“Quanto sono privilegiati, gli insegnanti. Due mesi di vacanze estive, più Natale e Pasqua!”
Mi hanno sempre fatto un po’ sorridere, bonariamente, i colleghi che si infastidiscono per questa considerazione diffusa, perché certamente poter godere per tutta la vita, da studente prima e da insegnante poi, di un periodo così lungo da dedicare alla famiglia, agli affetti, ai viaggi, è un privilegio.
Ma un insegnante che ama il proprio mestiere si sveste dei suoi panni nei mesi estivi? Oppure riconduce ogni spunto, ogni stimolo, ogni suggestione al momento in cui potrà condividerlo con i suoi studenti? Quando ha classi in continuità, non trascorre giorni interi a riconsiderare il lavoro già svolto e a prevederne la prosecuzione? Quando sa che avrà una nuova classe, non pregusta il primo giorno dell’anno nuovo, immaginandosi continuamente il volto emozionato degli alunni che accompagnerà per tre anni?
Io mentirei sfacciatamente se negassi di essere arrivato stanco alla fine degli esami. Un anno scolastico complicato, gli impegni di qualcunoconcuicorrere, i corsi di formazione e i progetti che seguo hanno determinato una sequenza continua di scadenze ravvicinate che alla lunga mi hanno sfibrato. Ma è stato sufficiente un weekend al mare per realizzare che avrei avuto davanti a me due mesi senza scadenze, in cui poter lavorare a ritmi più distesi, e per farmi ricominciare di slancio.
Come impiegherò il mio tempo quest’estate, al netto di quello trascorso con la mia famiglia e di quello impiegato nelle mie lunghe passeggiate in montagna[1]? Leggerò, studierò e progetterò nuove attività.
La lettura occuperà una parte significativa del mio tempo. D’estate sono capace di leggere quasi un libro al giorno, iniziando la mattina presto, proseguendo nel primo pomeriggio e riprendendo la sera tardi; del resto, anche da ragazzo sono state le mie estati al mare a formarmi maggiormente come lettore di classici. Ovviamente dedicherò attenzione alle novità più interessanti del panorama della letteratura per ragazzi: già in queste prime due settimane di libertà ho letto diversi titoli apprezzabili: penso a L’anno in cui imparai a raccontare storie di Lauren Wolk (Salani), L’alba sarà grandiosa di Anne – Laure Bondoux (San Paolo), Mosquitoland di David Arnold (Rizzoli). La scelta delle letture è in parte legata alla mia curiosità spontanea, in parte condizionata dalle classi future: ad esempio, l’anno prossimo avrò una prima, una classe delicata e stimolante al tempo stesso. È in prima che prende avvio, ovviamente, il laboratorio di lettura, ed è in prima che l’insegnante deve iniziare a costruire la comunità di lettori. Non sto quindi a insistere sull’importanza di ciò che proporrò ai miei nuovi ragazzi nelle prime settimane di scuola, né a sottolineare con troppa enfasi quanto sia fondamentale allestire una biblioteca di classe ricca, variegata e accattivante. La narrativa e gli albi illustrati per la fascia 9-12 saranno dunque una presenza ricorrente nelle mie letture: ho in mente di far trovare ai miei alunni una biblioteca di classe di circa 200 titoli, da presentare gradualmente nei primi due mesi di scuola.
Spesso mi viene chiesto se leggo esclusivamente libri per ragazzi: rispondo di no, anche se è indubbio che per ragioni professionali lo spazio per gli altri titoli sia un po’ angusto. Ecco, l’estate è il momento per recuperare tre o quattro consigli di persone fidate. In questo momento sul mio comodino c’è un romanzo di László Krasznahorkai, Melancolia della resistenza, pubblicato da Bompiani. Inoltre, ogni estate mi riprometto, ma a essere onesto non sempre ci riesco, di leggere un classico che non ho mai letto o di rileggerne uno la cui presenza nella mia memoria sta sbiadendo: questo sarebbe (chissà?) l’anno di Thomas Mann e La montagna incantata.
Nelle ore centrali della mattinata cerco sempre di studiare un po’. Studiare è un’attività imprescindibile per me, mi fa sentire vivo, fa sì che ogni anno io possa presentarmi ai miei studenti motivato e cresciuto professionalmente. Finché avevo la cattedra completa, cioè fino al mio trasferimento nella mia scuola attuale, studiavo soprattutto saggistica storico-sociale: essendo io un italianista, ho sempre considerato la storia e la geografia le discipline in cui avevo bisogno di rinforzare maggiormente la mia preparazione. Dal 2015, però, in considerazione del riconoscimento del mio lavoro sulla lettura, vengo utilizzato nella mia scuola esclusivamente come docente di italiano, ed ecco che i miei studi hanno preso un’altra direzione, orientandosi soprattutto verso didattiche innovative della riflessione sulla lingua e della scrittura.
Nel 2017 sono entrato in contatto con uno straordinario gruppo di docenti di italiano, le Italian Writing Teachers, guidate da Jenny Poletti Riz (scuolaaumentata.it). Ci siamo conosciuti perché abbiamo scoperto di portare avanti un lavoro sulla didattica della lettura incentrato sugli stessi principi. Leggendo i loro contributi, soprattutto nel gruppo Facebook che animano (e che consiglio caldamente a tutti i colleghi) ho scoperto la cornice del Writing Workshop, nato alla Columbia University, che applica anche alla didattica della scrittura alcuni capisaldi – libertà di scelta, autonomia, metacognizione, consulenze con il docente e tra pari – del mio lavoro sulla lettura. In questo gruppo ho trovato poi una straordinaria capacità – mai scontata nella nostra professione, ma drammaticamente necessaria – di condivisione e confronto costruttivo. In breve, ho scoperto una bibliografia sterminata, e quasi interamente in lingua inglese[2]. Gran parte del mio bonus formazione è stato incassato dalla casa editrice Heinemann (www.heinemann.com). Più nel dettaglio, quest’estate sono alle prese con In the middle di Nancie Atwell e con i libri di Jennifer Serravallo.
All’incontro con le IWT devo anche la ripresa di un’idea che avevo in mente da anni: il blog didattico, che documenti il lavoro sulla lettura e la scrittura in classe e che sia altro da qualcunoconcuicorrere: uno spazio mio, laddove qualcunoconcuicorrere è essenzialmente la casa dei ragazzi che lo animano. L’estate scorsa ho acquistato il dominio e scelto il nome: I care, ma poi mi sono un po’ fermato, un po’ per l’accavallarsi degli impegni e un po’ per il mio perfezionismo. Chissà che quest’estate non sia quella giusta.
Ce la farò a mettere in pratica tutto quello che ho scritto? O – più facilmente – a qualche libro e qualche capitolo da studiare preferirò un castello sulla spiaggia in più con Tommaso?
[1]Non si pensi che le camminate in montagna siano totalmente estranee all’ideazione di nuovi progetti: a volte, scherzando, i ragazzi di qualcunoconcuicorrere mi dicono che sono più tranquilli quando sanno che non ho molto tempo per camminare…
[2]L’unico testo in italiano è il manuale di Jenny Poletti Riz, Scrittori si diventa, Erickson 2017.
[…] pensano costantemente alla scuola, anche quando le lezioni sono finite, e mi è capitato di leggere una di queste estati da prof., dedicata alle letture, allo studio e alla programmazione delle attività del prossimo anno […]