, a un museo, mentre i mesi passano e il ventre della donna diventa sempre più pronunciato. Il bambino si chiede cosa farà da grande il fratellino e intanto sogna a occhi aperti, immaginando il bebè che fa il cuoco, il giardiniere, il marinaio, il banchiere. Non mancano le tensioni, le preoccupazioni, la tristezza, la paura di perdere l’amore esclusivo della madre:
Mamma, puoi dire al bambino di andare via?
Noi non abbiamo mica bisogno di questo bambino. Eh, mamma?
Un’esternazione che può spiazzare e ferire un genitore, ma che rappresenta la normalità. La mamma del libro non si arrabbia col figlio, e non mente per rassicurarlo. Ascolta, sorride, rimane in silenzio a volte, gioca con lui a ipotizzare quello che il fratellino o la sorellina diventerà da grande. Il loro rapporto è sano e il nuovo arrivato non lo incrinerà (siamo certi di questo).
Le osservazioni risentite di questo bambino mi hanno commosso. Chissà se hanno avuto lo stesso effetto su mia figlia. Quello che so è che dalla bocca di Ilaria sono uscite frasi ugualmente sconcertanti in questi primi mesi di vita del fratello: “Mamma, perché a lui sorridi e a me no?”, “Perché non mi guardi come guardi lui?”, “Mamma, io sono cattiva?”, “Perché ti arrabbi solo con me?”, “Mamma, voglio tornare nella pancia”… Che magone!
Altre volte invece avrei voluto sgridarla con tutto il fiato che avevo in corpo. Come quando ha gettato di nascosto un pupazzo di Andrea nella spazzatura. O quando, fingendo di fargli le coccole imitando i nostri giochi adulti, gli ha dato un morso vigoroso sulla coscia lasciandogli impressa sulla pelle una fila di buchetti.
Avere un altro bambino crea inevitabilmente delle tensioni nel maggiore, che lo considererà un intruso. È inutile sperare che il fratello o la sorella più grande non ne risenta. Come genitori dobbiamo renderci conto che stiamo chiedendo a nostro figlio di accettare di sentirsi rimpiazzato. Tale evidenza non deve però farci desistere dal nostro progetto di allargare la famiglia! Con ogni probabilità, superato il primo periodo critico, col trascorrere dei mesi il nostro bambino riuscirà a superare il problema e perfino a esserne contento.
È quanto assicura anche la nota psicologa e ricercatrice americana Penelope Leach, autrice del manuale di puericultura letto da milioni di genitori in tutto il mondo, Il bambino dalla nascita ai 6 anni (Arnoldo Mondadori, 1992, trad. Renata Gessner, Paola Unnia, Rosalba Williams Vinci).
Per farci comprendere il punto di vista del bambino in attesa del neonato, l’autrice ci riporta un esempio divertente e molto calzante: provate a immaginare che vostro marito un giorno venga a casa e vi dica che sta pensando di prendersi una seconda moglie. Come reagireste? Provate a immaginare che usi una delle solite frasi di circostanza a cui ricorriamo per comunicare al bambino la prossima nascita di un fratellino: “Mi prenderò una seconda moglie, cara, perché ho pensato che sarebbe bello per te avere un po’ di compagnia e di aiuto in casa“, oppure, “Ti voglio così bene che non vedo l’ora di avere un’altra moglie bella come te“.
Voi come reagireste? Sareste soddisfatti di queste rassicurazioni? O vi sentireste ancora peggio? Nessuno ama essere sostituito. Dobbiamo essere consci di questo.
Mi piace Susy, mamma.
È simpatica!
Sarebbe fantastico, e semplice, se i nostri figli si comportassero come Spotty, il tenero cagnolino nato dalla fantasia di Eric Hill, che nell’episodio Una sorella per Spotty accoglie la notizia della nascita della sorellina Susy con entusiasmo. Addirittura le porge un suo giocattolo e, quando la cucciola si addormenta, insieme agli amici capisce che è meglio non fare rumore e tutti insieme si mettono a leggere una fiaba.
Il mondo di Spotty è così: gioioso, allegro, positivo. Un mondo a misura dei più piccini, che riflette l’energia e il travolgente entusiasmo con cui i cuccioli di uomo affrontano le loro prime scoperte e conquiste.
Se i nostri bambini sono più grandicelli e smaliziati, è più probabile invece aspettarsi reazioni velenose come quella della terribile principessina di Tony Ross:
[pullquote align=center]«Piccola principessina Leda» disse il principe suo CUGINO «e se arriva un fratellino che cosa farai?»
«Lo prendo e lo butto nella SPAZZATURA» disse la piccola principessina Leda.
(da Voglio una sorellina, Tony Ross, Mondadori, trad. Margherita Forestan, 1999)
[/pullquote]In fondo lei aveva chiesto una femmina, una sorellina identica a lei.
Sono dell’idea che con l’ironia e con la leggerezza si possa parlare di tutto. E che il filtro umoristico permetta di sciogliere delle tensioni e dare voce a pensieri inconfessabili. Nello spassoso Lo scambio (Jan Ormerod, Andrew Joyner, trad. Sara Ragusa, Terre di Mezzo Editore, 2015), Carolina Coccodrillo non è per niente contenta di quel bebè puzzolente e decide di riportarlo al negozio di animali per cambiarlo con un altro cucciolo.
