BOOOOH, sono una ghost story!
C’è un sottogenere delle storie di paura che non cessa di stupirmi e di interessarmi, di divertirmi e affascinarmi: sono le ghost story, storie di fantasmi e spettri, a volte spaventose altre divertenti, a volte struggenti altre decisamente comiche.
La ghost story, nella storia della letteratura, parte da lontano ma è ancora prolifica. Cambia aspetto, ma sopravvive allegramente. Il suo periodo d’oro coincide però col romanticismo, e con il rinnovato interesse per tutto quello che emoziona, turba, stupisce, intriga e smuove gli animi; i fantasmi ne diventano allora protagonisti di primo piano: popolano sogni e incubi, vivono al confine tra realtà e immaginazione, tra sonno e veglia. E lo fanno in maniera temibile e rassicurante al tempo stesso.
Neil Gaiman, che gioca spesso con la paura, ricorda come sia bello lasciarsi trasportare dalle storie perché in ogni caso ciò che leggiamo non è reale, non siamo quei personaggi. È una grande illusione da vivere, che passa attraverso i libri. Anche quella storia che infila il lettore in un cunicolo buio, dark, e lo fa perdere tra doppi, rimossi e spettri, rimane comunque una finzione… Il lettore è sempre salvo, ma se la storia è potente, rimarrà scosso.
Inoltriamoci allora in questo cunicolo, percorriamo questa galleria poco illuminata e popolata di fantasmi, con la loro gelida sensazione di presenza. Non troveremo i racconti dei maestri del terrore Lovecraft, Poe e King, ma storie di fantasmi dedicate ai ragazzi e anche ai bambini più piccoli.
Ci sono fantasmi illustri, come Il fantasma di Canterville (1887) di Oscar Wilde, un racconto divertente, condito con la consueta ironia. Il fantasma dovrebbe spaventare ma subisce varie molestie architettate dai gemellini Otis. Solo la loro sorella, Virginia, versa lacrime per il povero ectoplasma di Sir Simon. Di questo racconto seguono innumerevoli adattamenti, anche televisivi, è della mia infanzia quello del 1974 con l’attore David Niven e il fumetto della Disney, di Sisti e Marini.
Ci sono apparizioni spettrali che hanno fama immortale, come i fantasmi che Dickens descrive e racconta nel Canto di Natale (1843).
Quelli di Dickens sono spettri che hanno lo scopo di redimere il perfido e tirchio Ebenezer Scrooge, lo devono spaventare, sono veri spettri che criticano la sua condotta. Scrooge è il simbolo della critica sociale, (contro la povertà, lo sfruttamento minorile e l’analfabetismo), e ha ispirato molti autori. Di questo bellissimo racconto ne esistono rivisitazioni e parodie in opere di narrativa, graphic novels, fumetti e film. Una produzione davvero vasta.
Le vigilie sono già di per sé delle attese, con qualche ansia, e dopo cena certe sensazioni sono più ricettive ad accogliere suspense. Ecco quindi altri fantasmi che compaiono alla Vigilia di Natale, nel libro Storie di Fantasmi per il dopocena (1891), di Jerome K. Jerome, autore ironico, raffinato di opere memorabili come Tre uomini in barca (per non parlar del cane). Non è contemporaneo ma lo sono i suoi divertenti e inquieti fantasmi, lo è ancora la sua abilità di far ridere con humour ricercato e tagliente, che contraddistingue la sua pregevole produzione letteraria.
Nel libro troviamo alcuni gentleman riuniti davanti al camino per raccontarsi storie, come quella di Johnson che si dispera per la perduta amata Emily, che cerca e non ritrova. Il fantasma dell’avaro mugnaio che induce a ridurre in macerie la casa di Joe, e così il fantasma si fa beffe di chi è ancora in vita. Ogni fantasma rivela che a trattenerlo è l’irrisolto, qualcosa che non riesce a lasciarlo andare. L’autore deride le vane fissazioni che impediscono ai fantasmi di trovare pace ma prende in giro anche gli altri personaggi. Si sogghigna dei difetti umani, lo spettro non spaventa e la storia è divertente per lettori di ogni età.
La casa dei fantasmi (2013) di John Boyne si rivolge al lettore adolescente. È un libro che rientra nell’accezione classica del genere gotico. L’ambientazione è inquietante e cupa, la trama è infestata da un oscuro mistero. È dichiaratamente connesso a Dickens, tanto che questi compare nella storia in una lettura pubblica, evento che la protagonista considera la causa del raffreddamento che portò alla morte il padre. Boyne rispecchia le atmosfere vittoriane, ma si avverte anche l’influenza di altri autori tra cui i maestri del gothic romance.
