Un libro è un’avventura fantastica e straordinaria.
Un libro è un affascinante labirinto
un bosco incantato e orrorifico
un gioco intricato e mirabile.
Ecco perché è bello progettarli!
Quando svariati anni fa cominciai a fare libri con i bambini e con i ragazzi, non mi soffermai a riflettere sul fatto che tutto quello che facevo, lo aveva già fatto Bruno Munari. In realtà allora io rispondevo alla mia passione per i materiali e per la materia. Solo in seguito, approfondendo la ricerca, conobbi il lavoro di questo poliedrico ed eclettico artista. Quello che mi affascinò di Munari fu il suo considerare il libro come oggetto privilegiato di sperimentazione. Certamente questa attitudine Munari la deve anche alla sua frequentazione con i futuristi, che mi hanno sempre affascinata per quel loro sperimentare la materia, la pagina e lo spazio scenico, rompendo gli schemi e contaminando stili, materie e luoghi.
I futuristi sono tra i primi a “sfondare” la pagina del libro (“…La mia rivoluzione è diretta contro la così detta armonia tipografica della pagina …Con questa rivoluzione tipografica io mi propongo di raddoppiare la forza espressiva delle parole” – Distruzione della sintassi. Immaginazione senza fili. Parole in libertà, 11 Maggio 1913) a considerare la parola come segno grafico e pittorico, a sperimentare la materia.
Mi piace ricordare la poesia di Guillaume Apollinaire (Roma 1880-Parigi 1918) Il pleut (in Calligrammes 1912-1918), che spesso faccio vedere ai bambini, perché immediatamente comprensibile come esempio di poesia visuale o poesia concreta.
Per dovere di cronaca e per amore, però, devo ricordare che il primo a introdurre l’elemento visuale nella poesia e scardinare la rigidità del verso è Stéphane Mallarmé (Parigi 1942- Valvins 1898) alla fine dell’Ottocento con Coup de Dés (1897). Tuttavia la grande rivoluzione delle avanguardie del Novecento, e del Futurismo in particolare, è stata la sperimentazione dei materiali e lo scardinamento dell’arte intesa tradizionalmente.
Parlando di libri d’artista fatti con materiali sperimentali, non si può non citare il Libro imbullonato di Fortunato Depero (pittore, scenografo, pubblicitario e designer 1892-1960) e Fedele Azari (editore e aviatore 1895-1930) del 1927.
Considerato il primo esempio di libro d’artista, è stampato in formato rettangolare (tipo album) e ha al suo interno sperimentazioni parolibere (sffFFD) realizzate con inchiostri di differenti colori, tavole ripiegate che si aprono, carte di diversi colori e grammatura, giochi tipografici. Il tutto rilegato con due grossi bulloni che subito rimandano alla fascinazione futurista per le macchine.
Affascinante il progetto, sempre di Depero, del primo libro parolibero sonoro (dopo il 1930). Mai realizzato, doveva raccontare l’esperienza newyorchese dell’artista. Molte le innovazioni: pagine-disco, utilizzo di vari tipi di carta (diverse per colore, grana e spessore) inchiostri colorati, pagine di cellophane con scritte che creino diversi livelli di scrittura, con trasparenze e sovraimpressioni.
La sperimentazione di materiali porta a produrre nel 1933 le Litolatte (libri con le pagine in latta) di cui la più famosa è senza dubbio L’anguria Lirica con testi di Tullio d’Albisola e illustrazioni di Bruno Munari.
La pagine sono di latta con stampati disegni e parole in litografia come sulle scatole di biscotti (infatti la realizzazione è affidata a Vincenzo Nosenzo che ha appunto una fabbrica di scatole e pannelli di latta) e girano su di un tamburo.
Il libro si è affrancato dalla carta e con i futuristi diventa, diremo noi oggi, multimediale. A Marinetti sarebbe piaciuto l’e-book con possibilità di affiancare musica e suoni o rumori (peccato per gli odori!).
Quello che mi interessa particolarmente della ricerca futurista è il libro che diventa luogo di ricerca, materia di sperimentazione e che comunica in quanto oggetto, a li là di che cosa ci sia scritto sopra.
E qui torniamo a Bruno Munari.
Per Munari il libro è un oggetto comunicante in sé e non solo come supporto alla letteratura. Attraverso la carta (grammatura, grana, colore), la rilegatura, le forature, l’utilizzo di inserti di materiali differenti, le opacità, le trasparenze, le pieghe, la forma, l’oggetto libro comunica un suo linguaggio specifico che racconta ed emoziona attraverso la materia.
Il libro d’arte comunica sé stesso, diceva Munari; decreterà così la fine del ruolo meramente informativo del libro, fino ad arrivare a eliminare la sua peculiare caratteristica ovvero la leggibilità
Questo il punto da cui sono partita e il nucleo della mia sperimentazione e ricerca con i bambini e i ragazzi: il libro che comunica sé stesso. Il libro che mi permette di giocare con la carta, le carte le pieghe, i colori, la materia, gli odori e così facendo apre il canale delle emozioni e degli stati d’animo.