[pullquote align=center]«Questo fratellino non è come lo volevo io» dice.
«Puzza e sbava, non è divertente e si prende tutto lo spazio sulle ginocchia della mia mamma. Vorrei cambiarlo con uno che mi stia a pennello.»
[/pullquote]Il commesso le offre al suo posto un baby panda, poi un elefante, due tigrotti, e ancora una giraffa, un maialino. Ciascuno di loro però delude Carolina che alla fine si ricrede e pensa che, tutto sommato, il vero fratellino non sia poi così male.
Il mio secondogenito, Andrea, è nato a ottobre dello scorso anno. A pochi giorni dal parto ero diventata ormai un’esperta di libri per bambini sulla gravidanza e sulla relazione tra fratelli. Con Ilaria avevamo avuto l’occasione di sfogliarne e leggerne insieme svariati.
[pullquote align=right]Dormi? Hai paura?
La notte è scura?
Non ti preoccupare, non vado via.
Mi senti vicino vicino?
[/pullquote]Sono felice che questo approfondimento per Libricalzelunghe mi abbia dato la possibilità di ritornare sui titoli per noi più significativi, come Il pancione della mamma (Jo Witek, Christine Roussey, trad. Alessandro Marcigliano, Gallucci, 2011), un monologo carico di attesa e meraviglia, un canto in rima che esprime l’emozione provata da una ragazzina che non vede l’ora di rivestire il ruolo di sorella maggiore.
Tenera, divertita, paziente, la bambina si rivolge direttamente al fratellino nel ventre materno e lo mette al corrente di quello che succede dentro e fuori da lì, mese dopo mese.
Lei lo vede attraverso uno spiraglio che si crea nel vestito della mamma e che diventa via via più grande, assume forme diverse (un cerchio, un cuore, una finestra, una casetta…), lui nel frattempo cresce e dà segno di ascoltare le sue parole e di esserne felice.
L’immagine del pancione che cresce esercita un enorme fascino nei bambini. Si tratta di una magia! Un essere vivente che si muove e scalcia nel ventre materno è un evento inspiegabile e misterioso. I problemi di gelosia generalmente si manifestano dopo, quando il bambino, venuto al mondo, comincia a far sentire chiara e forte la sua presenza.
In Fra le mie braccia di Émile Jadoul (trad. Tanguy Babled, Babalibri, 2016) Mattia, pur essendo un pinguino neonato, è già molto ingombrante. Il fratello Leone vorrebbe che rimanesse PER SEMPRE nella culla. Non c’è spazio per lui! Tutti i posti a disposizione sono già occupati da Leone: le ginocchia della mamma, le braccia della mamma, le spalle del papà… «Non so davvero dove potremmo metterlo, questo piccolo pinguino…» insiste Leone. Fino a che un’idea gli balza in testa: «Ehi! Ho trovato… fra le mie braccia!». E noi lettori siamo in estasi per la tenerezza con cui si chiude la storia.
Non so se Ilaria abbia superato la fase acuta della gelosia nei confronti del fratellino. Probabilmente ora è meno vulnerabile e più preparata, sa cosa aspettarsi e cosa è cambiato nella sua quotidianità. Certi giorni lo chiama, lo cerca, lo abbraccia, gli fa il solletico sotto i piedi. Altri lo tratta con indifferenza e lo esclude dalle sue cose. Ho notato però un forte istinto di protezione nei confronti di questo bimbetto capitombolato nella sua esistenza, una serie di attenzioni e cure premurose che riserva solo a lui. Le piace giocare a fare la mamma, ninnarlo, accarezzarlo, parlare sotto voce quando dorme. Ed è meraviglioso starli a guardare, insieme.
[pullquote align=center]Un giorno scese dalle montagne un orso…
stomp stomp stomp
e arrivò alla casetta.
Una bambina uscì dalla porta e disse:
«Shhh! Silenzio!»
[/pullquote]Poi dal fitto del bosco e dalle fronde degli alberi sopraggiunsero, uno dopo l’altro, un cerbiatto, una volpe, un picchio, uno scoiattolo. A ognuno di loro la bambina chiedeva di stare in silenzio, di fare piano.
[pullquote align=center]«Perché?» chiese alla fine lo scoiattolo.
«Perché il mio fratellino sta dormendo!»
rispose la bambina,
«Com’è tranquillo» dissero gli animali in coro,
«lasciamolo dormire sereno!»
(Da La casa nel bosco, Yoko Maruyama, Nord-Sud Edizioni, 2014)
[/pullquote]
[…] Viola ha la reazione che hanno quasi tutti i bambini che diventano fratelli o sorelle maggiori: la gelosia. Una reazione giusta, se ci pensiamo bene, quella della quotidianità. Perché «i fratelli piccoli […]
[…] una rassegna di libri sul tema: “Mamma, puoi dire al bambino di andare via?” di F. […]