Le soglie sono confini. Stabiliscono un dentro e un fuori, un prima e un dopo. Decidere di oltrepassarle, di uscire per entrare in un altro dove, può non essere immediato. Altre volte, invece, tutto accade nel tempo di un semplice battito di ciglia. Mabataki.
Attraverso la particolare arte del ritratto, un sacchetto di parole evocative e del silenzio che necessita all’introspezione meditativa, Komako Sakai (illustratrice a noi nota per i delicati albi dedicati all’infanzia) e Hiroshi Homura, uno dei massimi esponenti del Tanka giapponese contemporaneo (poesia breve dalla quale ha origine l’Haiku) conducono il lettore, piccino così come adulto, su quella soglia. Lo portano lì, a osservare stupito che tra uno stato dell’essere e la sua più naturale trasformazione, nel grande schema delle cose, quel che rimane del tempo è l’istante, un semplice battito di ciglia.
Una bambina sta, con le palpebre abbassate, a osservare una zolletta di zucchero sciogliersi nella tazza bianca di finissima porcellana. Una stato dell’infanzia a cui Komako Sakai ha affezionato il suo pubblico, con quei bambini a occhi chiusi o dalle palpebre abbassate, dalle lunghe ciglia su gote rotonde e bocche pronunciate; dalla postura, quell’infanzia intenta, osservatrice e pensante, che tanto intenerisce.
Treccina o Trecciolina, è questo il vezzoso nomignolo della bambina. È così che la chiamano per quel suo modo di pettinarsi sempre i capelli attorcigliandoli in due trecce, portate davanti e fermate alla base da un laccetto blu oltremare chiaro.
Come tutti i giorni Treccina-chan siede davanti alla sua tazza di tè, come tutti i giorni vi lascia scivolare dentro una zolletta di zucchero – splash – che, come tutti i giorni, si scioglierà, riportando la tranquillità tra quelle acqua dorate. L’orologio, come ogni giorno dalla notte dei tempi e sino all’ultima, dopo l’ultimo tic batterà l’ora che divide la giornata e una farfalla si solleverà, in silenzio, da un fiore, incipriata dal suo polline proprio quando l’occhio del gatto verrà sollecitato dal movimento impercettibile di un topo giallo – ah! – Il suo gioco dimenticato.
Il suono del silenzio. Il battito delle ali di una farfalla. Il suono del tempo. Il rumore sordo, impercettibile all’orecchio abituato, alla mente distratta, il meccanismo che si mette in modo, quel trascinare dell’orologio a cucù l’istante prima di sottolineare il tic che precede lo scoccare delle ore. Il rumore della vita che trascorre.
La vita silenziosa delle cose.
A occhi chiusi una bambina ascolta. A occhi chiusi un’anziana donna, con i capelli attorcigliati in due trecce, portate davanti e fermate alla base da un laccetto blu oltremare chiaro, ascolta.
La vita è trascorsa su quelle guance tonde, la soglia della vecchiaia arrivata in un battito di ciglia.
Il trascinarsi monotono ma inesorabile del tempo, il suo ascolto, la profondità meditativa dell’attesa sono sottolineati dal perfetto ripetersi della stessa illustrazione di due pagine in due pagine, solo nella terza, dopo due pause bianche e quella data dal girar pagina l’illustrazione muta, succede qualcosa, il tempo è trascorso.
Oltre il confine del tempo va’ Komako Sakai così come oltre i confini del mondo.
Da bambina ad anziana, da un tempo di sempre e di un qualsiasi posto, a quello di Delft della metà del 1600, dal Giappone all’Olanda. Dalla poetica silenziosa di Homura alla vita silenziosa delle cose raffigurate nell’opera di Vermeer e dei maestri di Delft, in quell’unità atmosferica data dalla stessa luce, dall’essere in un interno, da quel blu oltremare chiaro del lapislazzuli.
Mabataki è parte di una mostra dal titolo Nihon no ehon – Libri illustrati dal Giappone – organizzata dall’ Ambasciata del Giappone in Italia e da Jbby, presente all’ultima edizione della Bologna Children’s Book Fair.
Una cinquantina di albi illustrati, non solo rivolti all’infanzia, selezionati all’interno della produzione giapponese degli ultimi cinque anni. Selezionati proprio perchè leggibili anche solo attraverso le immagini, andando così oltre i confini di una lingua che sebbene porti in sè il fascino di una illustrazione ne conserva gelosamente il significato se non conosciuta.