Il libro d’artista fatto a mano dal bambino e/o dal ragazzo permette a quest’ultimo di far fluire le storie, le emozioni e gli stati d’animo, affrancandolo dal dover trovare le parole e dalla paura di non saper dire o non saper scrivere o di non essere bravo/a .
Il libro d’artista fatto a mano dal ragazzo è esperienza giocosa, tattile e odorosa; è costruzione, è progettazione “libera” (dove “libera” vuol dire libera dal dover produrre per qualcuno – gli adulti – ma non senza regole), è utilizzo della materia e sua (ri)scoperta.
Prima di parlar dei libri fatti da e con i ragazzi vorrei soffermarmi a parlare di carta, anzi delle carte.
Non ho intenzione di parlare della storia della carta. Né ho intenzione di parlare delle innumerevoli forme d’arte e di artigianato che ruotano intorno alla carta: origami, découpage, cartapesta, collage, ma anche gioielli e abiti, sculture e quadri.
Mi interessa invece parlare dei molti tipi di carta che si possono usare per fare libri d’artista con i ragazzi:
Carta extra strong, carta velina, carta vetrata, carta da lucido, carta paglia, carta da giornale, carta riso, carta stoffa, cartoncino, cartone, cartone ondulato, carta da pacchi, carta da regalo, fatta a mano, carta da cucina e carta igienica.
I tipi di carta sono tantissimi e continuo a scoprirne ogni giorno.
Spesso con i ragazzi la carta la facciamo
Oppure la decoriamo noi con varie tecniche: carte temperate (usando le tempere sfumando e agendo con oggetti tipo spugne o punteruoli), carte marmorizzate, carte decorate con multi bolle
È importante che, dopo una chiacchierata con i ragazzi su che tipi di carta esistano o conoscano, possano sperimentare i vari tipi di carta in un momento giocoso e libero; e pazienza se si tirano, srotolandola, la carta igienica, poi gliela farete raccogliere!
I LIBRI ODOROSI
Questo tipo di libro lo realizzo anche con i bambini dai 4 anni. Prima a parer mio non ha molto senso. So bene che nei nidi i bambini fanno esperienze tattili e odorose, ma io credo che l’esperienza del libro d’artista sia possibile quando il bambino è in grado di capire e accogliere il concetto di regola complessa.
Munari diceva sempre che l’assenza di regole all’intero dell’atto creativo è un controsenso. La regola dà il limite ma permette di far scaturire idee, indurre alla creatività (un po’ come scrivere un racconto senza usare una determinata lettera dell’alfabeto, giochino fatto spesso dai dadaisti!).
Il bambino deve decidere come usare il materiale che gli viene consegnato. Deve decidere se il suo libro ha un “davanti” e un “dietro” e/o un “su” e un “giù”. Può decidere di non decidere, ma ne deve essere consapevole, diversamente è un ”semplice” assemblaggio di materiali, che ha un suo valore ma non è quello di cui stiamo parlando.
Cosa serve
Per questo tipo di libri uso una base uguale per tutti (soprattutto per i bambini della scuola dell’infanzia) che è una striscia di carta grammatura 200 piegata a leporello di cm 90×60. I bambini sceglieranno come usarla purché decidano qual è la copertina che va lasciata inizialmente vuota.
Vengono messe a disposizione spezie (cannella, noce moscata, curcuma, zenzero, anice stellato…) e erbe aromatiche secche e fresche (basilico, origano, finocchio, menta, prezzemolo, alloro…).
Colla (io uso quella stick)
Noccioli di albicocca, pesca, nespola, pezzetti di legno, radici, grosse foglie secche
Carta paglia
Spago o rafia (cercate, per quanto è possibile di usare spago o rafia naturali e non sintetici, l’odore e la consistenza sono diversi)
Assemblando odori, colori e consistenze il bambino crea il suo libro odoroso che sarà fatto anche di volumi e fori.
La copertina (che viene fatta sempre alla fine) sarà un assemblaggio di carta, foglie e noccioli. Per attaccare i noccioli o i pezzetti di legno consiglio la colla a caldo che faccio usare autonomamente dai 9 anni. La rilegatura non è necessaria.
I libri odorosi sono un’esperienza molto coinvolgente e rasserenante perché la stanza (vale la pena farli al chiuso) è pervasa da profumi dolci, pungenti e “pizzicosi” (a me lo zenzero fa starnutire!), ma anche allegra e creativa. Molte spezie hanno una consistenza di terra e tingono (la curcuma, per esempio) e spingono i ragazzi a creare forme e geometrie molto interessanti.
Non sottovalutate questa esperienza relegandola ad attività per piccoli. Riconsegniamo l’esperienza tattile/giocosa/creativa ai ragazzi, sganciandola dalla didattica.
Il segno grafico non è contemplato, io non lo impedisco (comunque è vietato l’uso di matite, penne, pennarelli). Qualche bambino scrive con le spezie (Marinetti le avrebbe chiamate parolibere?)