È l’anno 1867, Eliza, una giovane ragazza da poco divenuta orfana, non può più permettersi l’affitto e risponde a un annuncio per fare la governante di due bambini nella magione di Gaudlin Hall. Nell’enorme casa pare ci siano soltanto loro: Isabella ed Eustace. Ma sono i fantasmi a farsi sentire, più degli umani e la trama si infittisce con scoperte e colpi di scena sempre più inquietanti. La minaccia c’è e pure la paura. Eliza però è una donna risoluta che individua in se stessa un insospettabile coraggio e la storia di fantasmi procede fino all’epilogo mantenendo un buon equilibrio tra luci e ombre, bene e male, paura e coraggio.
A volte lo spettro si palesa nella forma classica, come il fantasma di uno scheletro dimenticato e ritrovato.
In Anya e il suo fantasma (2012), di Vera Brosgol, il fantasma di una ragazzina morta quasi un secolo prima, Emily, cerca un contatto di amicizia. La protagonista, Anya, figlia di immigrati, non ha molti amici, e il loro è un bizzarro incontro. Emily è uno spettro a tutti gli effetti, ma non incute vero terrore. Interferisce con la realtà riscoprendo una sorta di vita effimera e salva Anya da una brutta esperienza. La storia è brillante nonostante l’alone di tenebra che appartiene a uno spettro. È un fumetto dai colori freddi ma che entra subito in sintonia con lettori preadolescenti.
La graphic novel Fantasmi (2016), di Raina Telgemeier, autrice di Smile e vincitrice di tre Eisner Award, è stata appena pubblicata in Italia: la abbiamo lanciata con una intervista sulle nostre pagine.
La storia affronta varie paure, alcune fantasiose, ma altre reali, come la malattia della sorellina di Cat, Maya, e le difficoltà di adattarsi a un trasferimento a Bahía de la Luna, in California, non gradito. Qui si festeggia il Día de los Muertos, in cui gli abitanti dedicano una vera festa agli antenati scomparsi, e tutti partecipano allegramente. Queste nuove abitudini non piacciono a Cat, non ha ancora amici, non voleva cambiare città e soprattutto perché la malattia e la morte per lei non sono argomenti su cui scherzare. Maya invece non vede l’ora di incontrare i fantasmi, e nuove amicizie nascono insieme alle situazioni spettrali, tra commozione e divertimento. L’amicizia, il coraggio, la responsabilità sono i temi importanti, come la generosità e l’affetto incondizionato, tanti ingredienti per crescere.
Per scacciare la paura dei fantasmi esiste quasi un “sottogenere”: quello dei Ghostbusters, citazione dal film di Ivan Reitman del 1984 che citava a sua volta il cortometraggio Disney Topolino e i fantasmi, del 1937. La migliore difesa contro la paura, è quella di trasformarsi da preda in cacciatore. Il Teschio Parlante (2014), di Jonathan Stroud, propone la già nota squadra Lockwood & Co., dell’omonima serie di avventure, e l’altra squadra di ghostbusters della città, l’antagonista Fittes. I protagonisti sono alle prese con un’inspiegabile invasione di spettri che sono usciti dai silenziosi sepolcri e vaga per tutta Londra. Gli adulti non riescono a percepirli, solo i più giovani li avvertono nitidamente. L’ambientazione fonde perfettamente il fantastico con il quotidiano, un po’ come per i babbani di Harry Potter, che sono ignari dell’esistenza di un magico mondo parallelo. Tra gli ingredienti prettamente gotici, di genere classico, ci sono le invenzioni di stratagemmi anti-spettro, e altre curiose trovate che contrastano queste apparizioni di ectoplasmi sgraditi. Ci sono aspetti comici che sdrammatizzano e vivacizzano il tenebroso caso da risolvere. I fantasmi sono minacciosi ma la comicità sgretola la paura e questo espediente è stato ben trasposto anche nell’incantesimo Riddikulus di Harry Potter contro i “mollicci”, quegli spettri che prendono la forma delle proprie paure. Nel caso di Potter, un molliccio si trasformò in un Mangiamorte, la forma più terrificante di fantasma. Quello riprodotto cinematograficamente ha proprio l’aspetto di un terrificante spettro. Brivido assicurato. E l’incantesimo “ridicolizzante” non è così facile da eseguire.
Altri “acchiappamostri” sono Nelly Rapp e l’accademia antimostri di Martin Widmark, gli Investigamostri di Mostri & Mostri di Francesca Ruggiu Traversi e Ivan Bigarella, e la Squadra Cacciafantasmi di Cornelia Funke, Tom e Edvige, amica della nonna. Merita una menzione anche la ricchissima produzione americana di Scooby-Doo. Nato nel 1969, da Hanna-Barbera Production Inc., adottato poi da Cartoon Network Studios, continua a divertire milioni di bambini che, in quei racconti di mistero, trovavano sempre una “spiegazione logica”: spesso dietro alle apparizioni di fantasmi si cela qualche truffa. La comicità dei personaggi goffi, Shaggy e Scooby, sdrammatizza puntualmente ogni momento che dovrebbe trasmettere paura. In America, l’autore James Gelsey ha pubblicato vari libri sulle avventure di questo gruppo di investigatori del mistero. In Italia la pubblicazione delle storie di Scooby continua con i libri che Cristina Brambilla, traduttrice dei libri della serie, scrive e sono illustrati da Giuseppe Ferrario, Christian Cornia e Luca Bertelè.
