Per Peter e Petra del popolo dei Piccoli, l’accoglienza in classe è entusiasta. La maestra e i compagni si adoperano per fare in modo che le loro ore in classe siano piacevoli e a loro misura: dagli attaccapanni per i cappotti, ai banchi della dimensione ideale. Un’unica cosa rimase per Peter e Petra sovradimensionata: la Lavagna.
La copertina di questo albo di Astrid Lindgren e Kristina Digman già lo anticipa: tutto ruota attorno ad essa perché è lo strumento principale di comunicazione: supporto semplice, grande, ben visibile a tutti attraverso il quale fissare parole, concetti, formule matematiche.
Il momento in cui si usa la Lavagna è di grandissima emozione per gli studenti tutti, a maggior ragione per Peter e Petra, minuscoli esserini grandi quanto gessetti; di solito coincide con l’interrogazione. È il momento in cui si è al centro dell’attenzione, in cui, bianco su nero, tutti leggeranno ciò che si scrive.
Passata l’emozione però la Lavagna rimane luogo ambito su cui scrivere. Quando ero ragazzina al Liceo, al mattino facevamo a gara a lasciare messaggi articolati di ribellione per i nostri docenti. E la Lavagna li mostrava impettita. Dietro alla lavagna si finiva in punizione, dietro alla lavagna ci si scambiavano baci fugaci.
Era anche roba da pelle d’oca, la Lavagna, quando qualche dispettoso la graffiava con le unghie.
Sulla lavagna Peter e Petra imparano a scrivere e grazie ad essa potranno mandare lettere minuscole all’amico Gunnar, sempre in attesa di loro notizie, quando dal parco di Vasa si trasferiscono ad Uppsala.
Peter e Petra, Astrid Lindgren, Kristina Digman, Il gioco di leggere 2011