LIBRI “ILLEGGIBILI”
Fra tutti i libri d’artista fatti a mano dai bambini e ragazzi questi sono quelli che più amo e quelli che mi hanno spinta a riprendere la mia attività di studiosa.
Il libro illeggibile dà la possibilità al ragazzo di sperimentare i vari materiali con l’unico “patto” di farne un libro. Formato e rilegatura li può inventare. Ovviamente in questo caso ci si rivolge a ragazzi sopra i nove anni.
Per fare le pagine potete usare carta (vedi sopra la lista delle possibili carte), oppure altri materiali: spugna, legno, fogli di alluminio, gommapiuma, multibolle, pezzi di camera d’aria e tutto quello che vi viene in mente purché teniate conto che deve essere rilegato.
Le possibilità della carta sono molte: piegare, bucare, strappare, accartocciare, fustellare, sovrapporre.
Ogni materiale ha la sua peculiarità. È la materia che detta legge. E questo è un grande insegnamento di umiltà, per noi Uomini del XXI secolo che crediamo di piegare la Realtà al nostro volere. Il legno ha una sua morbidezza, ma si deforma con l’umidità; la spugna assorbe odori e liquidi, oltre ad essere facilmente deperibile, ma la puoi tagliare e così via…
All’inizio i ragazzi mi guardano e credono che voglia fargli fare un lavoro “da piccoli” allora io tiro fuori i libri che ho fatto e foto di quelli famosi e si meravigliano a scoprire le tante possibilità della materia.
A volte racconto loro dei libri con le parolibere, per liberarli dal giogo del dover “raccontare storie che abbiano un senso”.
Altre consegno parole e/o lettere in libertà perché possano partire da lì, far fluire le sensazioni e cominciare a strappare le carte.
Mi è capitato spesso che alcuni non sappiano strappare. Tirano, accartocciano e ancora tirano (buffo perché così la carta diventa forte come una corda e non si strappa).
In realtà i libri illeggibili che io propongo ai ragazzi sono un misto tra il piegare e bucare munariano e il libro d’artista che vede l’utilizzo di molteplici materiali.
LIBRI LEGGERI
Di seguito una sperimentazione/gioco fatto con le prime e le seconde di una scuola primaria romana.
Abbiamo cercato materiali leggeri e carte leggere: carta velina, carta da lucido, cellophan, piume nastri, fili, palline di carta (quelli per le cerbottane, per intendersi), ovatta.
Con l’unica regola di lasciare uno spazio per la rilegatura, siamo partiti. In questo caso infatti non abbiamo usato la base come nei casi sopra, ma abbiamo creato le pagine senza dare regole riguardanti misura o forma.
LIBRI SCATOLA
Questi in realtà questi non sono proprio libri, ma idee e suggestioni nate da letture e soprattutto da immagini.
Si parte da una scatola (da scarpe ma anche più grande) per creare una sorta di teatrino fatto con personaggi e oggetti
Ma anche semplici suggestioni legate a storie o illustrazioni, realizzate con carta, elementi naturali e tutto quello che ci viene in mente.
Si parla molto di libro d’artista e molti sono i laboratori nelle scuole, eppure io ho la sensazione che si continui a farli soprattutto con i piccolissimi, con l’errata convinzione che tutto ciò che è manuale o attività creativa sia da relegarsi nella prima parte dell’infanzia. So benissimo che non è per tutti così. Parlo in percentuale. È un po’ come per la lettura ad alta voce: diffusa al nido e nella scuola dell’infanzia, non sempre alla primaria, scompare quasi totalmente alla secondaria di primo grado, per non parlare della secondaria di secondo grado!
Io credo invece che il costruire libri, progettarli, giocare con i materiali, con i colori, con le parole, dare spazio alle emozione e alle storie attraverso il costruire un libro sia un modo per fomentare l’amore per il libro e la lettura. Il libro diventa qualcosa di esperito e conosciuto. Toccato, odorato, gustato, progettato. Mi appartiene.
Ecco perché ho nel cuore un progetto che parte da due libri di Bruno Munari:
Questo libro gioca su di un elemento fondamentalmente visivo al quale i nostri bambini sono abituati. Toc toc e si apre una porta e appare il personaggio che c’è dietro.
Vorrei proporre questa formula ai ragazzi. Costruire un libro di porte (non solo con la carta) e soprattutto di cose dietro le porte: aspettative, sogni, speranze obbiettivi (vietato scrivere, of course!)
Il secondo libro che ho nel cuore è Tanta gente (prima edizione Danese 1983; oggi Corraini).
Il libro si presenta come un menabò da completare. Munari ci dà delle situazioni e degli spunti. Tanti i tipi diversi di carte e l’uso delle trasparenze che permette di inserire situazioni e personaggi (un po’ come in La nebbia di Milano). La cosa interessante è che ovviamente non è rilegato e quindi il lettore (scrittore, inventore di storie, giocatore) può spostare le pagine.
Mi piacerebbe realizzare con i ragazzi un libro del genere. Ognuno il proprio con storie e proposte di situazioni (la parola scritta è permessa, ma con parsimonia) per poi giocarle tutti insieme.