Scooby-Doo, diventato personaggio di successo, ha avuto il merito di traghettare le storie di fantasmi verso un pubblico più giovane: compito in realtà condiviso con un altro personaggio, Casper, il fantasmino buffo e tenero creato nei primi anni quaranta da Seymour Reit e Joe Oriolo; è grazie a loro che oggi non ci stupiamo di avere fantasmi anche nelle storie rivolte alle fasce di età più basse.
Un vero e proprio Manuale antifantasmi (2008), è quello di Catherine Leblanc, illustrato da Roland Garrigue, e mostra vari tipi di fantasmi, tutti divertenti. La paura è ridicolizzata. L’immagine qui sotto mostra come sia più spaventoso il bambino rispetto ai rumorosi fantasmi!
Abbiamo detto che ad alcuni bambini piacciono particolarmente le storie di paura, ci fanno i conti particolarmente la sera, prima di addormentarsi. La penombra e “il distacco” inquietano. Poter ascoltare la voce di un familiare che legge una storia di paura, arma di coraggio, e addormentarsi con il sorriso scaccia i temuti incubi.
Le mie piccole paure, di Jo Witek e Christine Roossey, è un albo che sorprende pagina dopo pagina. Quello che appare pauroso in realtà è solo stravolto dalla fervida immaginazione, la “paura” scompare girando la pagina: “Piccole paure che pizzicano, grandi paure che azzannano, nere, blu, striscianti, pietrificanti, spuntano senza pietà e fanno a gara a chi mi acchiapperà”. Il mostro è presto svelato in modo simpatico, la copertina stessa è un grande fantasma che troneggia con sguardo truce sulla bambina, la sovrasta, ma svanisce subito anche lui, basta aprire il libro.
In una notte nera, di Dorothée de Monfreid, il protagonista è un bambino spaventato che affronta delle paure rappresentate da animali pericolosi che bivaccano davanti a un falò, in un oscuro bosco, per farsi coraggio cerca l’aiuto di un coniglio e insieme si trasformano in un mostro a metà tra un fantasma e un diavolo. Il bambino e il coniglio spaventeranno le paure-animali feroci. Il paradosso e l’ironia restano le armi vincenti.
Quando avevo paura, di Mireille d’Allancé, è il libro della rivincita. Le illustrazioni rendono vivide le sensazioni alterate che pervadono il bambino in preda alla paura degli spettri, prima di andare a letto. Una paura che stagna e intrappola come una palude, il bambino rischia di affondare nelle angosce limacciose e tentacolari. La soluzione si trova, con un pizzico di coraggio per raggiungerla. Come una formula magica, l’orsacchiotto farà in modo di proteggere il bambino nel sonno, annientando ogni tipo di paura. Le tende che si animano e i mobili spettrali svaniscono proprio nel buio degli occhi chiusi.
Ma tutte queste paure scacciate, che fine fanno? Vediamo la storia dalla parte del fantasma, con il paradosso e l’ironia.
Il fantasmino che voleva essere visto, di Bénédicte Guettier, mostra il fantasma con una lacrima, è molto triste, piange proprio perché è invisibile, nessuno quindi bada a lui, nemmeno quando cerca di palesarsi con un lenzuolo.
Il piccolo lettore prova empatia per il fantasma, che è così diverso dagli altri che decide di isolarsi in un castello disabitato e proprio lì incontra i suoi simili. Come un brutto anatroccolo, trova affetto e accoglienza. Un’altra paura che se ne va, torna nel suo mondo.
Anche in Voglio entrare in una storia di paura, di Sean Taylor e Jean Jullien, la storia è vista dalla prospettiva del mostro.
Il protagonista vuole entrare in una storia spaventosa, anche se lo avvertono che potrebbe spaventarsi. Lui non demorde, punta i piedi. Durante questa perlustrazione del mondo oscuro, si impaurisce, allora si spiega meglio: è lui che deve far paura agli altri e non il contrario. A questo punto tutto è chiaro e si ribalta la situazione, tra sorrisi complici e presenze che strizzano l’occhio al simpatico mostro.
Stiamo per terminare la nostra passeggiata spettrale per tornare alla ghost story classica, che di paura parla e di quella vuol far avvertire qualche brivido autentico. Neil Gaiman, di cui ho già parlato qui, è l’autore di Il cimitero senza lapidi e altre storie nere, o Il figlio del cimitero. Queste storie riguardano le apparizioni spettrali, non troppo spaventose perché Gaiman le propone come “normali”. Il protagonista del primo racconto, Bod, da Nobody, conduce il lettore tra le lapidi in cui vive, in modo accidentale fa la conoscenza del fantasma di una giovane strega, temuta da molti altri fantasmi che popolano quel cimitero, ma non da lui. I fantasmi del cimitero di Gaiman inquietano poco e strappano sorrisi, alcuni sono addirittura dei materni ectoplasmi. Un uso dell’ironia che lo associa al regista Tim Burton, maestro di film gotici e beffardi, come il divertente e lugubre La sposa cadavere, con cui vinse nel 2005 l’Oscar per il miglior film d’animazione.
Così come ho evocato (è il verbo giusto) Gaiman per Il figlio del cimitero e non per Coraline (per esempio), ricorderò Burton per uno dei suoi primi film, leggero e a metà tra il comico e l’orrido: Beetlejuice – Spiritello porcello, del 1988. Le atmosfere sono grottesche, i due fantasmi che si ribellano all’invasione dei nuovi inquilini sono comici e il loro “complice” disgustoso, Beetlejuice appunto, è a metà tra il comico e l’orrido. In ogni caso si ride, l’ironia è ben dosata e non a caso questo film è stato premito dall’AFI’s 100 Years… 100 Laughs nell’elenco delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.
Rimangono fuori, ma è inevitabile, tanti altri fantasmi: quelli dei maestri del brivido cui accennavo, e di altri film e racconti di ogni epoca. Nella letteratura per ragazzi non c’è molto spazio per le eredità mancate, per le vendette e per le maledizioni: i fantasmi sembrano rappresentare piuttosto l’incontro con la memoria, la sfida della solitudine, il segno del diverso.
Bibliografia
Il fantasma di Canterville, di Oscar Wilde, tradotto da G.Sammito, ill. da Inga Moore, Einaudi ragazzi, 2015
Canto di Natale, di Charles Dickens, P. J. Lynch, Rizzoli, 2013
Canto di Natale, Topolino, Disney, fumetto di Sisti e Marini.
Storie di Fantasmi per il dopocena, di Jerome K. Jerome, ill. Umberto Mischi, Biancoenero Edizioni, 2016
La casa dei fantasmi, John Boyne, Rizzoli, 2015
Anya e il suo fantasma, di Vera Brosgol, Bao Publishing, 2011
Fantasmi, di Raina Telgemeier, Il Castoro, 2017
Il Teschio Parlante, di Jonathan Stroud, Salani, 2016
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, di J. K. Rowling, Salani, 2000
Nelly Rapp e l’accademia antimostri, di Martin Widmark, Sonda editore, 2012
Mostri & Mostri di Francesca Ruggiu Traversi e Ivan Bigarella, E.Elle, 2014
Squadra Cacciafantasmi e la pista di ghiaccio di Cornelia Funke, Beisler, 2015
Halloween…. Arrivano i mostri! di Scooby Doo, Piemme, 2017
Manuale antifantasmi di Catherine Leblanc e illustrati da Roland Garrigue, Lapis, 2013
Le mie piccole paure, Jo Witek, Christine Roossey, Gallucci, 2017
In una notte nera, Dorothée de Monfreid, Babalibri, 2008
Quando avevo paura, Mireille d’Allancé, Babalibri, 2008
Il fantasmino che voleva essere visto, di Bénédicte Guettier, Edizioni Clichy, 2015
Voglio entrare in una storia di paura, Sean Taylor, Jean Jullien, edizioni Lapis, 2017
Il cimitero senza lapidi e altre storie nere, di Neil Gaiman, Mondadori, 2009
Il figlio del cimitero, di Neil Gaiman, Mondadori, 2010
Film:
Il fantasma di Canterville, telefilm, 1974
A Christmas Carol, di Robert Zemeckis con Jim Carrey, 2009
Canto di Natale di Topolino, film di animazione con Topolino, Disney, 1983
Ghostbusters, di Ivan Reitman, 1984, di cui esiste un seguito del 1989 e uno spin off del 2016
Topolino e i fantasmi, cortometraggio Disney, 1937
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, film di Alfonso Cuarón, 2004
Scooby-Doo, di Hanna-Barbera Production Inc., del 1969 con innumerevoli seguiti di serie televisive e film, il primo con attori veri è quello di Raja Gosnell, del 2002, mentre l’ultimo è Scooby-Doo – La maledizione del mostro del lago diretto da Brian Levant del 2010.
Casper, di Brad Silberling,1995
La sposa cadavere, di Tim Burton, 2005
Beetlejuice – Spiritello porcello, di Tim Burton, del 1988